David Lawrence scriveva sul Golfo dei Poeti: "Su questo mare guardandolo all'orizzonte, non so mai se sentirò una sensazione di graduale infinita pendenza o di lento curvarsi di spazi. " Sento il curvarsi di mare e di cielo e come un velo di trasparente dolcezza ritrovo saggezza. Rivedo il tuo sguardo, di un misto diffuso di gioia e fermezza o forse deluso dalla mia giovinezza, mi infondevi calore con una carezza. Il curvarsi del cielo abbracciandone il mare è il tuo non amare, questo mio folle sperare.
"Appuntato al talento come uniforme: il grado dei poeti è noto a tutti" Scriveva W. H. Auden. Talvolta scribacchini, su vecchi taccuini come soldati intemerati, noi poeti esorcizziamo le paure di chi amiamo oppure enfatizziamo un sogno con parole. Amore, rimpianti, pensieri sognanti, luci brillanti, calde passioni, nere ossessioni scuri tormenti dei sentimenti o dolci parole ai fantasmi d'amore. E sfida sia! Combattiamo con poesia!
Senza frontiere quei gabbiani di scogliere. Senza pareti, questo "golfo dei poeti", meta ispiratrice della musa ammaliatrice. Senza aritmia, i battiti nel petto in sintonia con rinata fantasia. Senza parole la mia idea di questo sole. Senza risposte, il mio pensiero tra le coste. Vortici esatti della schiuma tra gli anfratti. "Golfo dei poeti", siamo tutti un poco "Amleti" eppur così incompleta questa meta, senza te.
Come una doccia su un fiore che sboccia, m'intriga la luna che chiarore confonde tra i rami e le fronde. Doccia lunare, sul mio non amare il continuo sbagliare, il voler ricercare la notte nel giorno e varcare quel punto del non ritorno. Volere sperare in un tuo ritornare, di note e fragranze, di mele cotogne, di mandorle amare e fra rimembranze una lacrima appare.
Si sta come assorti a volte negli orti, in balìa di un destino, se non proprio divino, non voluto, accettato, talvolta sbagliato. Si sta poi a guardare la luce sul mare e là come avvinti da sguardi dipinti, si sogna, si vola oltre il dolore con il chiarore ancor di quel sole che trafigge la vita. Non lo fa per ferire, ma per farti gioire dei pensieri che vivi, in quell'orto tra gli ulivi.
Chiara e suadente atmosfera lucente, così intraprendente da varcare la soglia del viver corrente. Penetri il buio, squarci il pensiero, apri il bisogno di conoscere il vero. Chiara sorgente di luce impaziente, apparsa dal niente, sei velata risposta di speranza risorta. Ci apri la porta e ci investi d'amore.
Papaveri rossi tra i giallo dei fossi. Mesi d'attesa ed ora sorpresa: più elio nel sole, più luce e calore, profumi d'amore in nuvole sole. Soffici e chiare non fan che volare e liete annunciare i colori del mare, poi, sottolineare del fiume i riflessi o del lago gli amplessi. Tutto riluce e il cuor mi conduce in un sogno di ieri tra papaveri e pensieri.
Scheggia di luce, trafitta da un ramo, ricama e ricuce un legame spezzato, perché non è andato ciò che ho tramato. Luce di scheggia oltre le sponde di un tempo arrivato, oltre le fronde di un tempo migliore, come unica e viva scheggia d'amore.
Accende e produce un abbraccio di luce, la dolcissima idea che come l'apnea senza più fiato ripensa all'amato, lo sente arrivato sull'esatto confine di un raggio baciato.
Di lucciole sentieri, per vedere com'era ieri, quando tu, amor non c'eri. Scritti sul destino e non sopra il taccuino, incontri inaspettati, dal tempo consumati. Talvolta è ritrovato, ciò ch'era cancellato e qualora superato, ora sai dov'hai sbagliato. Di lucciole sentieri, lì ritrovo i miei pensieri. Era cieco questo ieri, quando tu, amor non c'eri.