Le tue mani sul suo corpo, con quale coraggio, penserai a me la chiamerai amore per non sbagliare e quante bugie le racconterai, dirgli ti amo come farai. Sono anni ormai che le mie mani sono su di te stampate, anche le mie unghie in fondo penetrate, nessuno sa delle nostre nottate, i tuoi caldi baci, i tuoi lunghi silenzi dopo l'amore... per ore mi tenevi stretta al cuore. Quando mi tempesti di telefonate, quando sei geloso del mio tempo, perché mi vuoi, padrone delle mie giornate, ma spesso non ci sei. Hai scelto senza poter pensare, ora ti aspetterò, guardando quella foglia, avrai tempo fin quando cadrà, finché di te, resiste la mia voglia. Ma quell'albero che ho scelto è sempre verde, non perderà mai le sue foglie, anch'io mi sono illusa di poterti dare un tempo, ma dalla mia finestra le stagioni passano lente, aspettandoti.
Scivola piano, sulle rotaie, hai tempo ancora per stringergli la mano... se ne è andato, con le sue bugie, lasciando qui le mie. Quante storie porta via quel treno, prende velocità e non puoi seguirlo, i ricordi vedo passare e con lo sguardo fisso rimani a pensare, fino a che scompare. Dove và nella sua corsa, porta via un addio, qualche lacrima, un sospiro, qualcuno partirà per sempre, qualcuno tornerà. Hai lasciato qui la tua valigia, un pacco che poi va spedito, per me è stato un invito, ma non voglio forzare quello che non sente più il cuore. Lentamente, finisce qui la nostra storia, come và quel treno, sulle rotaie di una memoria, che diventa un film accelerato, sei partito, e ti ho già scordato.
Per San Valentino festa degli innamorati, mio compleanno, vorrei sedermi su uno scoglio e veder un tuo sorriso baluginare sulle onde che fluiscono armoniose senza sosta verso me. Chiudere gli occhi e sentire urlare l'anima nel mio viaggio verso te. Spunti sirena dalle acque ti dono un dolce bacio. Vorrei essere sorbito come l'amarena intrisa nel liquore del boero di cioccolato fondente sciolto dalle tue labbra calde.
Intorno a una grandezza solitaria non volano gli uccelli, né quei vaghi gli fanno accanto il nido, altro non odi che il silenzio, non vedi altro che l'aria.
Sicuramente, quando mi lascerà, si perderà in un campo di papaveri, tra il grano maturo, il vento lontano la porterà, andrà in cerca di un cuore puro, quello di un bambino con il naso in su che piange per un palloncino. L'ultimo suo desiderio esprimerà, si adagerà sulle onde del mare, prima di salire a te, si farà cullare, Salirà dove dicono è luce, ma prima vorrà dare un ultimo bacio a quelli che mi hanno amato, a quelli che non ho mai dimenticato, e non finirà mai di ringraziare per tutto il donato. Tu, misericordioso, perdona qualche peccato, l'ho fatto perché ho amato, non dovevi farmi desiderare, non dovevi darmi un cuore, perdonami, altro non ho da confessare, la mia anima pura ti riconsegnerò. Mi hai sempre detto: "Ama il tuo prossimo come te stesso" Ed io l'ho fatto.
Aspettavo con ansia la festa del patrono, per seguire la banda, faceva un gran casino. Una banda scalcinata, con qualche nota stonata, per la via di buon mattino, precedeva l'uscita del baldacchino. I bambini, che gran festa, tutti alla finestra, e palloncini, dolci e gente pia, c'era di tutto in mezzo a quella via. Ecco che dalla chiesa esce la Madonna col Bambino, la banda fa un minuto di silenzio, poi la processione inizia ed è di nuovo un gran casino. La banda, le preghiere, le grida dei bambini, qualcuno piange, qualcuno impreca, quanti fiori buttati da ogni finestra, al passaggio della Madonnina. Finita la processione, ognuno piano piano, andava via si sentiva ancora cantar la litania, ma io mi ricordo la banda, ero bambina, quella si, che per me faceva festa.