Poesie generazionali


Scritta da: Libero zenza tempo
in Poesie (Poesie generazionali)
Non seguire il branco
Lascia che sia il branco a seguire te

Non andare dietro
ai prepotenti e agli ipocriti
Sii invece gentile e generoso con tutti
e anche se spesso ti sembrerà
di aver fatto la scelta sbagliata
tu non demordere
Continua a lottare,
a dare il massimo

Se sarai riuscito a resistere,
alla fine
avrai vinto comunque!
Composta venerdì 17 giugno 2016
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    in Poesie (Poesie generazionali)

    Ogni giorno

    Ogni giorno
    mi guardo intorno
    e cerco di capire di cosa ho bisogno
    forse avrei bisogno di un sogno?
    Ma io un sogno ce l'ho già
    solo il tempo mi dirà se possibile sarà.

    Ogni giorno penso a te
    non mi chiedo più il perché
    a questo amore disperato
    ormai mi sono rassegnato
    nel cercare una soluzione
    dovrei prendere una precauzione
    che col tempo già lo so
    prima o poi prenderò.

    Ogni giorno con impegno
    cerco di dare il meglio
    questa vita che senso ha
    se il massimo non si dà
    anche se non ricevo lo stesso trattamento
    ogni giorno non me ne pento.

    Ogni giorno sarà più bello
    se lo colori con un pastello
    il pastello lo scegli tu
    che cosa vuoi di più
    tranne quello dell'amore
    che si trova in centro al cuore
    di quello non sei tu
    a decider di tirar giù
    ogni tanto illude il cuore
    che qualcosa ancora vuole.
    Composta sabato 9 luglio 2016
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      Scritta da: Marta Emme
      in Poesie (Poesie generazionali)

      L'inchino

      Si snoda a passi lenti
      la processione, nel corso,
      per rendere omaggio
      alla santità che ora da li
      parla al popolo di Dio.
      L'ascolto è flebile e composto
      e nel coro nessuno
      resta indietro, come
      alle arie devote eseguite
      dalla banda paesana
      col cadenzato incedere;
      eppur distratto si,
      per il mormorio
      che dal corteo sale. Tanto
      che il potere dell'eletto* (fedele)
      più non pare render onore
      alla pia immagine soltanto,
      ma assoggezione singolare
      alla tribuna dell'insulso
      che fermar attende
      confuse taccole gracchianti
      asservite nell'atto dell'inchino.
      Non è insolito che si faccia
      l'uomo comperar; non parimenti
      alcun piegherà la verità
      alle brame del potere.
      E allor nell'antiinferno
      dell'ignavia sprofonderà
      chi d'uomo non riconosce
      identità; giacché ben si sa
      che Acqua Santa e Diavolo
      son differenti entità,
      ed entrambe non
      si possono venerare.
      Composta giovedì 2 giugno 2016
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        Scritta da: Marta Emme
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Che tempi!

        Da un'altra dimensione* (2016)
        vedo quali orrori ha accompagnato
        la cattolica religione, e come la Chiesa
        nella storia, di essa, abbia fatto
        distorsione. Come non parlare
        delle guerre e della Santa Inquisizione!
        Questa può "motivare" l'attuale
        sua persecuzione nelle regioni
        ove ha portato aiuto ed
        evangelizzazione in nome del Signore;
        ma ne aveva legittimazione?
        Più del sostegno ha contato,
        c'è da creder, affermare il potere
        della propria fede indisturbato,
        in un paese dimenticato; pur
        nell'umiltà che al massimo grado
        ha dimostrato... mentre nelle nazioni
        progredite il credo è scemato e
        non ha saputo essere veicolato.
        Con la tonaca addosso e senza
        averne alcun rimorso è stato pur
        artefice di quel paradosso che
        con la pedofilia il mondo ha scosso,
        ma non la Chiesa che il reo non ha
        rimosso, ma tollerato, così che
        un abominio di volta in volta
        ha perpetrato. Ancora poi,
        c'è chi* (nelle aggregazioni),
        professandosi fedele,
        il vangelo non ha seguito
        e il malaffare ha spesso costituito.
        Così il messaggio cristiano
        ha fallito in Occidente, per via di
        un uomo che è diventato inconsistente,
        perché edonista e pensa
        a sé solamente. Ha scambiato il male
        per il bene, è evidente. I problemi
        sono grandi, ma equità e giustizia
        ci devon esser per tutti quanti, con
        la natura da trattar in guanti bianchi.
        Ora, Wojtyla ce l'ha messa tutta
        e poi Francesco per raddrizzare
        la via dove è andata smarrita.
        Sopravanza l'Islamismo
        che con il fanatismo
        vuole questo tempo soggiogare,
        tempo che la fame potrà
        ben rappresentare. E col dominio
        sulle genti ne anestetizza pur le menti.
        È un tuffo nel passato questo
        disco consumato.
        Composta domenica 22 maggio 2016
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          Scritta da: Miriana S.
          in Poesie (Poesie generazionali)
          Sempre un pensiero mi perseguita,
          l'ispirazione mi coglie del tutto impreparata, e anche tu.
          L'impotenza è la non azione che mi fa venir voglia di non averti mai conosciuto.
          E vorrei non avere sentimenti per non provare quest'angoscia che mi tiene con le mani in mano ad osservare il miracolo che per il momento non si è ancora compiuto.
          Mi da talmente fastidio il fatto di non poterti parlare...
          Urlerò! Urlerò talmente forte che tu mi sentirai.
          Composta martedì 14 giugno 2016
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            Scritta da: ciapas
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Spiaggia anni Sessanta

            Bastano pochi anni per distruggere una faccia
            dai sessanta ai settanta.
            Non parlo del trauma improvviso, della malattia
            ma del lento passare del tempo,
            delle trame della pelle, delle sfumature,
            del lento imbiancare dei capelli, del gesto fuori tempo,
            del passo che rallenta, dell'andare svagato senza meta
            tra una stazione e l'altra quale che sia, del passeggiare
            senza ombrello quando si addensa il temporale,
            o del mettersi il cappello di lana quando viene l'inverno
            in ossequio all'eterno alternarsi delle stagioni.
            Parlo del balbettare quando manca la parola giusta,
            o piuttosto rimane sospesa sulla punta della lingua
            come un residuo di cibo che non riesci a sputare;
            parlo del sorriso a vuoto, del cenno non corrisposto,
            del timido saluto al mondo, del buon viso a cattiva sorte,
            del brindisi al passato, del gesto composto, signorile, pacato
            che nasconde il bisogno disperato
            di un nuovo teatro e di un pubblico ben disposto.
            Vi parlo delle nostre fattezze comuni, fratelli,
            delle foto di gruppo sbiadite che tutte si assomigliano,
            ricordi di lezioni, di formazioni, di tante partite giocate assieme.
            Della comunione dei cuori quando la mente si stanca,
            del brindisi gioviale quando il futuro ci manca,
            e la memoria ci tradisce col desiderio senza nome né oggetto.
            Quello del passato perfetto, compiuto, irraggiungibile,
            impassibile. Fissato per sempre nell'istantanea di un sorriso.
            Quanta tenerezza mi fate, amici, vicini,
            miei coetanei – felicemente approdati a questa spiaggia,
            stupiti e candidi come bambini.
            Composta martedì 7 giugno 2016
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Viaggio

              Ho sentito entrare in me
              una luce diversa da quella che mi portavo appresso,
              le ho creato uno spazio piccolo
              poi sempre più grande.
              ho cercato di aprire un varco,
              passo dopo passo
              e ho scoperto la magia
              della tua assenza
              e la follia delle mie illusioni.
              Il viaggio è appena iniziato
              e già i miei piedi ne portano i segni indelebili,
              segni di quello che mi ha bruciato lentamente,
              erosioni e scintille che mi hanno resa forte.
              Mi sono interrogata a lungo
              finché non c'era più varco che non avessi provato a solcare,
              alcun indizio della nostra storia,
              né parole che confermassero
              i miei desideri.
              Ho nuotato in un sentiero senz'acqua
              e ripreso fiato per poche ore.
              Tu eri lì a fissarmi,
              stordito dai miei mutamenti
              e assorto nei tuoi giochi.
              Ho risalito la montagna fin dove
              le mie forze tenevano
              e i tuoi richiami non li ho più sentiti entrare.
              Mi sono accasciata disperata e stanca,
              ho pregato e implorato un giorno di sole,
              affinché riscaldasse i miei geloni invernali,
              ho trovato una piccola scia di te in un passante
              e mi sono ripresa dalla solitudine.
              Eppure non c'è speranza per noi,
              nessun tempo che si apre a dirci
              qui potete ristorare, presso di me state al sicuro.
              Non c'è brezza che ci sfiori l'uno accanto all'altra
              e non c'è sapore che possa riconoscere
              sui tuoi vestiti umidi.
              E così ho deciso di non fermarmi,
              di proseguire e cercare in un raggio di luna,
              di interrogare il vento e la tempesta,
              che potrebbero contenere tue notizie.
              Mi ristoro e mi affatico,
              ma non lascio passare giorno senza il pensiero
              di un universo che ci accolga,
              che sia l'inizio di un cammino
              Mostrami il cielo infuocato
              ad ammonirmi coi suoi calori disumani.
              Sono nuda in una bolla tiepida,
              straziata dal lato oscuro
              che di te conosco,
              fresca di un massaggio
              che ha risollevato il mio ventre.
              E non ti aspetto, ah no,
              non lo faccio più.
              Se giungerai a me sarà per caso,
              così come sono arrivata nei tuoi occhi.
              Niente può dividerci e nulla ci unisce ancora,
              ma so che sei mio.
              Composta lunedì 6 giugno 2016
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                Scritta da: Stefano Medel
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Lo sforzo per la normalità

                Essere normali e vivere normalmente,
                in questa società di schifo, non è facile,
                e c'è da studiare;
                è difficile realizzarsi e costruire qualcosa,
                e il sistema è pesante come un macigno,
                con la sua stupidità,
                l'ignoranza della gente,
                che non ti accetta mai
                per quello che sei realmente,
                pretendono un sacco di balle,
                che magari non puoi dare,
                cose che non puoi essere,
                e non diventerai mai;
                e stare a galla nella normalità
                è un miracolo,
                e non è facile;
                se poi la pensi diversamente,
                e dissenti o non sei conforme,
                la normalità te la tolgono subito,
                e cercano subito
                di rovinarti,
                di smontarti,
                umiliarti,
                di farti rientrare nel gregge.
                La gente teme e odia
                La libertà,
                forse perché non
                ce l'hanno mai avuta,
                e non la sopportano,
                negli altri.
                Normale,
                cosa vuol dire normale;
                nel sociale,
                significa,
                solo,
                subire,
                accettare tutto,
                stare in riga e basta,
                rinunciare al cervello
                e alla ragione.
                Composta sabato 28 maggio 2016
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                  Scritta da: Jo Chiaro
                  in Poesie (Poesie generazionali)

                  Soliloquio

                  Essere e poi non essere più
                  per sempre
                  non è un dilemma
                  il tutto fa parte dello stesso bailamme
                  bye bye e amen
                  bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto
                  granello di polvere che viaggia
                  nel troppo pieno cosmico
                  cosmesi di un comico clown
                  dal big bang al big crunch
                  oppure
                  bingo di bosoni estratti a caso da un
                  buco nero.
                  Composta giovedì 19 maggio 2016
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