Poesie personali


Scritta da: Feliciarosa Boccia
in Poesie (Poesie personali)
Quale dolore attanaglia la mia anima
Si aggrappa, si ripiega su sé stesso e mi preme da dentro, vuole uscire e vuole distruggermi.
Dolore, quale parola più amara e tanto sofferta.
Accoglierla è un sacrificio risentito, si insinua in tutti gli organi vitali come una serpe che lentamente stringe la morsa e ti inghiotte.
Quale dolore attanaglia la mia anima
Quasi distoglie dalla verità, fa vedere il mondo per quello che non è, ed è per quello che è che fa paura.
Idolatrarlo o distruggerlo, prima che distrugga me.
Ogni volta è la prima volta e non si impara mai a gestirlo.
Quale dolore attanaglia la mia anima
Qualcuno venga a salvarmi prima che sia finita
Queste ore sono immense e interminabili
Lottare con le proprie forze finché non si consuma, finché non ti consuma
E quando avrà finito di te rimarranno solo ceneri come di un vulcano esploso che spazza via tutto
E ti ritrovi solo e perso
Con un mondo da ricostruire ai tuoi piedi.
Composta giovedì 18 luglio 2019
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie personali)
    La veglia strappa il velo di Maya
    mai come allora palpebre ferite
    il sangue oscuro ci si para avanti
    come se fosse selva inestricabile
    è un accatastamento di liane,
    scimmie che imploran d'essere supine,
    malati di ignoto puntano il dito
    sulla pillola della Luna, la
    vorrebbero trascorsa lungo i fiumi
    squarciati di rivelata esistenza
    e piattezza aderente al loro letto,
    al suolo su cui striscia, serpe, l'ombra,
    al fardello che lievemente pesa,
    al bozzolo che libera la Morte,
    all'istante farfalla che regala
    voli esalati d'ultimi respiri,
    all'amante gemello che sa infrangere
    il già non specchio dell'aria, affacciandovisi
    col suo unico occhio e le sue ciglia,
    un accenno di un volto, tutt'un bacio.
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      Scritta da: criscri
      in Poesie (Poesie personali)

      Femminicidi vigliacchi

      Del profano ribollir d'orgoglio arde
      nulla più che d'alma il patetico sanguinar
      ove identità dir vuol ormai sol decadenza
      in inestirpabil degrado cui condusse vil violenza.
      La criatura ch'eroe di latta di annientar ti compiacesti
      la medesma è che ti serbò nel tenero grembo
      e ch'al cosmo t'assegnò per scorgerti storia
      e non tetra carcassa di criminal memoria.
      Or certo un'altra impronta di veleno
      sul rabbuiato mondo giace
      aver umiliato colei che dal materno suo seno
      nutrir ti disiò con latte di pace.
      Ver fu ieri, ver doman e anche adesso
      privar il mondo chi ancella è
      della beltà del femmineo universo
      uomo olezzante di nulla,
      rende te stesso morto e perso.
      Composta martedì 16 luglio 2019
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        Scritta da: criscri
        in Poesie (Poesie personali)

        Lisciarsi un pensiero

        Lisciarsi un ormai estinto pensiero
        del disconoscersi è ormai orfica missione
        tra tremanti strenne di sensazioni mai aperte
        di speme di cui asfittico son io custode.
        Di impallidita estetica l'inestirpabil dardo
        è quest'insensato svolazzare
        di un poetare che l'ali ha rattrappite.
        Composta martedì 16 luglio 2019
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          Scritta da: Samuele Iattarelli
          in Poesie (Poesie personali)

          Maltempo

          Non credo sia egoismo
          Oppure semplicismo

          Ma quando c'è tempesta
          Il mio cuore fa festa

          Non so perché ma senza pioggia
          Le mie giornate son piene d'uggia

          Il brivido che sale
          Quando il vento è anormale

          Quanto è dolce il suono
          Di quel potente tuono

          Preceduto senza sosta
          Da quel fulmine che m'illumina la vista

          Oh il temporale
          Porta via tutto il mio male

          E così se il cielo è mogio
          Il mio umore non è più grigio

          Forse si questo è egoismo
          Ma il maltempo è il mio entusiasmo

          Quindi sole ti chiedo scusa
          Ma a volte anche io ho bisogno di una pausa.
          Composta sabato 13 luglio 2019
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            Scritta da: Antonio Belsito
            in Poesie (Poesie personali)
            Attraverso il cuore
            senza petto
            il coraggio
            senza fegato
            lo sguardo
            senza occhi
            e mi soffermo
            e ricordo
            la scia delle spighe di grano
            il sudore nei solchi dell'orto
            le parole posate sotto il castagno
            le tarantelle improvvisate
            sotto la chioma di ghiande
            raccolte come perle dorate
            da cibarne i porci
            e partenze improvvise
            verso miniere senza tempo
            senza luce
            a volte
            pure senza ossigeno.
            E rinviene
            quel berretto di dignità
            adagiato su una testa arsa
            dalla fatica
            alleviata da un pentolino
            su un fuoco da campeggio
            accampati
            in terra d'altri
            pur di inviare Amore
            a Casa
            Casa
            come miraggio
            a rimirar in lacrime
            d'altri tempi
            ciò che siamo stati.
            SENZA DIMENTICARE.
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              Scritta da: Andrea Calcagnile
              in Poesie (Poesie personali)

              Poesia per Fabrizio De Andrè

              Nato in una famiglia benestante,
              la sua fama non giunse all'istante,
              i sublimi, dopo vengono scoperti,
              seppe fare aurei e aulici concerti.
              Gli amici sapevano quanto valeva,
              la sua unicità era la sua leva.
              Poteva campare con la sua eredità,
              ma preferì cantare in tutta libertà.
              Era timido, pigro e fumatore,
              ma della poesia era il dottore.
              Amava la campagna e amava bere
              per rallegrare la vita nelle sere,
              amava i suoi figli e sua moglie,
              ora lei possiede tutte le sue gioie.
              Deturpato da un funesto evento,
              mesi di tristezza anche per il vento,
              la sua anima purtroppo ne uscì lesa,
              poi la penna, la fece divenire illesa.
              Faber, era il suo soprannome,
              al suo amico piaceva questo nome.
              Faber, un donatore di emozioni,
              che trasmette varie sensazioni,
              lui atleta e campione poetico,
              per alcuni fans è anche un medico.
              Il cantautorato possiede una stella,
              una delle più note, la più bella.
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                Scritta da: Michele Gentile
                in Poesie (Poesie personali)

                Le notti dentro

                Alle porte del mare
                bussa il canto della malinconia,
                è questo il silenzio
                nel quale ti invito a entrare.
                Vele logore di attesa,
                alla deriva nei secoli,
                disperiamo porti immaginari,
                dispensando memorie senza passato.
                E le notti dentro intanto
                urlano,
                imprecano,
                ci leccano
                ci spogliano
                ci uccidono,
                ci salvano
                come fari ritti nelle tenebre,
                cattedrali sudicie di vanità.
                Con promesse,
                con menzogne,
                con carezze
                con partenze e ritorni,
                con perfide verità,
                con lastre di mero sole
                conficcate nel cuore.
                La città è sepolta dai suoi stessi affanni
                le luci lontane si perdono nella nebbia,
                spasmi oramai divorati
                dall'implacabile assenza.
                La solitudine non prova pietà
                per queste mani che pregano,
                che implorano il cielo di far piovere
                un briciolo di pace.
                Così quel dio che non vuole tornare,
                quel dio che non ricorda chi ha costruito il suo altare,
                bivacca nei ricordi in compagnia della morte, baratta la croce con un pugno di sale e le scritte sui muri d'improvviso, non fanno più nessun rumore, le notti dentro l'anima, come per magia, non possono più farci del male.
                Composta giovedì 4 luglio 2019
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                  Scritta da: Lucchetto
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Lo Specchio

                  Triste pigrizia che ancor mi adorni di svariate cose a me conformi, si che io mi ritrovi come in uno specchio a guardarmi ogni giorno sempre più pigro stanco e vecchio, tu che mi circondi di inutili ricami e fai per me che presto o tardi non sia oggi ma ancor domani, lascia che io sogni che un giorno arrivi a quel momento che anch'io mi privi del più misero sgomento, che rimpianger più non possa quel or so di non essere mai stato. Lascia che la pace mi si adagi e che la tristezza non m'avveli con la speranza che prima di patir l'ultima immagine riflessa possa anch'io comprendere il limite di ogni mia più ardita mossa.
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