Perdonami se ti cerco così dentro di te. Perdonami il dolore. È che da te voglio estrarre il tuo migliore tu. Quello che non vedesti e che io vedo, immerso nel tuo profondo, preziosissimo.
Piove, guardo dalla mia finestra, un uccellino infreddolito si posa sul davanzale, ha fame e sta male. Grondano d'acqua monconi d'alberi che il vento ha distrutto, il cielo è chiuso, e lì finisce tutto. Freddo nella mia stanza, danzano i miei pensieri, ombre sul soffitto, colori strani e luci, e mi rimandano indietro in un mondo irreale ancora sento le voci.... Quando ero bambina, avevo paura, tutto quel vento, quell'acqua, un tuono, un lampo che squarciava la sera, sui muri i miei incubi, ancora disegnati. D'un tratto dai vetri brillano lacrime di pioggia, ed un raggio di sole apre tra le nuvole un varco, proprio in questa stanza, piena di ricordi, s'accende di nuovo la speranza, ora sono grande, non ho più paura, i fantasmi del passato mi hanno abbandonato, vorrei venire fuori, ma ancora è tutto bagnato. Quell'uccellino che si era posato con il sole si è asciugato, ha mangiato le mie briciole ed è volato.
Così hai deciso, siamo rimasti amici, e le nostre strade han preso diversa direzione, hai scelto lei senza nessuna spiegazione. Non ho saputo mai perché e per quale ragione ma se di me avrai bisogno, grida forte, fatti sentire, se ancora c'è dentro al tuo cuore tutto quello che per te era amore... fatti vedere. Il tempo mi darà ragione, mi cercherai, ma ti sarò lontana, i tuoi respiri ascolterò, e ti saprò aspettare se ti stancherai. Non mi hai voluto credere, hai voluto provare, sapevi bene che con lei non potevi restare, tu prova a gridare, fatti sentire chi più di me ti può capire. I nostri sogni, dove sono andati a finire, ed ora piangi e non ti fai vedere, ritornerai, farò finta di niente, ti riconoscerò tra tutta la gente, nulla ti chiederò, ma griderò con te ci faremo sentire, perché io sono l'amore.
Era primavera, fiore tra i fiori, al primo chiarore, in mezzo a quel prato fu preso sera. Si sentì lontano l'eco delle bombe, a morire non erano certo pronte. Il cielo di rosso si tinse come il prato, il cielo s'illuminò e non erano stelle, erano fiammelle, le mamme confuse tra i veli ed il fragore, gridavano chiamandole, le copriva il rumore. Nessuno conosceva quei volti, ma si sentiva la voce, in mezzo a quel prato, non c'era stato il tempo di capire, quel fiore ancora in boccio proprio non doveva morire. Rosso, smembrato, corpo senza fiato, le bombe più non brillavano, il cielo si fece scuro, le mamme stringevano i loro figli e piangevano, niente si vedeva sotto quel velo nero.
Averti addosso, come il fruscio del vento che mi sussurra le tue parole celate dai tuoi misteri. Averti addosso, con quei tuoi falsi sorrisi, e le tue carezze che profumano di donna e quella donna non sono io. Averti addosso, con le tue bugie, sempre più meschine di un uomo che dice di amarmi, e lo dice guardando negli occhi la tv. Averti addosso, per saziare il tuo impeto senza più desiderare il tuo corpo, senza più volerti addosso. Averti addosso come una farfalla sotto una pioggia di lacrime che sogna il sole, ma vive la tempesta, che nasce per amare, e dorme per dimenticare. Averti addosso, per provare chiudendo gli occhi a fantasticare, per trovare un giorno il coraggio di ricominciare, per convincermi che esiste ancora un uomo che mi saprebbe amare!
Scrivo. Perché le parole scritte... restano. Perché posso leggere se non dimenticherò... come si fa a leggere Scrivo Per colorare il tempo per conservare del mio tempo... la memoria Chi sono stata? Chi sono? Chi sarò... In ogni giorno nuovo potrei perdermi e dietro avrò voragini di nulla della bambina... nessuno chiederà non sarò mai stata bambina non sarò mai stata... lo sguardo attonito, svagato, perduto cercherà me stessa... ovunque in qualsiasi altro sguardo nemmeno la paura esisterà tra i ricordi non sarò mai stata... Scrivo Perché le parole scritte... restano. Perché qualcuno possa leggere Perché io... possa esserci stata.
Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine il silenzio diventa frutto e il sonno tempesta si socchiudono porte proibite e l'acque impara a soffrire.
Quando la mia solitudine incontra i tuoi occhi il desiderio sale e si spande a volte marea insolente onda che corre senza fine nettare che cola goccia a goccia nettare piu ardente che un tormento inizio che non si compie mai.
Quando i tuoi occhi e la mia solitudine si incontrano mi arrendo nuda come la pioggia e nuda come un seno sognato tenera come la vite che matura il sole molteplice mi arrendo finché nasca il albero del tuo amore Tanto alto e ribelle Tanto alto e tanto mio Freccia che ritorna all'arco Palma azzurra piantata nelle mie nuvole Cielo crescente che niente fermerà.
Diceva che l'amore assomiglia al gioco E che lei perde sempre Diceva che era una brutta abitudine Che non si azzardava a curare.
Diceva di temere la luce Nonostante avesse sacrificato molte notti Si accontentava della sua solitudine Non curava le amicizie Ma cadeva dalla sua nube Ogni volta che la pioggia la conduceva a terra.
Diceva che la sua gioventù era invano Di essere dolce suo malgrado Ma poi si mostrava crudele Perché la tenerezza è come l'amore Una brutta abitudine Ed anche quel silenzio Di cui non potrà mai fare a meno.
Diceva di essere una donna lassa Inadatta al sonno Ma dormiva per diventare un embrione E sprofondare negli abissi, Una donna esaurita Svuotata ogni giorno dai suoi vizi Ma che non voleva guarire.
Diceva di essere una perdente di natura Perdente per meritare la vittoria Diceva infine che la vita è una brutta abitudine Dalla quale forse non guarirà Con un po' di determinazione E molto oblio.