Poesie personali


Scritta da: Simone Sabbatini
in Poesie (Poesie personali)

Spengo la tv?

Telecomando e sempre le comanderò
Queste aritmie impulsive sempre le nasconderò
Perché si può cambiar canale, sempre si può.
Telecomando e le raccomanderò
Queste pulsioni logiche sempre le controllerò
Basta premere un bottone che io poi le cambierò.
Telecomando me le ricorderò
Che se non le controllo verso il muro guarderò
Che se sbaglio canale troppo peggio non sarò.
Telecomando e sempre temerò
Che non me le nascondo, mio Dio più non lo so
La pila sta finendo il tasto fa e due volte no.
Telecomando e sempre tremerò
Il passo è un po' più falso, dov'è che inciamperò
Già il dito è indolenzito forse non ci riuscirò.
Telecomando e forse sembrerò
Forse più umano senza cuore diverrò
Non ce la fo? Forse meglio forse lo saprò.
Telecomando come finirò
Questo mio cuore non è mio, non lo conosco, aspetto chi lo capirò
Già il tasto scivola, mille pezzi io ne avrò.
Telecomando che me le comandò
Dall'incertezza fermo fu lui, mi risvegliò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò.
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Io!
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Ero io!
Rimasi sbalordito, la cassetta si fermò
Sono io!
Rimasi sbalordito, la
Esiste ancora io!
Io sempre esisterò.
Composta venerdì 6 dicembre 2002
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    Scritta da: Simone Sabbatini
    in Poesie (Poesie personali)

    Osservato

    Sbuca lo stronzo dal fondo del cesso
    guardingo mi scruta dall'acqua, indefesso,
    rimango perplesso. Nemmeno una scossa ne turba la posa:
    continua a studiare ogni singola mossa
    – apertura, flessione, estrazione –
    anche quando lo stagno in cui è immerso
    s'increspa, e ingiallendo si scalda
    – flessione, richiamo, chiusura. –
    Non ho il coraggio di guardare quando tiro la catena
    – avrà osservato anche il sollievo sul mio volto? –
    Ormai ho l'impressione di annegare una creatura:
    spengo la luce, appoggio la mano e mi volto.
    Ma il dubbio poi resta, se ineluttabile è il destino:
    forse s'è aggrappato, forse è ancora vivo
    temo e spero, sorrido e rimpiango
    piango e mi consolo: di suoi figli è pieno il mondo.
    Composta sabato 17 luglio 2010
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      Scritta da: Simone Sabbatini
      in Poesie (Poesie personali)

      Micromondi visibili e non

      Il vento sconquassa le fronde piovose
      che tuonano l'aria d'acute frustate;
      la nebbia confonde la nuda natura
      che suona la sera di freddi rumori.
      La terra bagnata si copre di foglie
      che cadono l'acqua sull'acqua caduta;
      il freddo pungente diventa già ghiaccio
      che trema la gente su strade gelanti.
      Il buio si veste di bianca magia:
      la coltre uniforma i colori del mondo.
      Cristalli incantevoli ingannano il tempo:
      colpiscono i sensi, l'immaginazione,
      producono strane reazioni nel cuore,
      nell'anima candide nuove emozioni.
      E allora ignoriamo quel mondo nascosto,
      la vita protetta dal morbido velo;
      quel piccolo mondo sommerso e isolato,
      la vita minuscola immersa nel bianco.
      Composta lunedì 22 novembre 1999
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        Scritta da: Simone Sabbatini
        in Poesie (Poesie personali)

        Percezioni

        Il mondo sobbalza ad ogni battito di cuore
        come fosse un terremoto in un barattolo di sale.
        E raggiunge l'equilibrio sopra un filo di rugiada
        tra un collasso artificiale e un'esplosione di natura.
        Che stare in bilico è un'arte stabile, il gioco sporco
        della vita che si batte, della storia che diviene.
        Sparisce il mondo ad ogni battito di ciglia
        su questo letto che in altri moti mi somiglia.
        Composta giovedì 26 gennaio 2006
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          Scritta da: Simone Sabbatini
          in Poesie (Poesie personali)

          Che cosa ancora?

          Non potevano bastare quelle lacrime bloccate
          dalla vergogna amara del non sentire niente;
          non bastava certamente quell'angoscia e quel dolore
          per i quali cerchi un alibi e ne trovi poi un milione,
          ed altre mille false scuse da non credere più a nulla.
          Non può bastar davvero questo senso di impotenza
          questo vuoto che t'aiuta neanche prendere coscienza
          dell'attaccamento al male, la ricerca d'un malore
          un buon motivo per morire tra la rabbia e il non-sudore.
          Ci voleva senza dubbio questo tumido torpore,
          questo tiepido calore, questo torbido rumore
          di treno che rinforza e adesso svelto fila
          sul mare dei giorni d'oggi senza sale né onde,
          senza iceberg o punte profonde
          profuse tra l'amarezza dolce d'una stupida poesiola
          e la valanga triste della neve in questa scuola.
          Composta venerdì 24 giugno 2005
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            Scritta da: GIUSEPPE CASSANO
            in Poesie (Poesie personali)
            Neanche un attimo
            di tutto il tempo che puoi
            di tutto il tempo che posso
            passerà senza di te
            senza i colori delle stagioni
            senza il rumore dei nostri passi sull'erba
            mentre guardiamo gli aloni della luna sulle nuvole di notte
            per tutto il tempo che posso
            per tutto il tempo che puoi
            anche per un attimo.
            Composta venerdì 5 agosto 2011
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              Scritta da: Cristina
              in Poesie (Poesie personali)

              Una notte di primavera...

              Cercavo una fetta di luce
              nel buio impenetrabile
              di un tempo che mi ha nutrito di illusioni...
              Camminavo senza coscienza, alla deriva
              affidandomi alle correnti della sorte
              percorsa da uomini, eventi, maschere.
              Dove andavo non so
              e mai forse lo saprò.
              Fu una donna vestita di nero
              dal nome sinistro
              a riportarmi alla realtà.
              Era una notte
              di fine primavera
              in una stanza affacciata su un corridoio
              dalle luci blu.
              Lei, io, un ronzio
              che l'attaccava alla vita
              che girava ancora quando questa vita le ha voltato la spalle.
              Lei, io, la sua voce...
              Lei, io, la nostra speranza...
              Lei, io, la sofferenza...
              Lei, io, la paura,
              Lei, io, la coscienza nella disperazione della solitudine
              di un istante,
              che tutto azzera.
              La porta si è chiusa alle spalle
              della donna vestita di nero
              dal nome sinistro.
              Ha portato con se un pezzo del mio cuore,
              ha cosparso l'aria di impotenza, incredulità, disperazione.
              Da tempo la realtà aveva abbandonato la mia via,
              sospesa a mezz'aria
              ho vagato per anni nell'incoscienza
              di un limbo dai contorni sfumati.
              Il mondo crolla a pezzi sulle spalle,
              con tutto il suo peso.
              Le luci blu sono ormai spente,
              le nuvole accompagnano la salita...
              la speranza si chiama "Altrove",
              ha i colori dell'estate e del sole,
              del sorriso e della mano dell'Angelo
              che l'accompagnerà nel mondo della gioia.
              Ciao mamma...
              Composta giovedì 4 agosto 2011
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                Scritta da: Franco Mastroianni
                in Poesie (Poesie personali)

                Nuvole basse

                Attendo senza fretta sul veliero della notte
                e guardo allontanarsi il giorno che ormai è solo scia
                non vedo terra in vista e sento il già il sapore della malinconia.

                Gabbiani i miei pensieri trafiggono nuvole basse
                mentre immagini riposte nelle stive stuzzicano parole stipate nelle casse.

                Attendo senza fretta su questo gran veliero di silenzio
                mentre scrivo parole ricolme di bisogno.

                Attendo senza fretta per arrembare il tuo vascello... e assaporarne il sogno.

                Franco Mastroianni.
                Composta martedì 2 agosto 2011
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                  Scritta da: Giulia
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Brand new start

                  Anche se non ti sembra vero,
                  da un giorno all'altro tutto cambia davvero.
                  I sogni, a lungo condivisi,
                  forse si realizzano meglio divisi
                  e tante promesse diventan evanescenti
                  assieme ad amicizie opache, non trasparenti.
                  Su quello scoglio non ancor oltrepassato,
                  ti arrampicherai, pur non avendo fiato
                  e arrivato in cima ti dirai "Coraggio!"
                  questa è una nuova pista di decollaggio.
                  Sarai come un fiore che deve diventar frutto,
                  nella metamorfosi la paura di perder tutto.
                  Ma dalle nuove vesti, nonostante i primi tentennamenti,
                  scoprirai di poter aver mille e mille giovamenti.
                  Scoprirai che nuovi frutti tutt'intorno,
                  saranno lì quando ne avrai bisogno
                  e più invitante diventerà il dolce succo del frutto
                  del petalo del fiore appassito e dal tempo distrutto.
                  Composta giovedì 21 luglio 2011
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                    Scritta da: M. Cortese
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Come ferita che si rimargina

                    Mentre ignara quel germe di vita
                    trepidante crescevi nel grembo,
                    una prova ahimè inaudita
                    il destino ti ha assegnato:
                    straziata da disperazione trovare
                    all'interno di una nascita la morte.

                    La gente avrà pensato
                    che forse non si dà
                    maggior contraddizione;
                    ma io sono sicuro
                    che il tuo dolore offerto
                    comunque ha generato
                    in te e in chi ti è vicino.

                    Incancellabile l'immagine
                    di quegli istanti atipici
                    trafigge il petto quotidiana,
                    ma impercettibile alla mente,
                    come labbri di ferita
                    che lenta va rimarginando,
                    prepara il cuore ad affrontare
                    un dolce compito inatteso:
                    più amare d'essere insegnante,
                    scoprendo in volti pur diversi
                    i lineamenti del tuo bimbo.
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