Tu, io, gli altri, sguardi, sospiri, lenti battiti di ciglia, rosse fiammelle di cento candele, ombre lunghe ondeggianti sulle alte pareti, sibili di vento che intreccia pensieri non espressi.
Ma in questo mio non dire c'è tutto quanto il dire che soltanto l'amore può evocare.
La luna, alta e intera nel cielo, illuminava il paesaggio, mentre le ombre, che correvano insieme alle nuvole spinte da una fresca brezza di maestrale, danzavano fra gli scogli bruni e le tamerici salmastre. Le onde baciavano la riva, la riva attendeva l'onda, mentre la brezza della sera ci faceva avvicinare l'uno all'altra, in quella incantevole notte di mezz'estate.
Il fragore delle onde, il profumo del mare, il rumore del vento, la danza delle ombre esaltavano, unendosi, il tuo splendore di bimba nell'attesa di una mia promessa d'amore.
Ad un tratto si dissiparono le ombre, il vento si placò, il profumo si fece più intenso e la calma del mare permise ai nostri sì di scambiarsi le labbra, nel nostro più profondo e assoluto intimo silenzio.
Per tante sere ancora l'irreale scenario accolse le nostre parole d'amore, e un lustro più tardi dal nostro primo incontro, vita a vita, sole, luna, stelle, mare, cielo, profumo, tutto: nascesti tu, a cui oggi affido, da scrigno a scrigno, da padre a figlio, questo mio incontaminato, meraviglioso, eterno, testamento d'amore.
Colonne, nude file di colonne erette verso il cielo, dalle trabeazioni spezzate, erose, rotolate giù per il crinale.
Dal didentro dell'antico tempio semidistrutto, nel silenzio più profondo, nella pace degli olivi, sulla cima della collina inverdita, mi guardo intorno, e il tempo trascorso di secoli e millenni, come l'immensità di questo cielo, mi rivela in uno l'infinito, il passato, il presente, l'incerto ed il certo domani.
Canti greci, elevantisi dall'ara più distante, echeggiano per la valle. (Ma quel metro, quel ritmo, o Cantore di questa terra travagliata, non hai tu carpito prima di riposare sotto quel pino solitario? ).
Ecco avanzarsi il temporale dalle minacciose cupe nubi d'autunno guidate dal caldo vento di scirocco.
Con il volto verso il cielo, immerso in un canto corale, raggiunto dall'acre odore di corpo sacrificale al concludersi del rito, resto così, assorto, muto, colonna fra le colonne immobile, bagnato dalla pioggia.
La stessa pioggia che da sempre cede il passo alla secca saetta che, accecante ed assordante, Giove Pluvio decreta.
Ti ho guardata: gli occhi tuoi chiari, i capelli castani, il nasino all'insù, la faccina rotonda, mento ovale, il collo lungo, nobile, stile Modigliani, la pelle chiara, lo sguardo sorridente,
con una tela, pennelli e tavolozza, ben presto avrei fissato quel momento in cui tu hai risposto al mio "buongiorno!".
Studierò disegno, mi eserciterò nella pittura, comprerò tela, pennelli, colori e tavolozza: tutto quanto occorra per ritrarti.
Attaccherò questo quadro del tuo volto nel mio gremito studio dei ricordi, nella fantasiosa galleria delle immagini belle ed armoniose che, attraverso l'arte, riescono a parlare direttamente all'anima, senza parole.
Venticinque rose rosse ho qui per te. Te le mando, te le porgo da lontano: venticinque sono gli anni che vicino sono stato, e son tuttora, insieme a te.
Vorrei dir del nostro amore e delle pene, ma conosci di quest'anni il bene e il male; questo amore che, cercando, non ha uguale è legame, e non esistono catene.
Tanti, tanti, tanti auguri a te, Graziella, ideale mia compagna della vita da quei giorni, ormai lontani, che eri "Lella".
La tanta stima per te, e non s'è assopita, questo amore che ogni giorno si rinnova, tutt'e due ne son per me la vera prova.
Il rischio di cadere è sempre lì... mi aspetta non faccio retromarcia avanzo... nel mio continuo bisogno di ricerca non ho corazze non uso maschere di cera ed è pesante... sorreggere uno scudo
Sono felice di mostrarmi a te... senza vergogna davanti a te... completamente nudo.
Tutto tace dentro me nessuna emozione m'investe solo anonimo silenzio adorna il nulla che è dentro me lascio che sia in attesa di tempi migliori
Intanto, affacciato alla finestra, osservo compiaciuto il ridestarsi della natura il fiorire di mille colori e gli uccelli che festosi s'incrociano in volo mi unisco a loro nell'attesa che il sole torni a brillare In me.
Le parole possono ferire, Possono trasformarsi in macigni, Che lentamente cadono giù, Ti colpiscono, Ti distruggono. È un terreno troppo fragile quello della vita, Troppo pericolante per farti sentire sicura. Ti aggrappi ad ogni speranza, Ma sai che tutto può crollare da un momento all'altro. Cerci di scalare quella montagna che tutti chiamiamo vita, Ma sai che non è così semplice, Richiede sudore e fatica, Richiede determinazione. Ma devi andare avanti, non puoi fermarti. Anche se hai paura. Anche se ti senti solo nei tuoi passi. Ogni giorno è un passo nuovo, Non importa quanti passi indietro dovrai fare, l'importante è non fermarsi mai.