Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Arano

Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s'ode
il suo sottil tintinnio come d'oro.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'assiuolo

    Dov'era la luna? Ché il cielo
    notava in un'alba di perla,
    ed ergersi il mandorlo e il melo
    parevano a meglio vederla.
    Venivano soffi di lampi
    da un nero di nubi laggiù:
    veniva una voce dai campi:
    chiù...
    Le stelle lucevano rare
    tra mezzo alla nebbia di latte:
    sentivo il cullare del mare,
    sentivo un fru fru tra le fratte;
    sentivo nel cuore un sussulto,
    com'eco d'un grido che fu.
    Sonava lontano il singulto:
    chiù...
    Su tutte le lucide vette
    tremava un sospiro di vento;
    squassavano le cavallette
    finissimi sistri d'argento
    (tintinni a invisibili porte
    che forse non s'aprono più?... );
    e c'era quel pianto di morte...
    chiù...
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il sole e la lucerna

      In mezzo ad uno scampanare fioco
      sorse e batté su taciturne case
      il sole, e trasse d'ogni vetro il fuoco.
      C'era ad un vetro tuttavia, rossastro
      un lumicino. Ed ecco il sol lo invase,
      lo travolse in un gran folgorìo d'astro.
      E disse, il sole: - Atomo fumido! Io
      guardo, e tu fosti. - A lui l'umile fiamma:
      - Ma questa notte tu non c'eri, o dio;
      e un malatino vide la sua mamma
      alla mia luce, fin che tu sei sorto.
      Oh! grande sei, ma non ti vede: è morto! -
      E poi, guizzando appena:
      - Chiedeva te! Che tosse!
      Voleva te! Che pena!
      Tu ricordavi al cuore
      suo le farfalle rosse
      su le ginestre in fiore!
      Io stavo lì da parte...
      gli rammentavo sere
      lunghe di veglia e carte
      piene di righe nere!
      Stavo velata e trista,
      per fargli il ben non vista. -.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Patria

        Sogno d'un dì d'estate.
        Quanto scampanellare
        tremulo di cicale!
        Stridule pel filare
        moveva il maestrale
        le foglie accartocciate.
        Scendea tra gli olmi il sole
        in fascie polverose;
        erano in ciel due sole
        nuvole, tenui, róse:
        due bianche spennellate
        in tutto il ciel turchino.
        Siepi di melograno,
        fratte di tamerice,
        il palpito lontano
        d'una trebbiatrice,
        l'angelus argentino...
        dov'ero? Le campane
        mi dissero dov'ero,
        piangendo, mentre un cane
        latrava al forestiero,
        che andava a capo chino.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il Cavallino

          O bel clivo fiorito Cavallino
          ch'io varcai cò leggiadri eguali a schiera
          al mio bel tempo; chi sa dir se l'era
          d'olmo la tua parlante ombra o di pino?
          Era busso ricciuto o biancospino,
          da cui dorata trasparia la sera?
          C'è un campanile tra una selva nera,
          che canta, bianco, l'inno mattutino?
          Non so: ché quando a te s'appressa il vano
          desìo, per entro il cielo fuggitivo
          te vedo incerta vision fluire.
          So ch'or sembri il paese allor lontano
          lontano, che dal tuo fiorito clivo
          io rimirai nel limpido avvenire.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Alba festiva

            Che hanno le campane,
            che squillano vicine,
            che ronzano lontane?
            È un inno senza fine,
            or d'oro, ora d'argento,
            nell'ombre mattutine.
            Con un dondolìo lento
            implori, o voce d'oro,
            nel cielo sonnolento.
            Tra il cantico sonoro
            il tuo tintinno squilla,
            voce argentina - Adoro,
            adoro - Dilla, dilla,
            la nota d'oro - L'onda
            pende dal ciel, tranquilla.
            Ma voce più profonda
            sotto l'amor rimbomba,
            par che al desìo risponda:
            la voce della tomba.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Dalla spiaggia

              C'è sopra il mare tutto abbonacciato
              il tremolare quasi d'una maglia:
              in fondo in fondo un ermo colonnato,
              nivee colonne d'un candor che abbaglia:
              una rovina bianca e solitaria,
              là dove azzurra è l'acqua come l'aria:
              il mare nella calma dell'estate
              ne canta tra le sue larghe sorsate.
              O bianco tempio che credei vedere
              nel chiaro giorno, dove sei vanito?
              Due barche stanno immobilmente nere,
              due barche in panna in mezzo all'infinito.
              E le due barche sembrano due bare
              smarrite in mezzo all'infinito mare;
              e piano il mare scivola alla riva
              e ne sospira nella calma estiva.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il fiume

                Fiume che là specchiasti un casolare
                cò suoi rossi garofani, qua mura
                d'erme castella, e tremula verzura;
                eccoti giunto al fragoroso mare:
                ed ecco i flutti verso te balzare
                su dall'interminabile pianura,
                in larghe file; e nella riva oscura
                questa si frange, e quella in alto appare;
                tituba e croscia. E là, donde tu lieto,
                di sasso in sasso, al piè d'una betulla,
                sgorghi sonoro tra le brevi sponde;
                a un po' d'auretta scricchiola il canneto,
                fruscia il castagno, e forse una fanciulla
                sogna a quell'ombre, al mormorìo dell'onde.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Canzone d'Aprile

                  Fantasma tu giungi,
                  tu parti mistero.
                  Venisti, o di lungi?
                  Ché lega già il pero,
                  fiorisce il cotogno
                  laggiù.
                  Di cincie e fringuelli
                  risuona la ripa.
                  Sei tu tra gli ornelli,
                  sei tu tra la stipa?
                  Ombra! Anima! Sogno!
                  Sei tu...?
                  Ogni anno a te grido
                  con palpito nuovo.
                  Tu giungi: sorrido;
                  tu parti: mi trovo
                  due lagrime amare
                  di più.
                  Quest'anno... oh! Quest'anno,
                  la gioia vien teco:
                  già l'odo, o m'inganno,
                  quell'eco dell'eco;
                  già t'odo cantare
                  Cu... cu.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Anniversario (1889)

                    Sono più di trent'anni e, di queste ore,
                    mamma, tu con dolor m'hai partorito;
                    ed il mio nuovo piccolo vagito
                    t'addolorava più del tuo dolore.
                    Poi tra il dolore sempre ed il timore,
                    o dolce madre, m'hai di te nutrito:
                    e quando fui del corpo tuo vestito,
                    quand'ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore,
                    allor sei morta; e son vent'anni: un giorno!
                    E già gli occhi materni io penso a vuoto;
                    e il caro viso già mi si scolora;
                    mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
                    freddo dè morti, nel tuo sogno immoto,
                    tu m'accarezzi i riccioli d'allora.
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