in Poesie (Poesie d'Autore)
Dopo la nebbia
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
Composta venerdì 18 ottobre 2013
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
Preferivo morire sai...
Non senti dolore quando la pelle
si scarta da sola e le vene
si aprono come vento a Dicembre.
Il dolore non lo senti quando
il cuore sparisce dal ventre e la voglia
di morire divora gli occhi, le palpebre
si squartano come gigli a Novembre
e la voce non la si sente più,
è solo un ricordo lontano.
Non senti dolore quando la lama
del pugnale preme sulla pelle
e un sorriso accarezza il sangue.
Non è dolore lo scegliere di morire
ridendo, bestemmiando Dio a bassa voce
con la paura di piangere e non portarsi
con se le mille lacrime di catrame.
Quando decidi di morire non senti
dolore masticando la lama fredda
del pugnale tenuto stretto fra i denti,
la lingua porta i segni della sconfitta,
il palato si lacera e non fa male.
Il corpo che balbetta nel pianto
di una carezza mutilata fa ridere.
Si ha bisogno di tutto,
si ha bisogno di morire per vivere.
Quando si decide di togliersi la vita
il dolore non esiste,
l'amore non esiste e il corpo
è solo un ostacolo da abbattere.
Ci si ammazza anche l'angelo più bello,
lo troverò a terra accanto al mio
spoglio ricordo di vita come uno scheletro
senza ossa, sconfitto dal dolore,
sconfitto da tutto semplicemente
perché aveva bisogno di tutto.
Parole impazzite
e rime infinite,
lettere,
vocali e consonanti
che messe insieme formano frasi,
emozioni di vita che
dettati dal cuore
volano libere
come ali di carta,
Scopro sentieri mai vissuti,
parlo di te,
e scrivo di te
tra tempo che passa
e pagine ingiallite.
Non son là
che nei freddi mattini
tra i silenzi smorzati dal vento
quando sembran al chiarore di brine
ormai nuove alla notte solenne.
Non son là
che nei geli e nevischi
tra le luci sommerse dal manto
dei più fitti misteri e dei rischi
per assumerne il prezzo e mai il vanto.
Non son là
che nei volti sicuri
tra i dolori sofferti del parto
nelle immense fatiche e sudori
di chi serve dal basso il più Alto (Dio).
Non son là
che nei corpi senili
tra gli acciacchi causati dal tempo
o nel pianto di tutti i bambini
che al sorriso si alterna in un lampo.
Non son là
che nei loculi oscuri
tra le effigie sacrali del tempio
sugli altari di eroi e caduti
non restie a mostrarne l'esempio.
Non son là
ma son là con la mente
quando uomini donne e bambini
lascian loro per luoghi e destini
per chissà, per chissà, per chissà!
Disgusto mi dai
Aspide vermiglio,
Fermati e muori
In quella sporca prigione
Che odora di fumo e liquore
Non dimenarti più
Cercando di sputar rancore.
Raggrinzito e livido
Prova a gustar
Il sapore del miele
Non solo fiele
Deve esser tuo vitto,
Della crudeltà dei tuoi pensieri,
Io voglio fuggire.
Fiori d'arancio bugiardo il paese in un mese triste da ricordare.
Serata disperata messa a nudo da una sposa nella rosa di fuoco.
Il genero rigenero al cuore dello sposo.
A cucinare la frittata con la cipolla d'insalata.
Nuda è la sposa-nuda la rosa di cicatrice si sposa.
Tu sei tutto per me. Punto!
Sei perfetta, non fai una Virgola,
rappresenti il Periodo più bello della mia vita
un Legamento saldo, il Ritmo giusto,
il Passato, il Presente, il Futuro,
sei l'Espressione del mio Essere e Avere,
l'Aggettivo più dolce che io conosca,
lo Stile più raffinato che esista,
il Soggetto più interessante
che mi sia capitato nella vita,
non esistono Similitudini
la tua bellezza è solo un Complemento,
non è Singolare ch'io sia innamorato di te.
È per questo che con sincerità ti dico:
"Sei il mio Verbo".
E cammino e ricammino sull'asfalto
Le mie mani nella rete a fissare la villetta abbandonata
Il cancello era aperto era casa mia
C'è un terzo piano con le scale
Fuori c'era la festa ieri ci sono stata
Ora solo un tubo verde attorcigliato sporco
Le piante ancora in fiore
la luce accesa... c'erano i fantasmi ed io li vedevo
Avevo come la sensazione di non avere i miei occhi
Ma quelli di mia madre
C'era una anziana signora in buona salute che mi aspettava
Mi guardava commossa
Io meravigliata
Occhi così belli di storia
Solo nelle sue pupille potevo leggerla
Di come abbandonata fu la città
Tra le rovine e la gente con torce e forconi
E noi due unici al mondo
Ritrovati per caso mentre me ne andavo via
Rimasta per amore vicino a lei
A partire nel risveglio in mezzo al mio letto
Mentre il sole formeggiava la luce
Di un gioco di illusioni a terra e sugli armadi
Ancora qui nel presente di uno sguardo alla finestra
Le lacrime scendevano per la gioia e per commozione
Un ricordo mi entra toccandomi ancora adesso
Mentre lo racconto ai cuori dei miei cuori
Ciò che in un'altra dimensione accadde
Quando nessuno fu sopravvissuto
Ad eccezione di due anime gemelle
Vissute ancora dentro, dopo nove mesi di villeggiatura.
Una rosa in una sposa di carezza a decifrare l'amore nelle parole illimitate.
A suonar la campana l'aver Maria piena di grazie.
Dritta viene e dritta rimanda dalla natura all'assenza.
A desiderar lei è il fuoco verbalmente modificato.
Nulla in tua presenza e possibile di sapere ne di sperare.
Con un fiore
leggero passando
si incanta una sedia,
la mente,
la mente quieta.