Poesie personali


Scritta da: Foriero112
in Poesie (Poesie personali)

La nostra Valle

Quel profumo di erbe madide di rugiada
che alla mattina si sente quando sorge il Sole
muove l'attenzione dei sensi
e l'eterno Amore per la nostra valle.

All'alba, il respiro lungo e profondo
del bosco sottostante, libra nell'aria tersa
una leggera atmosfera carica di profumi
e di silenzi irreali, prima che il nuovo dì
consumi la dolce intesa tra la terra e il cielo.

Pigri nel nido, gli augelli, s'apprestano a volare
e dalle grondaie il giorno ad allietare.

Piccole nubi evanescenti fan da contorno
a questa atmosfera irreale mattutina
e la sorgente gàrrula e profonda
con il tintinnio dell'acqua trasparente
rompe il silenzio nelle antiche sponde.

La notte come d'incanto s'è involata:
il Sole ha vinto l'ombra
tutto è radioso: il villan sull'aia
sta riducendo il legno diretto alla legnaia.

Pieno di lena, forte nel suo ardire
nel contempo intona una canzone
a ringraziare il Mondo e il suo Creatore.

Quanto calore! Quanta devozione!
In quelle note semplici e gentili!
L'animo sincero, il cuore innamorato
di questa valle che abbiamo tanto Amato.
Composta martedì 30 novembre 2004
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    Scritta da: Mr WildCard
    in Poesie (Poesie personali)

    Inno all'amore

    C'era un vecchio che urlava al passato
    distinto, confuso e molto adirato
    nessuno capiva perché piangesse
    lacrime amare tra le ciglia spesse
    con fare agitato e occhi da folle
    chiedeva indietro la donna che volle
    parlava alla morte constantemente
    chiedendo risposta inutilmente
    un dì un'ombra nera apparve nel vuoto
    e l'uomo impietrito chiese all'ignoto
    un sol desiderio da realizzare
    la sua fanciulla veder ritornare
    così l'oscuro gli tese la mano
    scese nell'ade come un fagiano
    e dentro la lava rossa e fumante
    vi era l'amata affascinante
    il cuore del vecchio sembrava bruciare
    il volto allagato come nel mare
    un bacio d'amore e forte dolore
    suggellò l'incontro con grande bagliore
    allora l'ignoto chiese uno scotto
    staccando i due amanti con un sol botto
    vita per vita amor per amor
    per uno l'uscita per l'altro il dolor
    appreso il patto il vecchio impietrì
    guardò la sua donna la quale capì
    che l'unica strada per restare insieme
    era morire e viver le pene
    che solo l'amor avrebbe sconfitto
    né penitenze né altro delitto
    l'ombra confusa allor'acconsentì
    e il sacrificio umano svanì
    l'amor tra la coppia era stato tale
    da chiamar a se la luce celestiale
    un'angelo bianco ornato di stelle
    colse nel manto le anime gemelle
    raccontò lor che li aveva salvati
    né la preghiera né abbracci spezzati
    solo l'amor e il suo vigore
    solo l'amor che regna nel core.
    Composta lunedì 17 gennaio 2011
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      Scritta da: Mr WildCard
      in Poesie (Poesie personali)

      Memorie d'amore

      Vedo qualcosa di speciale nell'immenso
      e il mio cuore batte di ardore intenso
      guardando il cielo e il sole rovente
      e nuotando nel mondo in controcorrente;

      Ho occhi velati dal triste rimpianto
      e gocce di pioggia nel volto di santo
      piango l'amore dimenticato
      volgendo uno sguardo al triste passato

      parlo alla notte e penso al destino
      scende una lacrima sopra il cuscino
      chiedo alla luna solo un perché
      e di risposta no non ce ne

      steso sul prato osservo le stelle
      penso a memorie e serate belle
      volti distorti amici del cuore
      sorrisi sbiaditi in un sol bagliore
      tornano in mente gioiosi ricordi
      che suonano chiari come gli accordi
      di questa musica dentro al mio cuore
      piena d'amore, si, solo d'amore.
      Composta domenica 16 gennaio 2011
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        in Poesie (Poesie personali)

        Figlie

        Siete entrate nella mia vita
        perché io l'ho scelto.
        Frutto
        di amore vero,
        siete qua
        a trasformare
        i miei sogni
        in felici realtà
        e consapevoli gioie.
        Siete qua...
        e il solo pensiero
        del vostro esistere
        annulla
        e i dolori della vita
        e le inevitabili
        inquietudini.
        Composta giovedì 3 febbraio 2011
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          Scritta da: Foriero112
          in Poesie (Poesie personali)

          Sospesi ora siamo

          Occhi lacrimanti guardano quest'atollo ingrato
          occhi senza più luce, spenti, in questo bel Creato
          argini possenti in valle eterna sorgono nell'Anima
          a limitare il fiume d'Amore che scorre copioso
          illuminato da raggi di luce radiosa di Sole.

          Ibridi destrieri, cavalcati su intricati sentieri sospesi
          nelle profonde cavità degli azzurri e vaporosi cieli
          guidati da Anime vezzose, ridenti, serene e capricciose
          con mani di vento, piedi di rubino, scarpe di pensieri.

          Dondolanti, fluttuanti, esposti ad ogni soffio di vento
          luccicanti scie di armoniche figure uscenti dall'oblio
          ancelle voluttuose, servili e premurose, adagiate
          su letti di sospiri: tenere illusioni del tempo giovanile.

          Amore nell'Anima, un abbraccio caldo sul cuore
          le pene della Vita sono finite, portate all'oblio;
          rimane un sogno fluttuante, leggero, in questa Valle
          vibrante con artigli forti conficcati sul sentiero:
          il sogno che ci ha lasciato un Uomo unico e sincero.

          un sogno di Pace, di Perdono, un sogno di Comunione
          di Giustizia e Uguaglianza per i popoli della Terra
          vivendo delle nostre pene, calmando il nostro dolore
          portando a noi, Peccatori, la luce del Signore;
          "guidaci ancora durante il cammino, Uomo Divino! -

          -Le Genti tutte Ti amavano, ti chiedevano la Libertà.
          Tu, insegnavi ai Popoli in Guerra, Fratellanza e Verità!
          Sospesi ora siamo, su ali consunte e doloranti
          in questo Mondo carico d'Odio e di Dolore
          senza più il tuo carisma che ci dà serenità.

          Prestaci un ultima volta il Tuo sorriso;
          con il volto immerso nella luce Divina
          bacia la nostra mano laboriosa e contadina
          e porta la speranza di una Vita nuova
          in chi l'eterno abbraccia, e nel buio riposa".

          Silvano Montanari.
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            Scritta da: Armando
            in Poesie (Poesie personali)

            Carrette del mare

            Le mie speranze io l'affido al mare,
            la stessa acqua unisce le due sponde
            sembra a nuoto si possa attraversare
            quando placide riposano le onde.

            Ma le visioni che offre la natura,
            si impattano con la nuda realtà
            stipati al sole e al vento è cosa dura,
            come saziar la fame non si sa.

            La fiducia sempre ci accompagna
            il sol tramonta e rolla la paranza
            il tanfo sale, attorno a noi ristagna.

            Ci aiutano le luci in lontananza
            l'onda solleva l'acqua tutti bagna
            s'avanza al buio, vince la speranza.
            Composta venerdì 14 gennaio 2011
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              Al mio maestro peppino

              Cinquanta d'anni ne son già trascorsi
              e sentieri impervi tanti ne ho percorsi
              così come puranco, assai di rado,
              varcato, serenamente, ho qualche guado.

              Ma sia che tempesta o bonaccia fosse
              giammai lo pensier mio da te si mosse
              e, per i ricordi del tuo grande affetto
              t'hò, piacevolmente, tenuto nel mio petto.

              Rivedo il lungo, dolce viso sorridente
              in quell'amabile fare accattivante;
              ricordo quel primo assai felice incontro
              che ai timori miei non fu riscontro.

              Avvenne il quinto giorno di lezione
              che perdemmo con "Turuzzo" la ragione;
              ci accapigliammo come due leoni
              per la macchia d'inchiostro sui calzoni.

              Mettesti me sulla coscia destra
              "Turuzzo" lo ponesti sulla sinistra
              e facesti che morisse quel rancore
              donandoci il sorriso del tuo amore.

              Stretti ci trovammo in un abbraccio
              mentre le lacrime solcavano le facce.
              Una carezza ancora, un bacio in fronte
              e fummo alla lavagna a far la conta.

              Questo il primo insegnamento che mi desti,
              tant'altri mano a mano ne seguisti
              e lo facesti con la nobile arte
              che dello spirito tuo faceva parte.

              Il senso di Dio nascere mi facesti.
              di Colui che dal nulla creò i Corpi celesti;
              di Chi tutto sa, tutto conosce e vede
              e dona vita eterna a chi Gli crede.

              Nacque, così, nell'alma mia la volontà
              di pregarlo e venerarlo in umiltà.
              Questo il buon seme che mi regalasti
              dacché con pazienza e amore mi seguisti.

              Presto il seme maturò buon frutto
              tanto che ad esso da allora devo tutto.
              Infondendo con la bontà l'amore in petto
              dell'essere mio facesti un uomo retto.

              Oprare potevi solo tu questo prodigio
              col dire e il fare nel contegno ligio.
              Grazie, caro maestro mio, Grande maestro;
              per tutto questo, grazie mio caro Maestro.
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                La festa della Madonna

                Quest'oggi, quattro ottobre,
                suoni intorno sono e canti,
                vicino non son'ombre
                e i cuori paion contenti.
                Oggi è festa della Vergine,
                della Vergine Maria
                e sia grandi che piccine
                sono in massima euforia.
                Tutt'allegrezza è intorno,
                la gente si sollazza,
                sol'io da qualche giorno
                carco sono di tristezza.
                Mi piange dentro il cuore,
                sentomi afflitto e solo,
                lunghe trascorron le ore,
                dai piedi mi sfugge il suolo.
                Quel vaso di cristallo
                Mancante è di più fiori.
                Sta sopra al piedistallo
                Ma è come fosse fuori.
                È bello e rilucente
                Ma pare ombrato e vecchio:
                Gli manca la sua gente:
                Lo vedo nello specchio.
                Tre sono rimasti fuori
                Da quel cristallo puro.
                Son tre, son tre amori
                Che l'animo rendon scuro.
                In un cantuccio: In casa,
                credendo d'esser sola
                la faccia triste, or rosa,
                or pallida, or viola,
                solcata dalle lacrime
                piange una donna sola.
                Si contorce, si comprime,
                sola parla, sola ragiona.
                Alza gl'occhi all'improvviso
                E mi fissa desolata,
                mentre asciuga il dolce viso
                dice: Ahimè! Che sfortunata.
                Chiude gli occhi e chiede
                Muta: Ma perché, perché, perché!?
                Guardo in Cielo e muto chiedo:
                Ma perché, Maria, perché!?
                Dai lor figli tutti quanti
                Circondati son gli amici,
                vanno avanti, indietro, avanti
                coi parenti: Sono felici.
                Per il fare di certuni
                Io, però, non son contento,
                tutti affetti restan vani
                pel lor scarso sentimento.
                Dea Fortuna da me è scosta
                Canco pure per mala sorte
                Questo giorno solo resto
                Con due figli e la consorte.
                Lei non sa, la Dea bendata,
                che se un figlio manca in casa
                la sua mamma è addolorata
                e vien tetra ogni cosa.
                Questo giorno tanto bello
                Da quel vaso di cristallo
                Di bei figli mancan tre:
                Due Regine e un gran Re.
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                  Scritta da: Nello Maruca
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Il sogno di un sogno

                  È una serata cupa, lampi e tuoni; e
                  due nipotini dormono buoni, buoni.
                  Stanno vicino l'uno all'altro stretto
                  in quello che lor chiamano grande letto.
                  Accanto v'è la nonna, tutt'amore, n
                  che per lor prega Iddio, nostro Signore.

                  Lo fa con la passione del suo cuore
                  onde lor crescano nel di Lui timore.
                  Io sono a letto, nella stanza accanto,
                  ché il mio posto ceduto ho ben contento
                  ai pargoletti dell'innocente manto
                  giacché l'un l'altro restano mio vanto.

                  Il vento ulula forte, un gran lamento,
                  a prendere sonno, quella notte, stento
                  mentre il rumore dei tuoni di tanto in tanto
                  riporta il pensier mio alla stanza accanto,
                  a papà mio, a nonna Giovannina
                  a mamma, a zia donna Esterina

                  al papà di mia moglie, alla mammina,
                  alle mie sorelle lontane e alla vicina.
                  Tutti in rassegna passo i miei parenti,
                  ne conto tanti, cinque volte venti;
                  gli occhi sono stanchi, lacrimanti
                  così mi fermo senza andar più avanti.

                  Mi ritrovo, di botto, in un salone
                  zeppo di sedie, tavoli e poltrone.
                  Una ad una riempiono lo stanzone
                  tante, innumerevoli persone.
                  Per prima accanto a me siede mia moglie,
                  all'altro lato seggonsi le due figlie

                  seguono di mia moglie e me le due famiglie
                  e un'antenata a lunghe sopracciglia.
                  Entra a passo lento e cadenzato
                  L'Arciprete Battista accompagnato
                  Da Ciccio maresciallo e il cognato
                  Nonché lo fratel Giuseppe, letterato.

                  Con cinque germogli dal viso festante
                  i tre miei figli maschi mi stanno a fronte,
                  alla lor destra è giovane aitante
                  e accosto di famiglia altro esponente.
                  Sono i nipoti primi, alti e snelli
                  ch'anno valore di inestimabili gioielli,

                  segue la femminuccia dai neri capelli,
                  occhi castani, luminosi e belli.
                  Nella festante, gioiosa ricorrenza
                  Allieta la serata la presenza
                  Dei tanti parenti e loro discendenza
                  E di tutti i miei fratelli e figliolanza.

                  S'avvera, così, il desiderio di tant'anni
                  Vissuti in sofferenza e negl'affanni
                  Ch'anno segnato, ahimè, non senza danni
                  l'esistenza di figli nonni e bisnonni.

                  Finito il sonno s'azzera l'incanto
                  E nello core rilacrima lo pianto.
                  Giacché tutto vissuto ho nel sonno
                  Che portato m'ha a far questo bel sogno.
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