Scritta da: Maria Irene Mignogna
in Poesie (Poesie personali)
Pianista
Tra le note
policrome
la voce del vento.
Eco lontana
di antichi dilemmi.
Nel verde leggìo,
il libro eterno
stasera.
Pianista.
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Tra le note
policrome
la voce del vento.
Eco lontana
di antichi dilemmi.
Nel verde leggìo,
il libro eterno
stasera.
Pianista.
Canti malafemmena
mentre i sogni
volteggiano nell'aria.
Oltre i tetti
ci sono io.
Nel profumo dei vicoli.
Nella carezza
di una chitarra senza voce.
Stasera la tua chitarra
ha gli occhi di un pittore.
La fragilità
dell'alba e del tramonto.
La voce tenera
di una poesia.
Questo cercare profili,
e sguardi
lungo vie,
quest'ansia
di strette di mani,
questo ingigantire
quel senso d'abbandono
che limita
ragionevolezza
degli innumerevoli
propositi
nel non voler intagliare
solo d'apparenza
il mio giorno...
Vado per vetrine,
luccichio inutile
di desiderio
di cose che poi
trascuro,
lasciando alle ore
tracce
del mio solitario
camminare.
M'apposto
in un angolo remoto
nella mente...
e piango
la mia irreversibile
malinconia di te.
Cosa mi ha stupito,
forse la tua lucida pupilla,
o le tue movenze,
o il tuo intonare sinfonie
nel tuo andare verso il mondo...
Cosa mi ha intrigato,
forse le tue umide labbra,
il tuo avvicinarti ai
miei segreti bisbigli...
il tuo pensiero, la tua logica,
il tuo appassionarti
al tramonto promesso
ai sogni...,
la carezza materna che è in te
o ancora il tuo farmi sentire felice
nel mio esilio quando tu,
pur lontano dai miei baci,
sei ugualmente essenza vitale
nella mia mente.
Non mi soffermerò a pensare
quello che devo fare
è
prioritario
questo mio sentire
mi vestirò di vento
e
soffierò lontano i tuoi pensieri
fermando tutto adesso
per
lasciarti riposare.
Non mi soffermerò
continuerò a soffiare.
Snodato e silenzioso
percorso a tratti
mentre
immagini di noi
colmavano
gli anfratti
sonagli senza suono
facevano danzar
la mente
l'oro l'argento
il potere
le
follie devastanti
sciami d'interrogativi
seduti
accanto alle domande.
Il Còndor.
Le
Ande.
Il fontanone era così stracotto
che
si sentiva solo
e
preso dalla noia
cominciò
ad erogar barolo
spicchi ceramici
alloggiavano puntine
senza gusto
lo specchio
messo ad arte per ingannar la vista
mostrava spazio immenso... vasto
l'attore
e
il produttore
stremati dalle ore
veli sul volto
come fumo del vapore.
C'era solo pane
e non focacce.
Mammamia!
Che facce.
Non affogo nel paradiso
preferisco giocare con l'inferno,
delusioni e amarezze rubate,
stringo pugni,
vite ormai deluse,
paradisi sconfitti e
purgatori chiusi per mancanza di personale,
non voglio realtà,
voglio guardare l'infinito,
voglio abbracciare quell'angelo che mi ha maledetto,
voglio ammazzare quel diavolo che mi ha salvato,
ora e colpa mia,
stringo la mia follia,
abbandono le stelle e
sparisco nell'oblio,
la morte esplode di fronte a me
in un vortice di luce che mi trascina via,
il passato ha chiesto il conto
il presente non ha lasciato la mancia
il futuro aspetta di essere servito.
Quel sorriso se lo è
portato via il tormento
e ora non resta che
trovare la strada per
andarlo a riprendere.
Quel sorriso ha latitato
solo poco tempo
perché mai avrebbe
potuto vivere se non
ogni giorno sul tuo viso
e nel profondo del tuo cuore.
Ladra la notte,
di sogni
e desideri.
Complice il giorno,
prova a trasformarli
in semplici realtà.