Poesie personali


Scritta da: MATTIA PIETRO S.
in Poesie (Poesie personali)

Baciandosi

Migrano uccelli dall'incerto fato,
privi di zampe, con ali di fiato
e con segreti audaci intenti,
planano lungo scogliere di denti,
nello sciacquio babelico e lieve,
mentre il respiro si fa più greve
ansima il cuore per qualche secondo,
nella stupenda apnea dal mondo.
Labbra di petali dolci e soffusi,
sorseggian saliva ad occhi chiusi
come succosa e pregiata primizia,
colti da oblomoviana pigrizia,
dimenticando le buone maniere,
senza staccarsi indugiano a bere
dal calice gocce di tenerezze,
splendide, roride carezze
che lo sguardo spia ad intermittenza,
forse a cercar di carpirne l'essenza
ma nessun gesto potrebbe emularle,
persin la parola si siede a guardarle.
Composta nel maggio 2004
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    Scritta da: Davide Bidin
    in Poesie (Poesie personali)

    Il destino di un macigno

    Son macchina
    Fisso su metallo
    Bloccato in ossa e carne
    Gelo incandescente attorno me
    Lava rattrappita entro me

    Vivo questa vita
    Nonostante il mio problema
    Perché di questo si tratta
    Un problema
    e nulla più

    Non posso più correre
    Da tempo non odo
    l'aria che la faccia mi accarezzava
    Nelle calde mattine sui bagniasciuga
    Mentre correvo ad abbracciar Marina

    Son vuoto ormai
    Non vedo nessun motivo per lottare
    Nessuna fede da servire
    Né ragionamento a cui aggrappare
    l'anima mia lesa

    Non posso più sperare
    Il raccontare di bei avvenimenti
    Di letizia e pazzia
    Che portavo dentro e vivevo
    Con tutto me stesso

    Ora son diviso
    La mia mente che un tempo così vivace
    Ora è costretta alla noia imperitura
    Il mio corpo in silenzio si lascia morire
    e io con lui

    Son così oramai
    Tutto ciò che mi resta
    Son le rimembranze
    Di tempi trascorsi in felicità
    Ch'io possa uscir pazzo

    Io son solo pietra ormai
    Il mio triste destino è già scritto
    Nient'altro che roccia lavica gelata
    Che aspetta solo lo scorrere delle stagioni
    Per esser dimenticata

    l'inutilità è il mio destino
    La gabbia di questa vergine di ferro
    Con aculei adunchi e rugginei
    Inietti nelle mie carni infette
    Il dolore è emozione unica provata

    Non vi è davvero speranza
    Per un uomo che non può più
    Essere?
    Forse troverò sollievo
    Col canto lieve del martirio

    Non riesco a viver di sola fantasia
    Il mondo è cosa fantastica
    e non riesco a immaginare
    Altro luogo che vorrei lodare
    Altra gente che vorrei amare

    Ridete lieti o angeli infernali
    Che sto per raggiunger il luogo ultimo
    e se forse errano i preti
    Comunque nel nulla correrò
    e si aprirà una nuova esperienza

    Io sto per tornare cara speranza
    Nella felicità dell'istante
    In cui istante mai più sarà
    Dimenticherò l'ultimo ricordo
    Con un abbraccio di luce ed ombra.
    Composta mercoledì 18 novembre 2009
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      Scritta da: Marco Bruni
      in Poesie (Poesie personali)

      Amore addormentato

      Guarda, ora scende la notte
      non mi lasciare solo,
      non andare via.
      La terra è stanca
      del giorno,
      ora riposa tranquilla.
      La strada là fuori
      è deserta è fredda
      e buia senza te e,
      si perde tortuosa nei
      mille pericolosi
      incroci del destino.
      La sabbia che sta
      nella clessidra è finita
      amore mio,
      poso ai tuoi piedi dei fiori
      e tu in cambio, getti su di me
      un velo perfetto di silenzio.
      Composta mercoledì 18 novembre 2009
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        Scritta da: Wilma Bertasi
        in Poesie (Poesie personali)

        Per Alda

        Ampia nei cieli della sera
        la pallida luna dei santi
        piange il suo caduto elfo.
        Il fumo dell'ultima sigaretta
        restituisce la voce di declino
        al cuore di poesia.
        Impugna la mano la terra del tuo canto
        e scivola dentro i tuoi versi.
        Come un fiume in piena
        il respiro della parola oltrepassa
        il suono del tuo canto.
        Scorre nella foresta leggendaria
        dove hai mostrato ad un popolo di luce le vie
        per esplorare il desiderio che alberga nel cuore.
        Con ansia leggera un soffio di echi segue
        la luce del sole nell'intrigo del bosco
        per dar forma a parole d'amore.
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          Scritta da: fagoberto
          in Poesie (Poesie personali)

          Il Bel Piacer

          Piacer non v'è più bello
          di quel che goder fa e alletta.
          Van col sospiro alterno
          tra membra aggrovigliate
          le agil mosse ed il ritmo
          del godere il tripudiàr.
          E in bramosìa il trionfo
          sempre sua magìa ripete
          il segno dell'ardore
          di sol lui si tangerà.
          Veloce alfin lo sente
          eruttando il suo salir
          e il rogo ardente esplode
          gran pace a presagir.
          Se lei poi lo abbisogni
          sia cura sua scattar
          la fiamma allontanando
          da quel suadente mar.
          Composta giovedì 29 dicembre 2005
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            Scritta da: fagoberto
            in Poesie (Poesie personali)

            Dalla finestra, malato

            Appresso al verone muto
            colgo il gocciolar del tempo
            e carabattolar m'è dolce
            nel disperato resister,
            nel coraggioso e perdente sopire,
            nel penoso metter a nanna i sensi,
            nel silenzioso e disordinato pensare,
            nel mito di sognar volti e moti
            ancor distanti.
            Dài una manciata ancora
            di sabbia dal vetro
            il sottostante ad invidiar,
            cupo risvolto
            di un tempo uguale al tempo
            nel giorno che spavaldo
            e sprezzante si spegne.
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              Scritta da: Emanuela Ingenito
              in Poesie (Poesie personali)

              In gabbia

              È in gabbia la mia pelle che
              Stilla rugiada e miele amaro.
              Dietro le sbarre mi arrendo
              e il mare è lontano, troppo
              Per poterne gustare l'odore
              e la terra che di sé mi nutrì
              d'un tratto marcisce e sprofonda,
              trema, s'agita e sprofonda ancora
              schiacciata dal cielo che mai
              così malvagio e pesante mi parve.
              Ma nei tuoi occhi io posso salvarmi:
              Tu, sola solida ancora della vita mia,
              Sfuggi alle mani e alle ali del cuore.
              Composta sabato 25 aprile 2009
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