Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Navigo nella tua mente

Navigo nella tua mente...
a vele spiegate percorro
meandri nascosti del tuo sentire,
mi insinuo in lagune a me sconosciute,
tocco ogni riva, ogni anfratto di te,
scelgo la spiaggia su cui sostare
e la riempio di me.
Incido il mio nome ad ogni sosta
sulla terra che mi accoglie
diventa essa stessa di mia proprietà,
tu, pian piano, diventi tutto mio,
mi accogli in te,
ed alla fine del viaggio sei saturo di me.
Navigo nella tua mente...
per restare e non andarmene più,
affinché' le nostre Anime sopravvivano,
invocando l'eterna luce,
e immortalando I segni del tempo
vissuto, trascorso.
Navigo e navigherò...
per sempre nella tua mente,
"Ossessione" dei miei pensieri,
e sarò per sempre tua,
affinché tu sia...
il cielo infinito
nell'aldilà' del mio Universo,
per sempre tua,
per sempre mio.
Composta giovedì 11 ottobre 2018
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    Scritta da: Gianni Marcantoni
    in Poesie (Poesie personali)

    Un'assoluta oscurità

    Sei tu la mia àncora
    e dunque spezzami come tu sai fare,
    comprimimi e gettami
    all'angolo della tua fiorente spazzatura.
    Sono vino secco lubrificato,
    amalgama infetta, vuoto totale nel senso
    assoluto di un sentimento che prosciuga.

    Con l'uncino della tua mano
    hai tirato lievemente ed hai sollevato
    la mia lingua dagli strati di pelle;
    ma ora lavami, e fai in fretta se puoi!
    Lava queste finestre che traspaiono
    sull'assoluta oscurità di sempre,
    siamo la voce velata che laggiù avverte
    e si spegne chiamando un'ultima volta.
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      Scritta da: Daniela Cesta
      in Poesie (Poesie personali)

      Tramonto d'autunno

      Corro sul sentiero delle querce
      per cercare di abbracciare l'autunno

      respirare il soffio del vento, che fa rabbrividire
      sussurri degli alberi che entrano nel cuore

      nostalgia del verde estivo che non c'è più
      a volte spezza il cuore di dolore,

      nella tempesta tutti piangono, alberi, foglie, uccelli,
      la vita che sembra che passi tra tinture maestose

      la luce stinge in fretta, l'aria perde la lucentezza del colore
      tutto sembra incerto e smorto, senza vita

      tace la foresta sbiadita, sembra una pittura ormai vecchia
      ma è solo un grigio tramonto d'autunno.
      Composta martedì 23 ottobre 2018
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        Scritta da: Daniela Cesta
        in Poesie (Poesie personali)

        VIVERE L'AUTUNNO

        Camminando tra i colori autunnali
        respirando l'umore umido di rugiada e aromi
        poltiglia di foglie in terra, bagnate dalla pioggia

        tutto sembra chiuso in un ostinato silenzio
        nella calma, quiete, pace,
        dopo la tempesta di pioggia e grandine

        sentiero d'autunno illumina il cuore,
        mentre la mente trova pacatezza di pensiero
        contemplando il grigio tramonto

        nel nostro malinconico autunno,
        piano arriva la foschia nelle
        sue molteplici e dolci sfumature.
        Composta lunedì 22 ottobre 2018
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie personali)
          Nelle ceneri delle stelle apparse
          in una solitudine
          respingente sé stessa e numerosa
          il corpo incorrotto della luce,
          le sue pupille come delle suppliche
          che lacrimano giù nell'aria buia
          ch'è l'anima di tutti e di nessuno
          trovano forse il riposo di un sogno
          col riflesso sulla schiena del mare,
          che russa senza avere le narici.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie personali)
            Anche se buio è il mare come il cielo
            tu ti ricorderai dell'umiltà,
            ritirerai l'offerta della lampada
            e chiuderai la bocca alla tua porta,
            le imposte chiuse come orecchie aperte
            ad ascoltare tutto il sonno - dentro -
            questa preghiera - morte e solitudine -
            sappi che non è cielo di nessuno -
            che non c'è alcun pianeta al tuo di sotto
            e nemmeno uno sguardo che si innalza
            a scongiurare di essere salvato -
            e Lui non è diverso da te stesso -
            si fa Pietà, da tuo amante diventa
            la più misera madre - la più liquida
            delle sculture che fa solo il Tempo,
            Tempo, quel genio artista, Tempo stronzo,
            Tempo che ci molesta, con le mani
            ci tocca, ci stiracchia, ci stravolge
            i connotati più che sottilmente -
            ma sappi il sogno non è mai supino -
            Inferno che non poggia su un terreno -
            l'anima è nuvola di fumo - bluff -
            ti risvegli e la pelle si ritrova
            sulla sabbia di scheletri pestati -
            e vieni, vieni, vieni ora ti chiama
            quest'amante illusoria che risucchia
            ancora te nella sua inesistenza -
            liane di pupille in questa selva -
            il lutto pianta in faccia il suo colore
            senza pudore di luci stellari
            gettando i fazzoletti delle nubi
            nella pena del non aver cestino -
            ché questa è Eternità - il non riposo
            il non trovarlo mai e il non saperlo.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie personali)

              Dove sei?

              Qualcuno, l'eco della mia memoria,
              l'ha definito Dio ed ha condannato
              la libertà d'azzurro dello sguardo
              ad una sbarra unica di buio,
              dei finti pentimenti della luce
              che singhiozzano le loro ragioni
              ai tribunali infimi degli uomini,
              ecco, quello che sono queste stelle,
              non ti danno nessuna assoluzione,
              tu gridi nel silenzio e chi ti ascolta
              è il silenzio stesso seppellito
              nella tomba di un vento che non c'è
              "nello stanotte dell'eternità".
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie personali)
                Dire addio alla luce, e ché sia il nero
                il colore che illumini la vita
                questo lo sa nel sonno il senza sogno,
                lo sente e non lo può testimoniare
                nella sua solitudine abissale –
                s'aprì come oceanica voragine
                a separare il petto dalla schiena
                si trovò a navigare solo al centro
                senza potere arrivare alle sponde –
                che cosa vuole dire questa Luna
                che come ultima ostia viene offerta
                alla fame notturna senza labbra,
                al fedele che non è una persona,
                a un sacerdote che non può più esistere,
                la fase intera è la sua comunione –
                vive d'ossa la vita che si nega
                nell'aldiqua che al corpo pur prolunga
                il suo tempo di permanenza.
                In corso
                le esequie, il lutto il cielo lo ha vestito
                fino a cambiare colore di pelle,
                ma l'anima dell'aria è pur la stessa,
                incolore, impalpabile, sfuggente,
                trafitta, trapassata, già guarita
                dalla ferita di un passaggio insonne –
                O angeli vegliate su di me
                le lacrime remote dei riflessi
                mi cadano alla tomba che ora sono
                dice il mare col sussurro dell'onde –
                ma resta più profondo il suo segreto
                col suo seppellimento nella pace –
                strappate dalla cecità comune
                le stelle, gocce di cera consunta,
                resistenti al cadere fin nel fondo,
                custodite il ricordo col colore
                che ebbi e fui, posatevi all'ingresso –
                esso è la sola chiesa che rimane
                e non respinge alcun sguardo ascendente
                a trovare pietà nella carezza
                del suo palmo infinito, interminabile,
                prima di una Babele dimostrate
                nell'eterno presente di una lingua
                sulla pagina scritta ove parlate
                la sua preghiera – ch'è la sola acqua!
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie personali)
                  Questo mare è un inferno di quiete
                  non si vede la luce sotterrata
                  e il suo colore è
                  troppo profondo come il suo passato,
                  quando il lutto si cala sul silenzio
                  si raddoppia l'oblio
                  di un volto mai esistito,
                  lo sguardo è come fosse tutto il corpo,
                  chiede un appoggio nel cielo - è un inganno
                  che sia una vetta, eppure è in alto, è piana! -
                  non c'è guancia, né palpebra, né mento,
                  solo qualcosa che ricorda ciglia
                  e pupille e il mio corpo
                  costretto dentro a fare un passo indietro
                  il petto mosso è un passo di scarpa -
                  si corruga la fronte, il sopracciglio -
                  la pena è questa eternità esibita
                  palmi aperti a donare solitudini,
                  la clessidra del tempo si è fermata,
                  non c'è una fratellanza tra i granelli,
                  si riconosce quello che fu il Sole,
                  il firmamento è la sua autopsia,
                  cenere che lo lascia lacrimare
                  senza che cada scivolando piano,
                  ed il riflesso è un po' l'ultima carta,
                  è un dire tentennando, ma a sé stessi,
                  vorrei morire, stendermi supino,
                  voglio arrivare a fondo, io, discendere.
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