Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Quindi cercando Bradamante gìa
l'amante suo, ch'avea nome dal padre,
così sicura senza compagnia,
come avesse in sua guardia mille squadre:
e fatto ch'ebbe al re di Circassia
battere il volto dell'antiqua madre,
traversò un bosco, e dopo il bosco un monte,
tanto che giunse ad una bella fonte.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Or a poppa, or all'orza hann'il crudele,
    che mai non cessa, e vien più ognor crescendo:
    essi di qua di là con umil vele
    vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo.
    Ma perché varie fila a varie tele
    uopo mi son, che tutte ordire intendo,
    lascio Rinaldo e l'agitata prua,
    e torno a dir di Bradamante sua.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Calano tosto i marinari accorti
      le maggior vele, e pensano dar volta,
      e ritornar ne li medesmi porti
      donde in mal punto avean la nave sciolta.
      - Non convien (dice il Vento) ch'io comporti
      tanta licenza che v'avete tolta; -
      e soffia e grida e naufragio minaccia,
      s'altrove van, che dove egli li caccia.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Contra la voluntà d'ogni nocchiero,
        pel gran desir che di tornare avea,
        entrò nel mar ch'era turbato e fiero,
        e gran procella minacciar parea.
        Il Vento si sdegnò, che da l'altiero
        sprezzar si vide; e con tempesta rea
        sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
        che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Abdicazione

          Prendimi fra le braccia, notte eterna,
          e chiamami tuo figlio.
          Io sono un re
          che volontariamente ha abbandonato
          il proprio trono di sogni e di stanchezze.

          La spada mia, pesante in braccia stanche,
          l'ho confidata a mani più virili e calme;
          lo scettro e la corona li ho lasciati
          nell'anticamera, rotti in mille pezzi.

          La mia cotta di ferro, così inutile,
          e gli speroni, dal futile tinnire,
          li ho abbandonati sul gelido scalone.

          La regalità ho smesso, anima e corpo,
          per ritornare a notte antica e calma,
          come il paesaggio, quando il giorno muore.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Furtiva mano di un fantasma occulto

            Furtiva mano di un fantasma occulto
            fra le pieghe del buio e del torpore
            mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
            notturno non trovo gesto o volto.

            Un antico terrore, che insepolto
            porto nel petto, come da un trono
            scende sopra di me senza perdono,
            mi fa suo servo senza cenno o insulto.

            E sento la mia vita di repente
            legata con un filo di Incosciente
            a ignota mano diretta nell'ignoto.

            Sento che niente sono, se non l'ombra
            Di un volto imperscrutabile nell'ombra:
            e per assenza esisto, come il vuoto.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Gesù Bambino

              Gesù Bambino, come dobbiamo essere
              Se vogliamo vedere Dio Padre:
              accordaci allora di rinascere

              come puri infanti, nudi, senz'altro rifugio
              che una stalla, e senz'altra compagnia
              che un asino e un bue, umile coppia;

              d'avere infinita ignoranza
              e l'incommensurabile debolezza
              per cui l'umile infanzia è benedetta;

              di non agire senza che nonnulla ferisca
              la nostra carne tuttavia innocente
              ancora perfino d'una carezza,

              senza che il nostro misero occhio non senta
              dolorosamente perfino il chiarore
              dell'alba impallidire appena,

              della sera che cade, suprema luce,
              senza provare altra voglia
              che d'un lungo sonno tiepido e smorto…

              Come puri infanti che l'aspra vita
              destina – a quale meta tragica
              o felice? – folla asservita

              o libera truppa, a quale calvario?
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Arte Poetica

                La musica prima di tutto
                e dunque scegli il metro dispari
                più vago e più lieve,
                niente in lui di maestoso e greve.

                Occorre inoltre che tu scelga
                le parole con qualche imprecisione:
                nulla di più amato del canto ambiguo
                dove all'esatto si unisce l'incerto.

                Son gli occhi belli dietro alle velette,
                l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
                e per un cielo d'autunno intepidito
                l'azzurro opaco delle chiare stelle!

                Perché ancora bramiamo sfumature,
                sfumatura soltanto, non colore!
                Oh! lo sfumato soltanto accompagna
                il sogno al sogno e il corno al flauto!

                Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
                il crudele Motteggio e il Riso impuro
                che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
                e tutto quest'aglio di bassa cucina!
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