Tu che vedi salutami il grano che ondeggia al vento.
Tu che vedi fissa un attimo il sole ghermendone il riflesso abbagliante.
Tu che vedi conta le stelle al loro sorgere le sboccianti margherite; i rossi papaveri scanzonati, le rondini che solcano veloci le rotte del cielo, le api da fiore in fiore portatrici di vita.
Tu che vedi mostrami i sogni degli innamorati i giochi dei bambini, le speranze dei poveri i ricordi degli anziani.
Tu che vedi raccogli le rose dalla mia tomba arsa e donale là sul limite del bosco, alla Madonna che indica piangente il Suo Cuore trafitto.
Nel buio della via illuminata. Pupille rosse mi scrutano, al centro di occhi verdi. Sabbie mobili mi fagogitano. Le gambe tremano freddo è il pudore piango col sudore. Due lune nel mio cielo nessuna è mai piena. Paura primaria nel ventre. Mi adagio sconfitto. Lo battezzo.
Scappare dal dolore non è la soluzione, Il dolore va vissuto, Va accettato, Va affrontato. Coraggio mi dico. Scendi dal tuo letto e affronta la vita. Ma resto lì, immobile, con il viso bagnato. Quanto possono essere amare certe lacrime. Un po' come la vita. Un po' come questo senso di vuoto che non mi abbandona.
Non ricordo quando ho visto il tuo volto Curiosità di un giorno, sinfonia di una notte Una donna come tante, un essere speciale Non servono parole, Ora giaci nel letto e non ti so consolare Mi dolgo di fuggire da quel sogno immane Ma devo restare Tu mi lascerai e non ritornerai. Bella e fresca come una rosa Piccoli occhi vispi mi guardano Discrete e amorevoli gesta mi invadono Non servono parole, io so che tu ci sei. Nonna ti amo.