Triste mio spirito, un tempo innamorato della lotta, la Speranza il cui sperone attizzava i tuoi ardori, non vuole più cavalcarti! Giaciti dunque senza pudore, vecchio cavallo il cui zoccolo incespica a ogni ostacolo.
Rassegnati, cuor mio: dormi il tuo sonno di bruto!
Spirito vinto e stremato! Per te, vecchio predone, l'amore ha perduto il suo gusto, e l'ha perduto la disputa; addio, canti di ottoni e sospiri di flauto! Piaceri, desistete dal tentare un cuore cupo e corrucciato!
L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.
Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve immensa d'un corpo irrigidito io contemplo dall'alto il globo in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più l'asilo d'una capanna.
C'è un sassofono che suona nella parte buia della luna
C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna I ladri hanno rubato tutti i fiori dai balconi di principesse scolorite Non c'è più nessun regno da conquistare Qualcuno stanotte ha imbiancato i cimiteri della vergogna Tu ed io con il nostro egoismo troppe tombe abbiamo profanato e poi ricostruito L'uno contro l'altro armati abbiamo abbattuto le nostri torri di guardia
C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna Io e te distesi su pensieri che pensano pensando di pensare al passato Io e te al tavolo della 5° strada con due bicchieri di vino italiano Io e te inebriati dal frizzante fiume alcolico passato per gole secche di parole Io e te con l'anima distante una spedizione lunare
L'effetto del vino come l'esplosione di una supernova tra scintille di ricordi Magica visione di Cisca tra le betulle nane del Rio delle Amazzoni Tra rami di piante secolari tra discese di canoa primitiva Avvolti su nebbie basse abbiamo conosciuto il desiderio E spogliati di vesti non vesti ci siamo buttati nel nostro piacere Con l'orecchio teso al sassofono – nella parte buia della luna
E quella sera a casa di Whitman tutti scrivevano poesie Io e te leggevamo Dante - tu chiedevi il Paradiso ma l'Inferno era il mio pallino Che Guevara era morto da un pezzo Fidel Castro celebrava il suo fantasma In Italia i treni saltavano e pure le banche saltavano Polvere nera polvere rossa unite in un bang senza fine lacrime e sangue schizzati sui muri e mentre qualcuno cercava di capire Un sassofono suonava - nella parte buia della luna
Ho seguito l'arco colorato di un arcobaleno E ti ho trovata seduta accanto ai fiori di loto Hai bussato al mio cuore - tutte le foglie d'autunno erano a terra, rosse di paura Io ho spalancato la porta della mia anima e il vento le ha disperse tutte E non c'è nulla che rimane sul tavolo da gioco della vita tra il Re e la Regina di cuori A parte questo sassofono che suona - nella parte buia della luna
I nostri destini su mari in tempesta lontani da spiagge sicure Cascate di rimpianti allagano i nostri anni futuri a nulla serve soffrire o piangere Siamo come due giovani amanti stretti in un abbraccio passato Il vento soffia tra i rami di pino - dammi la mano e ascolta C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna
Siamo due cuori solitari persi in una valle di solitudine Ho sentito l'odore del fango ed ho visto le stelle brillare Tutti i nostri guerrieri sono in fila dietro la nostra porta Ho fatto un sogno stanotte ho visto acrobati deporre mazzi di rose ai tuoi piedi I ladri hanno rubato tutto ma non hanno toccato la luna E un sassofono festeggia suonando nella sua parte buia
C'è un sassofono che suona - nella parte buia della luna Se la prossima pioggia laverà le nostre anime incontrerò i tuoi occhi di mare Se la pioggia non cadrà vorrei perdermi nelle strade bianche della mia mente E ondeggiare nell'aria indeciso se essere un uccello o una nuvola o essere un pesce-scrittura per riempire il mare di parole e scrivere un libro a tutti i naufraghi della vita Che leggerebbero l'amore in due parole bagnate Mentre il sassofono continua a suonare - nella parte buia della luna.
Tu già fosti ruscello e poi quel fiume che inondò la terra dei miei giorni. Così la tua alluvione fosse alta e tracimasse l'argine di fine io m'abbandonerei lento per lune bianco di bianco a l'acqua di morire.
Quando l'Eterno passeggiò col guardo Tutto il creato, diffondendo intorno Riso di pace, e fiammeggiar si vide Nè cieli il Sole, e rotear le stelle Dietro la dolce-radïante Luna Tra il fresco vel di solitaria notte, E germogliò natura, e al grigio capo Degli altissimi monti alberi eccelsi Fèro corona, e orrisonando udissi L'ampio padre Oceàn fremer da lungi; Sin da quel giorno d'aquilon su i vanni Scese Giustizia, e i fulmini guizzando Al fianco le strideano, i dispersi Crini eran cinti d'abbaglianti lampi. In alto assisa vide ergersi il fumo D'innocuo sangue, che fraterna mano Invida sparse, e dagli vacui abissi A tracannarlo, e tingersi le guance Morte ansante lanciossi: immerse allora La Dea nel sangue il brando, e a far vendetta Piombò su l'orbe, che tacque e crollò. Ma fra le colpe di natura infame Brutta d'orrore la tremenda Dea Si fè nel viso, e 'l lagrimato manto E le aggruppate chiome ad ogni scossa Grondavan sangue, e fra gemiti ed ululi S'udia l'inferno e la potenza eterna Bestemmiando invocati. - A un tratto sparve Contaminata la Giustizia fera, E al sozzo pondo dell'umane colpe Le suo immense bilance cigolaro; Balzò l'una alle sfere, e l'altra cadde Inabissata nel tartareo centro.
L'Onnipossente dal più eccelso giro Della sua gloria, d'onde tutto move, Udì le strida del percosso mondo, E al ciel lanciarsi la ministra eterna Vide: accennò la fronte, e le soavi Arpe angeliche tacquero; e la faccia Prostraro i cherubini, e '1 firmamento Squassato s'incurvò. - Verrà quel giorno, Verrà quel giorno, disse Dio, che all'aere Ondeggeranno quasi lievi paglie L'audaci moli; le turrite cime, D'un astro allo strisciar, cenere e fumo Saranno a un tratto; tentennar vedrassi Orrisonante la sferrata terra, Che stritolata piomberà nel lembo D'antiqua notte, fra le cui tenèbre E Luna e Sol staran confusi e muti; Negro e sanguigno bollirà furente Lo spumante Oceàn, rigurgitando Dall'imo ventre polve e fracid'ossa, Che al rintronar di rantolosa tuba Rivestiran lor salma, e quai giganti Vedransi passeggiar su le ruine Dè globi inabissati! E morte e nulla Tutto sarà: precederammi il foco, Fia mio soglio Giustizia, e fianmi ancelle, Armate il braccio ed infiammato il volto, Ira e Paura! Ma Pietà sul mondo Scenda sino a quel giorno, e di tremenda Giustizia fermi l'instancabil brando. Disse; e Pietà, dei Serafin tra mille Voci di gaudio, dell'Eterno al trono Le ginocchia piegò; stese la palma Il Re dei re su la chinata testa, E l'unse del suo amor. Udissi allora Spontaneamente volteggiar pè cieli Inno sacro a Pietà: m'udite attenti E terra e mar, e canterò; m'udite, Chè questo è un inno che dal ciel discende.
Ma de l'Italia o voi genti future, Me vate udite cui divino infiamma Libero Genio e ardor santo del vero: Di Libertà la non mai spenta fiamma Rifulse in Grecia sin al dì che il nero Vapor non surse di passioni impure; E le mura secure Stettero, e l'armi del superbo Serse Dai liberi disperse Di civico valor fur monumento: Ambizïon da le dorate piume Sanguinosa le mani, E di argento libidine feroce, E molli studj, piacer folli e vani A libertà cangiar spoglia e costume. Itale genti, se Virtù suo scudo Su voi non stende, Libertà vi nuoce; Se patrio amor non vi arma d'ardimento, Non di compre falangi, il petto ignudo,.
E del Giove terren l'augel battuto Drizza a l'aere natìo tarpati i vanni E sotto il manto imperïal si cela: Ma il vincitor lo inceppa, e gli alemanni Colli che borea eternamente gela, Senton lo altero vertice premuto Dal Guerrier cui tributo Offre atterrita dal suo cenno e doma La pontificia Roma, Dal Guerrier che ad Esperia i lumi terge E falla ricca dè tuoi puri doni, O Libertà gran dea, E l'uom ritorna ne gli antichi dritti Che prepotente tirannia premea. A vetta a l'Aventin Cesare s'erge Tirannic'ombra rabbuffata e fera, E mira uscir di Libertà campioni Popoli dal suo ardir vinti e sconfitti, Ond'alza il brando, e cala la visiera ... Ombra esacranda! Torna Sitibonda di soglio Ove lo stuol dei despoti soggiorna Oltre Acheronte a pascerti d'orgoglio: Eroe nel campo, di tiran corona In premio avesti, or altro eroe ritorna, Vien, vede, vince, e libertà ridona.
Del Re dei Re! - Quindi tra il fumo e i lampi S'involve in sen di tempestosa nube, Che occupa e offusca di Germania il suolo; Donde precorsa da mavorzie tube Balda rivolge e minacciosa il volo L'Aquila, e ingombra di falangi i campi; E par che Italia avvampi Di foco e guerra, di ruina e morte: Nè spezzar sue ritorte Osa, nè armarsi del francese usbergo. Ma s'affaccia l'Eroe; sieguonlo i prodi Repubblicano in fronte Nome vantando con il sangue scritto; Ecco d'estinti e di feriti un monte, Ecco i schiavi aleman ch'offrono il tergo E la tricolorata alta bandiera In man del Duce che in feral conflitto Rampogna, incalza, invita, e in mille modi Passa e vola qual Dio di schiera in schiera: Pur dubbio è marte; ei dove Più dè cavalli l'ugna Nel sangue pesta, e sangue schizza e piove, E regna morte in più ostinata pugna Cò suoi si scaglia, e la fortuna sfida Guerriero invitto, e tra le fiamme pugna E vince; e Italia libertade grida.
Deh! Mira, come flagellata a terra Italia serva immobilmente giace Per disperazïon fatta secura: Or perché turbi sua dolente pace, E furor matto e improvida paura Le movi intorno di rapace guerra? Piaghe immense rinserra Nel cor profondo; a che piagar suo petto, Forse d'invidia oggetto, Per chi suo gemer da lontan non sente? Ma tu, feroce Dea, non badi e passi, E a l'armi chiami, a l'armi, E al tuon dè bronzi e al fulminar tremendo E a l'ululo guerrier perdonsi i carmi. Cede Sabaudia, e in alto orribilmente Del tuo giovin, Campion splende la lancia; Tutto trema e si prostra anzi i suoi passi, E l'Aquila real fugge stridendo Ferita ne le penne e ne la pancia. Gallia intuona e diffonde Di Libertade il nome E mare e cielo Libertà risponde: L'Angel di morte per le imbelli chiome Squassa ed ostende coronata testa: Libertà! Grida a le provincie dome, Del Re dei folli Re vendetta è questa.