Poesie personali


Scritta da: Agatina Sonaggere
in Poesie (Poesie personali)
È già sera, con mano stanca,
afferro un foglio per voler scrivere
gli affanni miei di sta giornata.

La radio parla ma non l'ascolto,
ogni tanto suona un canzonetta,
per chi forse ancor l'accetta.

Io no, sono stanca,
la mente non so dove,
confusione tatale.

Gli occhi umidi, ma non piango,
rivoglio te al mio fianco.
Dove sei, non ci sei,
cosa farai, veder non potrò mai.

Mi dicesti amore mio
non ti dirò mai addio,
lasciarti mai e poi mai.

Poi venne il giorno,
quel maledetto giorno
che da me ti strappò via
senza chiedere al mio cuore
ormai colmo di dolore
ne permesso ne ragione.

Un ultimo bacio
un ultimo abbraccio
su quelle labbra orami di ghiaccio.

Avrei voluto al mondo intero
urlare il mio dolore.
Ho preferito stretto stretto
rinchiuderlo nel mio petto.

Ma quanto tempo è già passato,
un anno, due, forse tre,
ma come poter scordarsi di te.

Senza te al mio fianco
proseguo ancora il mio cammino...
la mia penna ora poso
per cercar con le dita
d'asciugar quella lacrima
che il mio viso vuol bagnar.
Composta lunedì 22 febbraio 2010
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    Scritta da: Claudio
    in Poesie (Poesie personali)

    Prendi la mia mano

    Prendi la mia mano
    fidati adesso del mio cuore
    segui questa traccia lieve
    di vento che ti accarezza il viso
    guarda dove va
    prendi la mia mano
    e accompagnami tu
    a un nuovo orizzonte
    a un nuovo tramonto
    a cullarmi in un abbraccio
    senza fine
    prendi la mia mano
    per non cadere nelle buie notti
    di lontane nostalgie
    di offuscate malinconie
    prendi la mia mano
    io sono qui a lottare dentro te
    non ho paura so che annienterò
    ciò che ti fa star male
    ricaccerò indietro le orde di assurde
    angosce che dominano il tuo vivere
    brucerò in un grande falò tutte le tristezze
    assopite ti lascerò una luce seguila
    raggiungerai l'arcobaleno nel mio cuore.
    Composta lunedì 22 febbraio 2010
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      Scritta da: Antonietta
      in Poesie (Poesie personali)

      La musica

      Sento in me una dolce melodia,
      mi sfugge l'incanto di una nota che vibra nell'aria
      parla di te,
      del passato,
      porta in me luce, speranza, vita.
      La musica è riempire la mia anima di luce,
      dare colore ai miei sogni,
      travolgermi fino ad arrivare all'infinito,
      orizzonti perduti,
      futuro incerto, amori perduti,
      tutto viene fuori da una nota che riempie l'anima di candore e ti fa sognare...
      Composta venerdì 19 febbraio 2010
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        Scritta da: sintagma
        in Poesie (Poesie personali)
        Di te non conosco niente.
        Non conosco neanche il nome di tua madre.
        Tutti questi anni ti hanno custodito gelosamente.
        Come una perla tra le valve, il diamante nella roccia.
        Tu esistevi. Ed io lo ignoravo.
        E sebbene tu sia assolutamente estranea a me,
        sulla mia bocca il tuo nome è un grido che lacera il petto.
        Perché la tua città è una fortezza di dura pietra
        ma io non sono un conquistatore,
        non nascondo spade sotto il mantello,
        soldati in armi nel ventre.
        Io sono piuttosto un mendicante,
        un mendicante che l'amore ha
        riempito di lebbra.
        E fuggivi da me persino
        le tue mani ferite:
        non sapevi che volevo soltanto ascoltare
        il rumore del mare che hai dentro.
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          Scritta da: sintagma
          in Poesie (Poesie personali)
          La carezza profonda delle cose,
          la voce tua
          di ambra e perla,
          miele caldo nell'arido
          fiume
          del mio sangue di
          sabbia,
          mancano
          come la parola
          "mamma"
          sulle labbra
          dell'orfano.
          Lo spazio tra me
          e le mie braccia, dove
          sì imprimeva l'orma
          del tuo grave passo,
          si dilata all'infinito.
          La tua assenza
          pesa,
          amore mio,
          come il cielo grigio
          sulla testa di chi cerca la primavera,
          come il tempo che ci negò
          il tempo
          come l'aurora che non
          condividemmo
          come il vino che
          non ti offrii
          come le parole
          che non ti donai,
          perché un crudele amore
          pose la sua mano spietata
          sulla mia bocca e mi impose
          di tacere mentre mi ubriacava
          di meraviglia.
          Invano afferro le tue dita
          di creta che si sgretolano.
          Frana la terra sotto il mio
          passo perduto,
          pensando che è follia
          dimenticarti,
          amore,
          desiderando di chiuderti gli occhi
          con due baci,
          come se tu fossi terra
          ed io brezza,
          come se fossero fiori di mandorla
          i miei due baci
          e tu il ramo desideroso
          di primavera.
          Composta venerdì 19 febbraio 2010
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            Scritta da: Salvatore Riggio
            in Poesie (Poesie personali)

            Petali sul campo di battaglia

            Tra soldati i proiettili sentenziano
            la fine, il scandire degli ultimi battiti
            tra coloro che si ritengono nemici,
            Trafiggendo il loro petto macchiando il terreno di sangue.
            Tra soldati granate vengono lanciate, atterrano
            ai piedi d'un uomo. Scorre nella sua mente un intera vita,
            padre, madre, sorella, fratello, sua moglie, suo figlio, sua figlia.
            Ultimo pensiero suo fu: Non potrò riveder mai più mia famiglia!
            Lanciò urla di disperazione, urla straziati di una speranza svanita,
            quando invece il suo ultimo desiderio fu gridar il suo amore per loro.
            Tra proiettili che sfrecciavano nell'aria e corpi inermi distesi al suolo,
            in questa distesa tinta di rosso, osservai quest'orrendo spettacolo
            scorgendo l'ultima lacrima che quel soldato poté versare
            e col frantumarsi sulla terra fece un piccolo tonfo seguito da un botto,
            ora in tutte le direzioni giacevano i resti di ciò che era un uomo.
            Perché questa guerra? Alcun senso in tutto ciò io riesco a trovare.
            Vorrei che sparassimo soltanto petali di rose d'un intenso rosso
            e che la pianura non del sangue ma da esso si potesse colorare,
            vorrei che le granate sparissero e al loro posto stringessimo il pane.
            Non voglio più veder questa cortina di fumo offuscar il cielo stellato
            ma che vi siano nuvolo bianchissime ad avvolgerlo,
            un delizioso abito da sposa per una splendida luna
            e noi sotto di essa non divisa in due fazioni ma uniti, un tutt'uno,
            senza più nessun timore, senza più aver paura.
            Si questo voglio! Ma è solo un sogno e come tale irreale
            e per non cader in sonno eterno continuando a sognar,
            anch'io dei colpi purtroppo ho dovuto e dovrò sparare.
            Composta sabato 20 febbraio 2010
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              in Poesie (Poesie personali)

              Mille colori di fiori profumati

              Miei passi cheti s'affondano nel silenzio dell'erba morbida
              sul ciglio della fossa sulla riva del campo esteso, solitario.
              Nel letto dell'acqua piovana giace la rigogliosa vegetazione,
              lo spiraglio del vento è il compagno nel mio cammino,
              bisbigliando sommessamente,
              per non rompere l'incanto dell'immensa pace divina,
              che copre la mia anima inquieta,
              persa nel silenzio del soave campo steso sotto il cielo scoperto, che
              libero a far volare le polline col vento,
              lasciar'a spuntare ogni fiore dappertutto,
              tinti con i colori della fantasia,
              della grande inaudita Libertà,
              che arde nel cuore, e
              quel campo esteso nella mente,
              tace,
              sboccia la pace,
              e io incomincio a vivere,
              a me donata,
              Vita!
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