Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'incontro

Al collo un filo di esili grani,
celo le mani nel largo manicotto,
gli occhi guardano distratti
e non piangeranno mai più.

Sembra il volto più pallido
per la seta che tende al lilla,
arriva quasi alle sopracciglia
la mia frangetta non ondulata.

E non somiglia ad un volo
questa lenta andatura, quasi avessi
sotto i piedi una zattera
e non i quadretti del parquet.

La bocca bianca è socchiusa,
ineguale il respiro affannato,
e sul mio petto tremano i fiori
dell'incontro che non c'è stato.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Tu verrai comunque

    Tu verrai comunque
    perché dunque non ora?
    Ti attendo
    sono sfinita
    Ho spento il lume e aperto l'uscio
    a te, così semplice e prodigiosa.
    Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
    irrompi come una palla avvelenata
    o insinuati furtiva come un freddo bandito
    o intossicami col delirio del tifo
    o con una storiella da te inventata
    e nota a tutti fino alla nausea
    che io veda la punta di un berretto turchino
    e il capopalazzo pallido di paura.
    Ora per me tutto è uguale
    turbina lo Enisej
    risplende la stella polare
    e annebbia un ultimo terrore
    l'azzurro bagliore di occhi addolorati.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Non è il tuo amore che domando

      Non è il tuo amore che domando.
      Si trova adesso in un luogo conveniente.
      Stanne pur certo, lettere gelose
      non scriverò alla tua fidanzata.
      Però accetta dei saggi consigli:
      dalle da leggere i mie versi,
      dalle da custodire i miei ritratti,
      sono così cortesi i fidanzati!
      E conta più per queste scioccherelle
      assaporare a fondo una vittoria
      che luminose parole di amicizia,
      e il ricordo dei primi, dolci giorni...
      Ma allorché con la diletta amica
      avrai vissuto spiccioli di gioia
      e all'anima già sazia d'improvviso
      tutto parrà un peso,
      non accostarti alla mia notte trionfale.
      Non ti conosco.
      E in cosa potrei esserti d'aiuto?
      Dalla felicità io non guarisco.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Dedica

        Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
        Non scorre il grande fiume,
        Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
        E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
        E una mortale angoscia.
        Per chi spiri il vento fresco,
        Per chi sia delizia il tramonto,
        Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
        Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
        E i passi pesanti dei soldati.
        Ci si alzava come a una messa mattutina,
        Si andava per la capitale abbandonata,
        Là ci s'incontrava, più inanimate dei morti,
        Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
        Ma la speranza canta sempre di lontano.
        La condanna. E subito sgorgano le lagrime,
        Ormai divisa da tutti,
        Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
        Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
        Ma cammina. Barcolla. Sola.
        Dove sono ora le amiche occasionali
        Di quei miei due anni maledetti?
        Che appare loro nella bufera siberiana,
        Che balugina nel disco lunare?
        A loro invio il mio saluto d'addio.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
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          Il Vampiro

          Tu che t'insinuasti come una lama
          Nel mio cuore gemente; tu che forte
          Come un branco di demoni venisti
          A fare folle e ornata, del mio spirito
          Umiliato il tuo letto e il regno-infame
          A cui, come il forzato alla catena,
          Sono legato: come alla bottiglia
          L'ubriacone; come alla carogna
          I vermi; come al gioco l'ostinato
          Giocatore - che sia maledetta.
          Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
          Di conquistare la mia libertà;
          Ed il veleno perfido ho pregato
          Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
          Ed il veleno, pieni di disprezzo,
          M'han detto: "Non sei degno che alla tua
          Schiavitù maledetta ti si tolga,
          Imbecille! - una volta liberato
          Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
          tu faresti rivivere il cadaver
          del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
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            Scritta da: Silvana Stremiz
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            Spleen

            Pluvioso, irritato contro l'intera città, versa dalla sua urna
            a grandi zaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti
            dei vicino camposanto,
            rovesciando, sui quartieri brumosi, la morte.

            Il mio gatto, alla cerca d'un giaciglio sul pavimento agita
            incessantemente il suo corpo magro e rognoso; l'anima
            d"un vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste
            d'un fantasma infreddolito.

            La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano
            in falsetto la pentola raffreddata; intanto in un
            mazzo di carte dall'odore nauseante,

            lascito fatale d'una vecchia idropica il bel fante di cuori
            e la regina di picche chiacchierano sinistramente dei loro amori defunti.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
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              Armonia della Sera

              Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore
              svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano
              nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.

              Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme
              come un cuore straziato; valzer malinconico, languida
              vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.

              Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero
              che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come
              un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.

              Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie
              ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato
              nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce
              come un ostensorio.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
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                Il Sole

                Lungo il vecchio sobborgo, ove le persiane pendono dalle
                catapecchie rifugio di segrete lussurie, quando il sole
                crudele batte a raggi raddoppiati sulla città e i campi, sui
                tetti e le messi, io mi esercito tutto solo alla mia fantastica scherma, annusando dovunque gli imprevisti della rima,
                inciampando nelle parole come nel selciato, urtando
                qualche volta in versi a lungo sognati.

                Questo padre fecondo, nemico di clorosi, sveglia nei campi
                i vermi e le rose, fa svaporare gli affanni verso il cielo,
                immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a
                ringiovanire coloro che vanno con le grucce e a renderli
                allegri, dolci come fanciulli, lui a ordinare alle messi di
                crescere e maturare entro il cuore immortale che vuol
                sempre fiorire.

                Quando, simile a un poeta, scende nelle città, nobilita le
                cose più vili e s'introduce da re senza rumore, senza paggi,
                entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Tristezza della Luna.

                  Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
                  bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
                  prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
                  e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
                  a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
                  bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

                  Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
                  terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

                  accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
                  dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
                  nel suo cuore agli sguardi del sole.
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