Dove vanno i giorni miei
una lunga fila lenta,
arrancano come nomadi nel deserto
nell'eterna ricerca del loro destino
tramonti senza fine
orizzonti senza gloria
solo arida sabbia
e le stelle nella notte
ad indicarmi strade perdute.
Sei un mistero
che scolpisce tutta una vita
che sopisce ogni vendetta.
Segni le mie stagioni
rendi bello l'inverno
e l'estate un inferno.
Quando penso alla vita
penso al respiro
penso a nutrirmi
penso all'amore
che solo tu puoi darmi.
Sogno d'estate
figura angelica
ad ogni rintocco
il tuo sorriso mi acceca.
In chiaroscuro
mi confonde la mente
io prendo la vita
e rimpiango l'assente.
La felicità è una chimera
appena afferrata
per me non è quella vera.
Uno sguardo e il tuo viso
dopo anni dimenticato
in un secondo è ritornato.
Si dissolve ogni certezza
e tutto quello che ho
lo cambierei per una tua carezza.
I dolori e le amarezze
non possono mitigare
di te
la mia voglia di amare.
Un'esplosione di desiderio
racchiusa dentro l'anima
mentre con gli occhi induriti
ti restituisco al tuo sentiero.
Timida ti concedi
tra le mie braccia
per un ballo
chissà se ti rivedi.
Un brivido
al ricordo
di quell'abbraccio.
La tua mano nella mia
dolce fantasma
dai miei sogni
non vai più via.
Ricordo quei ragazzi. In ogni loro gesto e in ogni loro azione c'era sempre l'ombra sovrastante ed irraggiungibile del paragone. Colmi i loro cuori, somma la ricezione, ad ogni racconto delle irraggiungibili gesta di chi ormai non può più dire la sua. Sembrava sempre una gioia, ciò che in realtà intrappolava l anima, e limitava i pensieri di quei ragazzi. Il loro sforzo era enorme e costante per meritarsi l esistenza che mai è un merito. Per quanto fossero guerrieri coraggiosi dalle mille virtù non lo erano mai abbastanza. Il racconto era sempre più grande il paragone oceanico. poiché gli individui valorizzano solo chi non può più battersi. Nei loro cuori ora regna indegnità e dolore. Nelle loro menti frustrazione.
Ho cambiato nome,
ho fatto del mio nome
un'altro nome.
Il mio l'ho cancellato,
o forse l'ho ammazzato
o l'ho affidato a qualcosa da poco,
non ricordo,
ero confuso.
Mi sono preso un po' di tempo
per vivere una vita diversa,
quella di un nome non mio.
Ho seppellito il nome prima di me,
e me col vecchio nome.
Oggi muore un nome
dentro c'era un uomo.
Che fine ha fatto la parola noi
che abbiamo tanto corteggiato insieme,
se ormai c'è un muro che divide il tu dall'io.
Che senso ha per me poter dire solo io,
anzi io solo... io da solo.
Quell'"e" che ci legava
come in una società d'affetto
io l'ho segato ormai da tempo,
resta lo spazio vuoto,
anzi,
solo il vuoto
nel mio spazio.
Parla,
giusto per dare aria alla bocca,
parla per dare fiato alle tue trombe,
per rendere il tuo niente qualcosa di conosciuto.
Parla per chi ti ascolta
e per chi passa veloce,
parla anche per chi crede che tu parli per lui.
Ma io che ti conosco,
lo che non parli neanche più per te,
parli per parlare
e basta.
Caro buonsenso
ti hanno visto in tanti,
quasi disperato,
offrirti a tutti
anche al peggior offerente,
come una puttana chiedere,
o chiedere come chiede un mendicante,
a testa bassa.
Implorare l'attenzione come un bimbo,
pur di rientrare tra la gente.
Caro buonsenso
ormai lo sanno tutti
che come per le stoffe finisce la stagione
per te è finito il tempo
e non ritorna.