Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Uccelli

Il vento è un'aspra voce che ammonisce
per noi stuolo che a volte trova pace
e asilo sopra questi rami secchi.
E la schiera ripiglia il triste volo,
migra nel cuore dei monti, viola
scavato nel viola inesauribile,
miniera senza fondo dello spazio.
Il volo è lento, penetra a fatica
nell'azzurro che s'apre oltre l'azzurro,
nel tempo ch'è di là dal tempo; alcuni
mandano grida acute che precipitano
e nessuna parete ripercuote.
Che ci somiglia è il moto delle cime
nell'ora - quasi non si può pensare
né dire - quando su steli invisibili
tutt'intorno una primavera strana
fiorisce in nuvole rade che il vento
pasce in un cielo o umido o bruciato
e la sorte della giornata è varia,
la grandine, la pioggia, la schiarita.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Notizie a Giuseppina dopo tanti anni

    Che speri, che ti riprometti, amica,
    se torni per così cupo viaggio
    fin qua dove nel sole le burrasche
    hanno una voce altissima abbrunata,
    di gelsomino odorano e di frane?

    Mi trovo qui a questa età che sai,
    né giovane né vecchio, attendo, guardo
    questa vicissitudine sospesa;
    non so più quel che volli o mi fu imposto,
    entri nei miei pensieri e n'esci illesa.

    Tutto l'altro che deve essere è ancora,
    il fiume scorre, la campagna varia,
    grandina, spiove, qualche cane latra
    esce la luna, niente si riscuote,
    niente dal lungo sonno avventuroso.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Nulla di ciò che accade e non ha volto

      Nulla di ciò che accade e non ha volto
      e nulla che precipiti puro, immune da traccia,
      percettibile solo alla pietà
      come te mi significa la morte.
      Il vento ricco oscilla corrugato
      sui vetri, finge estatiche presenze
      e un oriente bianco s'esala
      nei quadrivi di febbre lastricati.
      Dalla pioggia alle candide schiarite
      si levano allo sguardo variopinto
      blocchi d'aria in festevoli distanze.
      Apparire e sparire è una chimera.
      È questa l'ora tua, è l'ora di quei re
      sismici il cui trono è il movimento,
      insensibili se non al freddo di morte
      che lasciano nel sangue all'improvviso.
      Loro sede fulminea è qualche specchio
      assorto nella sera, ivi s'incontrano,
      ivi si riconoscono in un battito.
      Sei certa ed ingannevole, è vano ch'io ti cerchi,
      ti persegua di là dai fortilizi,
      dalle guglie riflesse negli asfalti,
      nei luoghi ove l'amore non può giungere
      né la dimenticanza di se stessi.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Se musica è la donna amata

        Ma tu continua e perditi, mia vita,
        per le rosse città dei cani afosi
        convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
        Le danzatrici scuotono l'oriente
        appassionato, effondono i metalli
        del sole le veementi baiadere.
        Un passero profondo si dispiuma
        sul golfo ov'io sognai la Georgia:
        dal mare (una viola trafelata
        nella memoria bianca di vestigia)
        un vento desolato s'appoggiava
        ai tuoi vetri con una piuma grigia
        e se volevi accoglierlo una bruna
        solitudine offesa la tua mano
        premeva nei suoi limbi odorosi
        d'inattuate rose di lontano.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La mia vita, il mio canto

          L'egual vita diversa urge intorno;
          cerco e non trovo e m'avvio
          nell'incessante suo moto:
          a secondarlo par uso o ventura,
          ma dentro fa paura.
          Perde, chi scruta,
          l'irrevocabil presente;
          né i melliflui abbandoni
          né l'oblioso incanto
          dell'ora il ferreo battito concede.
          E quando per cingerti lo balzo
          -' sirena del tempo -
          un morso appéna e una ciocca ho di te:
          o non ghermita fuggì, e senza grido
          nei pensiero ti uccido
          è nell'atto mi annego.
          Se a me fusto è l'eterno,
          fronda la storia e patria il fiore,
          pur vorrei maturar da radice
          la mia linfa nel vivido tutto
          e con alterno vigore felice
          suggere il sole e prodigar il frutto;
          vorrei palesasse il mio cuore
          nei suo ritmo l'umano destino,
          e che voi diveniste - veggente
          passione del mondo,
          bella gagliarda bontà -
          l'aria di chi respira
          mentre rinchiuso in sua fatica va.
          Qui nasce, qui muore i! Mio canto:
          e parrà forse vano
          accordo solitario;
          ma tu che ascolti, recalo
          al tuo bene e al tuo male;
          e non ti sarà oscuro.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Certezza del vero

            Sciorinati giorni dispersi,
            cenci all'aria insaziabile:
            prementi ore senza uscita,
            fanghiglia d'acqua sorgiva:
            torpor d'attimi lascivi
            fra lo spirito e il senso;
            forsennato voler che a libertà
            si lancia e ricade,
            inseguita locusta tra sterpi;
            e superbo disprezzo
            e fatica e rimorso e vano intendere:
            e rigirìo sul luogo come carte,
            per invilire poi, fuggendoli lezzo,
            la verità lontano in pigro scorno;
            e ritorno, uguale ritorno
            dell'indifferente vita,
            mentr'echeggia la via
            consueti fragori e nelle corti
            s'amplian faccende in conosciute voci,
            e bello intorno il mondo, par dileggio
            all'inarrivabile gloria
            al piacer che non so,
            e immemore di me epico armeggio
            verso conquiste ch'io non griderò.
            - Oh-per l'umano divenir possente
            certezza ineluttabile del vero,
            ordisci, ordisci dè tuoi fili il panno
            che saldamente nel tessuto è storia
            e nel disegno eternamente è Dio:
            ma così, cieco e ignavo,
            tra morte e morte vii ritmo fuggente, anch'io
            t'avrò fatto; anch'io.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Il carro vuoto

              O carro vuoto sul binano morto,
              ecco per te la merce rude d'urti
              e tonfi. Gravido ora pesi
              sui telai tesi;
              ma nei ràntoli gonfi
              si crolla fumida e viene
              annusando con fascino orribile
              la macchina ad aggiogarti.
              Via del suo spazio assorto
              all'aspro rullare d'acciaio
              al trabalzante stridere dei freni,
              incatenato nel gregge
              per l'immutabile legge
              del continuo-aperto cammino:
              e trascinato tramandi
              e irrigidito rattieni
              le chiuse forze inespresse
              su ruote vicine e rotaie
              incongiungibili e oppresse,
              sotto il ciel che balzano
              nei labirinto dei giorni
              nel bivio delle stagioni
              contro la noia sguinzaglia l'eterno,
              verso l'amore pertugia l'esteso,
              e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe,
              mentre la terra gli chiede il suo verbo
              e appassionata nel volere acerbo
              paga col sangue, sola, la sua fede.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il Natale

                Gesù, il Fedele, il Verace, è il Giudice
                che prese a esprimere visibile
                nel giorno del Santo Natale
                l'inesprimibile misericordia del Padre:
                prese a raggiar malvisto nel voltò sublime
                la bellezza divina e materna compiendo:
                e nuovo incanto di beltà pervase
                con intimo fremito l'universo
                fra linee terrene presagio di Cielo
                per educarci lassù, al Paradiso;
                ma prima ancora la Bontà rifulse,
                accese d'esser buono il gran tormento,
                accese d'esser buono un vasto incendio
                che a somiglianza divina
                cresce e arde per ogni cuore
                in carità di Dio trasfigurato:
                cura d'una vita monda,
                sete d'innocenza,
                anelito di vergine scienza,
                e devota attenzione presso il Bimbo,
                attenzione devota al Fanciullo
                fatto emblema d'ogni cosa pura,
                sciolto problema d'ogni vita piena;
                e infine salvifico effetto
                sopra l'intero creato
                a salvare già qui tutto l'uomo,
                ciò che è nato nel mondo perituro
                e portarlo sicuro al giudizio;
                Gesù il Fedele,
                il solo punto fermo nel moto dei tempi, in sterminata serie di eventi:
                il solo Santo che non manca mai,
                che trascende dove ci comprende
                e si fa dono 'in cima ai nostri guai
                e pareggia la grazia coi perdono:
                vero Dio trasumanante
                e a Deità aperto vero Uomo:
                Egli, il Fedele per sempre,
                Maestro vivente di Fede,
                egli che viene a Natale in peccato
                per meritarci in maestà di gloria,
                continuo avvento al termine segnato:
                se non'invano passiamo il breve tempo
                come luce del Figlio Incarnato,
                come frutti di dolce consiglio,
                impegno amoroso di vita,
                di vita dei singolo unanime nel segno,
                vita raggiunta infinita,
                in beata circolazione
                dove l'impeto ta porta
                che ineffabilmente ovunque va non ritorna,
                ma In desìo del Padre universalmente procede,
                nel fulgore del fuoco
                tutti insieme gloriando
                quali figli di Dio,
                alleluiando ai Padre,
                al Tìglio e allo Spìrito Santo
                che universalmente procede,
                tutti insieme in gioco giocondo festando
                quali in gaudio rapiti figli di Dio
                nell'impeto che procede
                su per la multanime fiamma
                di fratelli nella Mamma Celeste,
                i Fratelli di Gesù il Fedele.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Gira la trottola viva

                  Gira la trottola viva
                  sotto la sferza, mercé la sferza;
                  lasciata a sé giace priva,
                  stretta alla terra, odiando la terra;
                  fin che giace guarda il suolo;
                  ogni cosa è ferma,
                  e invidia il moto, insidia l'ignoto;
                  ma se poggia a un punto solo
                  mentre va s'impernia,
                  e scorge intorno vede d'intorno;
                  il cerchio massimo è in alto
                  se erige il capo, se regge il corpo;
                  nell'aria tersa è in risalto
                  se leva il corpo, se eleva il capo;
                  gira - e il mondo variopinto
                  fonde in sua bianchezza
                  tutti i contorni, tutti i colori;
                  gira, e il mondo disunito
                  fascia in sua purezza
                  con tutti i cuori per tutti i giorni;
                  vive la trottola e gira,
                  la sferza Iddio, la sferza è il tempo:
                  così la trottola aspira
                  dentro l'amore verso l'eterno.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
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                    Dall'immagine tesa

                    Dall'immagine tesa
                    vigilo l'istante
                    con imminenza di attesa -
                    e non aspetto nessuno:
                    nell'ombra accesa
                    spio il campanello
                    che impercettibile spande
                    un polline di suono -
                    e non aspetto nessuno:
                    fra quattro mura
                    stupefatte di spazio
                    più che un deserto
                    non aspetto nessuno:
                    ma deve venire,
                    verrà, se resisto
                    a sbocciare non visto,
                    verrà d'improvviso,
                    quando meno l'avverto:
                    verrà quasi perdono
                    di quanto fa morire,
                    verrà a farmi certo
                    del suo e mio tesoro,
                    verrà come ristoro
                    delle mie e sue pene,
                    verrà, forse già viene
                    il suo bisbiglio.
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