Scritta da: Emanuela Bassoli
in Poesie (Poesie generazionali)
Chi è sempre pronto a giudicare
i conti con la vita prima o poi... dovrà fare!
Composta venerdì 21 ottobre 2016
Chi è sempre pronto a giudicare
i conti con la vita prima o poi... dovrà fare!
Vorrei provare
a danzare la vita a testa in giù
per capire se, a rovescio,
esista un senso
per tutto ciò che non sembra averne.
Illustre poeta
Salustri Carlo,
saranno lustri che più non assisti
alle comiche delle nostre vicende "sinistre",
sui nostri costumi
e le allegorie scioviniste
che sciorinano tutti per poesia,
ciò che invece è pura eresia.
Qui se non si ride
è perché dormono tutti...
sugli allori, quelli ormai distrutti.
tra tiri e sputi, ladri fottuti,
corrotti e cornuti
che solo di questo sono "vestuti".
non si vergognano di tanta boria
forse più grande dell'Andrea Doria.
Lustrano il crine nero della boria
per assurgere ad una costipata... solenne... falsata gloria.
Restiamo a letto ancora stamattina
vestiti solo della nostra pelle
e del suo profumo
le nostre forme avvolte l'una all'altra
ci coccoliamo
di morbidezza e respiro.
Restiamo nel letto stamattina
ancora per un poco
assopiti insieme
quando gli altri sono già a lavorare
che lusso
indugiamo nella nostra isola
di tenerezza e di calore
mentre il mondo non ferma la sua corsa.
Avanza il chiarore negli occhi dagli occhi di casa
la pioggia sulle foglie tintinna un canto autunnale
rumori di galline sui campi vicini
dove il gallo?
Non c'è nessun passante per l'isolata strada
parole nella poca luce per alte vibrazioni
di un giorno che non si accenda nella piattezza
minuti stupidamente esauriti in uno stare inutile
desideri per nuove visioni
un giorno da eroe ma nessun trofeo da vincere
parole in musica per una psiche impaziente
tutto è musica tranne la critica
gli alberi fuori forse sorridono
non è la poesia perfetta cos'è la poesia perfetta
basta che lo sia questa è la mia.
Malinconica pioggia autunnale,
soffia il vento sulle gocce
sembra il pianto di un Dio
che guarda il mondo
con dolore!
Le ore mi sembrano baratri
Rocciosi,
oscuri meandri che non finiranno mai,
il tempo pare fermo,
silenzio, pregno di nubi,
cielo scuro,
notte,
perdo il senso del tempo,
e il mattino pare
un anelito lontano,
alle porte dell'aurora,
ancora lontana,
penso alla mia storia,
me stesso,
le persone a me care.
L'ampolla del tuo profumo
è custodita
nella cassaforte della mia anima,
dal profumo che esala
sono ostaggio
dei ricordi
che mai svaniscono!
Nelle mani
lambisco
la reliquia
che lasciasti
sul comò
a lenire
lo strazio
del tuo distacco.
Scivolano i giorni
come se fossero
incanalati
in una discesa;
appesantiti,
stanchi,
turbati
da un mondo
balordo,
incomprensibile,
terrificante,
povero
d'amore.
Strano
La notte mi sembra un bambino,
la guardo e non so,
se mi scruta o è assente,
intorno, le luci dei neon,
i bar sono chiusi,
un abbaiare sconsolato,
un gatto sfuggente,
strada lucida di pioggia,
freddo
e nuvole ombrose,
il semaforo manda
luce gialla, saettante;
tutta mia la città,
deserto di cemento e tegole,
pali, saracinesche chiuse.