Poesie personali


Scritta da: Marco Bruni
in Poesie (Poesie personali)

Quintetto amoroso

Per monti e per valli
seguirò l'amata mia diletta,
perché descrivere non so
la bellezza che provo
alla sua vista.
La gioia, l'amore, l'allegria
che l'impetuosa onda
della sua passione ha
gettato sulla desolata riva,
della vita mia.
Composta mercoledì 18 novembre 2009
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    Scritta da: Salvatore Riggio
    in Poesie (Poesie personali)

    Tu...

    Tu...
    Che vagabondo fin da giovane obbligato sei stato.
    Tu...
    Che troppe città nella tua infanzia hai cambiato.
    Tu...
    Si proprio tu! Che se ogni volta che hai cambiato vita
    rappresentasse una pagina di un libro,
    allora ne avresti riempito di pagine almeno una decina.
    Tu...
    Non so se non aver avuto amici da moccioso
    per te sia stato una fortuna o un peccato,
    eri sempre un vababondo solitario in questo mondo.
    Hai pianto per essere stato solo, ma lo nascondevi
    tratenevi le lacrime davanti gli altri perché tene saresti vergognato,
    era un segno di debolezza per te e questo non lo sopportavi.
    Tu...
    Che consideri comunque di essere stato fortunato,
    non averli avuto almeno significava che nel momento dell'addio
    la tristezza il tuo cuore mai avrebbe potuto sfiorare, si non l'ha toccato.
    Tu...
    Ma chi credi di prendere in giro?
    Preferisci continuare a mentire a te stesso?
    Sappiamo bene che te soffrivi come un cane...
    Avresti preferito essere dalla tristezza sfiorato
    ogni volta che l'addio si avvicinava,
    piùttosto che averla sempre avuto inciso
    nel tuo cuore che dimora per lei è stato.
    Tu...
    Che ormai cresciuto e piccolo uomo sei diventato,
    rimpiangi ciò che hai vissuto da moccioso, il tuo passato.
    Avresti voluto aver avuto un'infanzia piena di amicizie, di sorisi,
    di divertimento, di caldi abbracci come ogni bambino si meritava!
    Ma adesso ti ritrovi a mordicchiarti il labbro perché la tua non è andata
    come te speravi e ti riempie di rabbia perche sai che la tua...
    l'hanno bruciata...

    Tu... Ma perche stai piangendo?
    Io? Per... perché te mi odi...
    No, non odio te, ma la tua infanzia e ciò che ti stette intorno.
    E t... tu per... perché stai piangendo?
    Io? Le mie son solo lacrime di gioia perché
    il tuo è solo passato, una nuova vita ormai stai vivendo...
    Composta mercoledì 18 novembre 2009
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      Scritta da: Salvatore Riggio
      in Poesie (Poesie personali)

      Dinanzi a te col mazzo in mano

      Ora mi ritrovo dinanzi a te,
      con che coraggio lo faccio
      non ne ho alcuna idea.
      Son qui sperando di ritrovare
      una speranza per poter in futuro
      la nostra storia riiniziare,
      anche se dopo quel che accade
      sembrerebbe soltanto una follia.
      Intanto un petalo di biancospino
      scorsi danzare nel aria che in terra cadde.

      Ora mi ritrovo dinanzi a te con questo mazzo di fiori
      stretto in pugno, mi accorsi che tu li iniziasti ad osservare.
      Il tuo sguardo era gelido mi sembrò che le camelie rosa e rosse
      si radrizzassero da quei due diamanti, quasi che stessero per gridare
      ed ora si alzò anche una leggera brezza, ho comesso un sbaglio
      presentarmi qui da te, la speranza si sta affievolendo e ne ho paura...
      Nel fratempo la porta, le finestre sbattero violentamente per la brezza
      che semper piu forte divenne e la luna piena si nascose tra le nuvole
      nere che sembrano voler piangere e che son a forma di calendula.
      Mi sa che anche lei inizio a non sopportare quel tuo gelido sguardo...

      Ora mi ritrovo dinanzi a te ma ormai mene son pentito,
      non ce bisogno di alcuna tua parola io so già di aver capito
      allora mi volsi, mene andai e intrapresi un nuovo cammino
      col mazzo in mano che il tuo sguardo ha fatto appassire,
      finche anche il mio non si posò sulla terra poiché rimasi colpito
      da quei due fiori che per poco calpestai! Un vilucchio, un ciclamino...
      Non credo che io possa mai più dimenticare quello che nel
      mio cuore, nella mia anima in questa notte ho sentito...
      Composta martedì 17 novembre 2009
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        Scritta da: Giovanna
        in Poesie (Poesie personali)

        Perché?

        Perché in questo mondo, che è pieno di dolore,
        io sono nata solo per soffrire?
        Perché nella mia vita non c'è più l'amore
        è tutto sta crollando è mi sembra di morire?
        Perché il destino è cosi crudele è duro
        è non mi ascolta mai quando ne ho bisogno?
        Perché il mio cuore non è caldo è puro
        è sto tranquilla è buona solo nel mio sogno?
        Perché non son'serena quando c'è il sole fuori
        è sto nel mio buio come lo sempre fatto?
        Perché mi sto dicendo: "è ora che tu muori!"
        Io so che di dolore tanto ne ho dato.
        Mi faccio di continuo domande senza senso:
        perché son'infelice è piena di rimpianti?
        Non trovo alcun'risposta anche se ci penso
        è tutto intorno trema per colpa dei miei pianti.
        Composta martedì 25 agosto 2009
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          Scritta da: Giovanna
          in Poesie (Poesie personali)

          Il gioco dell'amore

          Un giorno alla mia porta
          l'amore mi bussò,
          Mi chiese di entrare
          ed io lo lasciò.
          Era gentile è bello,
          cortese è geniale,
          La sedia lui mi chiese,
          voleva solo parlare.
          I suoi occhi grandi,
          la bocca profumata
          Ed ho capito presto,
          Che mi ero innamorata.
          Lui mi parlava piano
          guardandomi negli occhi,
          "sei tu la mia scelta,
          io voglio che tu giochi.
          E tutto solo un gioco
          semplice è chiaro,
          Non puoì giocare ovunque
          perché è un gioco raro."
          Cosi io son cascata,
          Veloce ho imparato
          le regole del gioco...
          Però lui ha barato.
          E poì ho accettato,
          senza pensare troppo,
          che se finisce il gioco
          c'è sempre anche un "dopo".
          Composta martedì 13 ottobre 2009
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            Scritta da: Giovanna
            in Poesie (Poesie personali)

            Amore triste

            Vorrei salvare me stessa
            da questo mondo brutto,
            Dalla paura che ho dentro
            Dall'incertezze che ho avuto.
            Lo so che tutto passa:
            bellezza, amore, vita.
            Vorrei che resti almeno
            la mia anima pulita.
            Son'piena di rimorsi
            Sto vivendo di rimpianti,
            i dispiaceri che mi hai dato
            mi son'rimasti in tanti.
            Ma dimmi come faccio,
            Come potrei salvare,
            me stessa da questo mondo,
            Se non riesco più ad amare?
            Non mi è rimasto niente
            Il mio sorriso è morto,
            Il mio cuore è fermo...
            "Se vuoi, io te lo porto..."
            c'è niente da salvare,
            l'amore mi ha sfinita,
            Ha preso il mio mondo
            è tutta la mia vita.
            Composta mercoledì 4 novembre 2009
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              Scritta da: ElyAngel
              in Poesie (Poesie personali)

              Eco d'infinito

              Sapore d'antico,
              sussurro nel vento,
              eco di vita passata
              risuona, esitante,
              sull'onda del tempo.

              Granelli di sabbia,
              impronte-ricordo,
              ricami di dune deserte,
              designano'l vuoto
              d'un sorriso sordo.

              Cuor di cristallo,
              su ataviche paure,
              con dolor, s'infrange.
              Ali d'aquila, sogna,
              per chimeriche'venture.

              Varcar la soglia
              di porta proibita,
              inseguir una stella,
              desidera un'anima
              in cor suo, ferita.

              Risplende nel buio
              brioso spiraglio di luce
              Sospiro caldo... Dolce soffio...
              Del mio Angelo odo la voce...
              Composta giovedì 19 novembre 2009
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                Scritta da: ElyAngel
                in Poesie (Poesie personali)

                Frammenti di me

                Del mio cuor, sol ceneri,
                sparse in un mar di lacrime
                nel grido del mio silenzio.
                Il manto oscuro della notte,
                la mia anima solitaria,
                avviluppa.

                Castelli di terra, sogni,
                risucchiati dall'onda
                d'un tempo privo di pace.
                Su granelli di sabbia,
                orme contorte di rabbia,
                incisive.

                Dio dei venti soffia,
                corrodi, confondi le tracce,
                plasma e intrepido dissolvi
                frammenti di dubbi, tormenti,
                e perle di saggezza antica
                cospargi.

                Cos'è rimasto di me?
                Lo chiederò alle stelle,
                quand'Eolo respinto avrà
                nubi dai contorni indefiniti
                e un'argentea luna nuova,
                brillerà.
                Composta giovedì 19 novembre 2009
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                  Scritta da: ElyAngel
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Diadema dorato di fervida speranza

                  Come dorati granelli di sabbia,
                  come infiniti raggi di sole,
                  in ogni angolo dell'universo,
                  vi son anime e cuori dispersi,
                  dagli usi e costumi diversi.
                  Granello, sei tu, vagabondo,
                  lontan da tua terra, emigrato.
                  Nomade istinto, su dune assolate,
                  superstiste d'un vorticoso ciclone,
                  distinguerti sai, fra tante persone.
                  Come diadema di fervida speranza,
                  brilli e scintilli di luce immensa,
                  gioiosi segni di vita, al cielo, riveli,
                  oscillando nella clessidra del tempo,
                  sospinto da un'esile soffio di vento.
                  Ripudiato da intrepide onde,
                  naufrago di un'esistenza infelice,
                  porgendo ad ognuno, tua man aperta
                  rendi, manifesto, al cuor del mondo,
                  ciò che già possiedi nel profondo:
                  il codice d'un antico mistero
                  in tua natura, docilmente, celato.
                  È il fuoco del calore umano
                  che scioglier sa anche il ghiaccio,
                  dell'animo, dal freddo, più indurito.
                  Composta giovedì 19 novembre 2009
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                    Scritta da: MATTIA PIETRO S.
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Deambularte

                    Tutti gli anatomisti di gran fama,
                    concordano sulla definizione,
                    le chiaman freddi, senz'alcuna brama,
                    arti inferiori atti a deambulazione
                    ma un'opinione così tanto grama,
                    si merita la mia confutazione.
                    Le gambe non son arti, sono arte,
                    plurale femminile di bellezza singolare,
                    Vesalio si faccia un po' da parte,
                    lasci favella a chi le sa ammirare.
                    Le gambe tue sono alabastri lisci,
                    le tue caviglie bei steli di gigli
                    e dietro ogni ginocchio custodisci
                    per le mie labbra quieti nascondigli.
                    Le gambe tue quando sono spoglie,
                    d'arte contemporanea sono esempio,
                    un laico tabernacolo di voglie,
                    snelle colonne d'un profano tempio:
                    e quando corri lungo la battigia,
                    pennelli da intingere nel mare,
                    le tue dita di madreperla grigia,
                    son setole setose da sfiorare;
                    ma voi scienziati cosa ne capite,
                    di questi due prodigi che ho di fronte,
                    tanto che a Milo persino Afrodite,
                    si amputò per non subire onte.
                    I Greci ci spiegaron la Natura
                    ed i Fenici come navigare,
                    dagli Arabi imparammo la scrittura,
                    a te restò l'arte di camminare.
                    Composta nel luglio 2001
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