Poesie personali


Scritta da: geggio
in Poesie (Poesie personali)
Tutto
gli amici
la morosa
il bere
l'attesa

il nulla
il silenzio
la solitudine

la musica
la musica
è tutto

allegria e tristezza
noia e felicità

un branca menta
un monte negro

non cambia

noi cambiamo
noi decidiamo

cosa credere o non credere

evoluzione o gesù cristo?

carta e penna
o computer?

lasciamo e creiamo

l'italiano lasciamo

ma viaggiamo,

questa è vita viaggiamo...
Composta sabato 25 dicembre 2010
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    Scritta da: Alfonso Trivisonne
    in Poesie (Poesie personali)

    Notte prima di Natale

    È tutto fermo,
    l'aria è serena,
    pensa alla vita e girati di schiena!
    È tutto in silenzio,
    le stelle e il ghiaccio
    con te in un unico timido abbraccio.
    La strada luccica
    in questa notte gelida
    perché è l'unica
    e perciò non si dimentica!
    Quando racconti di questa notte
    parla d'angeli e di vento sotto le porte,
    che portano il bene,
    che stringono le vene
    e per una volta non pensi a ciò che ti conviene!
    Composta venerdì 24 dicembre 2010
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      Scritta da: geggio
      in Poesie (Poesie personali)

      Buon nasale a tutti voi

      Tutto non torna
      tutto non quadra
      il righello è rotto

      voi
      siete a pezzi

      infami maledetti

      la vacanza non vi spetta

      voglio mangiare un ciccione

      almeno sarò sazio

      le vostre speranze

      il nulla portano

      buon natale

      dal profondo ano

      fanculo a voi
      fanculo a voi.
      Composta sabato 25 dicembre 2010
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        Scritta da: Ada Roggio
        in Poesie (Poesie personali)

        Buon Natale

        Buon Natale di vero cuore
        Buon Natale con amore
        A chi è solo, o in compagnia.
        A chi è ricco di felicità
        A chi una casa non c'è l'ha
        A chi ha perso il lavoro
        A chi ha perso la dimora
        A chi è ricco dentro
        A chi è povero d'amore
        A chi è in cerca della dignità rubata, ferita, sgualcita
        A chi cerca una carezza
        A chi non ha tenerezza
        A chi non ha sorrisi
        A chi sogna il passato
        A chi un sogno non l'ha
        A chi guarda l'orizzonte
        A chi si confonde
        A chi è sempre solo
        A chi la vita si ribella
        Oh stella fermati un pochino, illumina il cuore a chi la vita ha dato dolore
        Porta sacchi d'amore
        Colma ogni cuore
        Buon Natale con amore.
        Composta venerdì 24 dicembre 2010
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          L'insatanassato

          Di Preziosissime pietre adorni, due gioielli
          di platino con arte di divin mano forgiati,
          che mai ad umano concesso fu far sì belli
          ad altro, di men preziosità, furo affiancati.
          Alfin che in scrigno, come in corpo anima,
          li custodisse al par di reliquie di beati
          essi, cui alto valore dato non è far stima,
          ad orafo in cura furono affidati.

          Fu l'orafo, ahimè, turbato dal Maligno
          che con fare suasivo quanto loquace dire
          a distruggere i preziosi del pregiato scrigno
          lo spinge e la ricchezza nel fango fa finire.
          Come voce umana sotto palazzi sgretolati
          miste a pianto e suppliche infinite
          due voci s'alzano a lamenti tormentati,
          per l'azione ricevuta, inorridite.

          Sono le voci di due rondinini ch'assistono
          dolenti al frantumarsi del lor caldo nido
          di Dio, la sua pietà, piangendo implorano:
          Non trasportarci, no! in altro estraneo lido.
          All'esile filo della speranza appesi
          col cuore in gola, con la voce spenta, sconfitti,
          feriti, stressati, offesi e vilipesi
          pietà, oh Dio, pietà! Perché ci vuoi trafitti?

          In un angolo remoto sono due stanche latte
          che il satanasso a calci e appulsi precipita
          in un fosso i cuori infranti, le costole rotte;
          mortificata ognuna, sì, ma non stizzita
          a sera lo guardo triste volgono al Ciel beato
          col pianto in cuore, col perdono in mente
          pregano alfin che l'orafo nel baratro calato
          al nido piagnucolante torni, serenamente.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            L'alacrità

            La mediocrità più non alligna
            ché dipartita s'è la nuvolaglia
            dacché Aliseo di sua impronta degna
            in uno con costanza la sparpaglia.

            Qual sol ch'improvviso levasi a levante
            sgretola lesto quella cupa coltre
            e manifesta sempre più saliente
            la visuale che va in alto e oltre.

            L'equanimità così tant'invocata
            ch'eternamente si credea perduta
            Essere d'intelletto ha riscovata
            e di sua mano ognun l'ha riavuta.

            In tal vivente sveglio, nobile e lesto
            che di dolcezza colma ogni suo gesto
            parmi vedere la rondinella mastra
            che costruisce il nido da maestra.

            Questi s'affanna, vola, becca, impasta
            e d'architetto la casa costruisce.
            Indi giace: Altra non ha conquista
            giacché suo oprar'esperto lì finisce.

            L'altro, il volitivo, nel fare sfonda
            e pria ch'abbia conchiuso nuova n'inventa,
            sagacemente in mente d'altri affonda
            solerte il pensier suo ch'altrui diventa.
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              La yena

              Una turpe figura, carca di lordura,
              da capo a piedi naviga nel fango.
              pelosa e brutta, verme di trattura
              Appartiene dei striscianti al tristo rango.

              Di corpo tozzo, dall'aspetto rozzo,
              da petto prospiciente a mò di vacca
              che par'essere tutt'uno al mento gozzo
              ch'accompagna lo stomaco in risacca.

              Pare un porcone, tanto ch'è cafone;
              solo sembianza ha d'umana gente,
              diventa yena accanto alle persone,
              per essa il male è il bene più fervente.

              Indegnamente siede in posto altrui,
              in loco non adatto a villania;
              qualcuno va piangendo: Ah! Dov'io fui:
              Quel posto l'ha ridotto ad osteria.

              Se, poi, parlar potessero i canneti,
              se dir potesse il loco detto Tonnara,
              se disquisir potessero gli abeti
              direbbero: Dei vermi è ancor men cara.

              Or ch'à raggiunto il sospirato trono
              l'hà reso lordo e pieno di vergogna
              perché le yene ch'anno l'oro in dono
              Gradiscono più d'esso le carogna.

              Poiché incapace in movimento
              vive la yena in circoscritto ambiente,
              raspa nel fango con il muso e il mento
              giacché di forza d'intelletto assente.

              La dignità per essa è cosa astrusa,
              per due lenticchie ha dato il corpo untuoso,
              donato l'ha come si dona cosa:
              Vergogna è di famiglia e dello sposo.
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                La Torre

                Solenne, alta s'ergea al centro Torre
                che d'onore ricopria queste sue terre;
                era rifugio di sciancati e stracchi,
                vanto d'ognuno era, giovani e vecchi.

                Tutti copriva col paterno manto.
                Mai turbativa fu, mai fu tormento,
                non discrimine mai, mai differenza;
                d'ogni seme traeva buona essenza.

                Forte s'udì, per l'aria, grande sussulto:
                Cadde tra nebbia il gran Gigante avvolto;
                Tremò la terra, le case furon scosse
                Piegò la testa, ahimè! E più non resse.

                Tra tanti ti scegliesti il miglior frutto,
                alla famiglia tu levasti tutto,
                per la sua gente fu immane sorte;
                perché non ti fermasti o crudel Morte?

                Fu il Ciel che mi richiese anima eletta,
                perciò falciai la troneggiante Vetta;
                Ma se or lo guardo volgi al firmamento
                sorrideti una Stella risplendente.
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