Cantava al buio d'aia in aia il gallo. E gracidò nel bosco la cornacchia: il sole si mostrava a finestrelle. Il sol dorò la nebbia della macchia, poi si nascose; e piovve a catinelle. Poi fra il cantare delle raganelle guizzò sui campi un raggio lungo e giallo. Stupìano i rondinotti dell'estate di quel sottile scendere di spille: era un brusìo con languide sorsate e chiazze larghe e picchi a mille a mille; poi singhiozzi, e gocciar rado di stille: di stille d'oro in coppe di cristallo.
Si addicono le perle al suo bel petto ma io non so pescarle. Regale è la sua fronte, ma non ho una corona. Il suo cuore aspira ad una casa, ma io - un passerotto - costruisco il mio perenne nido tenero di ramoscelli e spago.
Morii per la Bellezza, e non appena mi ebbero accomodata nella tomba un uomo morto per la Verità venne deposto nella stanza attigua. Mi chiese piano perché fossi morta. "Per la Bellezza", gli risposti pronta, "Io per la Verità", soggiunse lui. "Sono una cosa sola, siam fratelli". Come parenti incontratisi una notte, conversammo da una stanza all'altra, finché il muschio ci raggiunse le labbra, ricoprendo per sempre i nostri nomi.
Mi incanta il mormorio di un'ape - qualcuno mi chiede perché - più facile è morire che rispondere. Il rosso sopra il colle annulla la mia volontà - se qualcuno sogghigna stia attento - perché Dio è qui - questo è tutto. La luce del mattino mi eleva di grado - se qualcuno mi chiede come - risponda l'artista che mi tratteggiò così.
Mio - per diritto della bianca elezione! Mio - per sigillo regale! Mio - per segno della bianca prigione che sbarre non possono celare! Mio - qui - nella visione e nel divieto! Mio - per l'abrograzione della tomba Sottoscritta-confermata - delirante contratto! Mio - mantre gli anni fuggono!