in Poesie (Poesie d'Autore)
Ci sono abissi in cui
la maggior parte
degli esseri umani
non osa scendere.
Sono gli inferni
della nostra vita istintiva,
il viaggio nei nostri incubi
necessario
per rinascere.
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Ci sono abissi in cui
la maggior parte
degli esseri umani
non osa scendere.
Sono gli inferni
della nostra vita istintiva,
il viaggio nei nostri incubi
necessario
per rinascere.
Parlami, parlami adesso
che io ti sento che non sei più lo stesso
che me ne frega di esserti amica? Una tua amica!
mi sembra assurdo solo a pensarci... cosa che vuoi che dica?
Guardaci, guardaci adesso
non c'è più un gesto non c'è compromesso!
e lo capisco dal tono diverso di voce
con cui mi dici: stasera ho da fare... non mi aspettare!
La musica, quando
voci lievi svaniscono, vibra nella memoria.
I profumi, quando
le dolci viole appassiscono,
vivono dentro i sensi che ridestano.
Quando la rosa è morta, i petali di rosa
sono raccolti sul letto dell'amata;
quando te ne sarai andata,
con il pensiero di te anche l'Amore
si addormenterà.
Temo i tuoi baci fanciulla gentile,
ma tu non hai motivo di temere i miei;
troppo profondamente il mio spirito è oppresso
perché io possa opprimere anche il tuo.
Temo il tuo viso e la tua voce e i gesti, ma tu
non hai motivo di temere i miei;
la devozione del cuore con la quale adoro
il tuo cuore, sii certa, è innocente.
E come una dama morente che pallida
e smunta ravvolta in un velo
diafano esce vacillando
dalla sua camera, ed è insensato
incerto vaneggiare della mente
smarrita che la guida, la luna
sorse nel tenebroso oriente, una massa
deforme che sbiancheggia.
Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
Togli quella maschera di tristezza
che t'adombra il viso,
buttala via.
Le rondini sono tornate a volare,
le campane a suonare.
Il sole fa capolino tra nuvole bizzarre,
una piccola lacrima scende
a bagnarti le labbra.
Non piangere, la nostra è stata
una lunga storia d'amore.
Le mie parole sono chiuse dentro
uno scrigno d'argento, sepolte
sotto un cumulo di terra.
A parlarti sarà la mia anima...
ad accarezzarti il mio respiro...
a baciarti il tiepido alitare di vento.
Non andare via senza aver lasciato
acceso un lume, sai che ho paura
del buio.
Portami con te, lasciami vivere
dentro le pareti del cuore.
Per sempre.
I miei passi hanno lasciato orme
lungo il sentiero bordato di rose...
Il vero amore, non ha interesse
di cosa mangiare, di cosa vivere
il vero amore
ti trascina il sangue nelle vene
il vero amore,
desidera solo affetto
dandone incommensurabilmente...
non ha bisogno di vestiti belli
ne di castelli...
il vero amore
è un cuore che batte in sincronia col tuo
il vero amore,
si adatta a tutto.
soffrendo, patendo... si ama
il vero amore
gioisce di attimi, momenti indescrivibili
questo è il vero amore...
accontentarsi del niente e del tutto.
il vero amore
è un sogno e non lo è.
S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l'alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all'Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an'roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l'albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.
L'ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l'ingenua volontà dell'occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell'udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l'eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d'Amore
ma, come dice l'adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d'Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.