Ma cosa ci facciamo sopra questa terra se io ti porgo le mie mani nude e la pota tua si chiude
Ma cosa ci facciamo sopra questa terra non ci guardiamo più negli occhi guardiamo a terra
Ma cosa ci facciamo sopra questa terra attaccamenti alla materia attratti dal denaro anime dal gusto amaro
Ma cosa ci facciamo sopra questo mondo se non mi dai una mano vedendo... che vado a fondo
Ma cosa ci facciamo sotto questo cielo se quello che diciamo non è vero
Ma cosa ci facciamo vicino a questo mare siamo capaci a dir che bello lui intanto muore Ma noi cosa ci facciamo sopra questa terra Noi? Noi non possiamo mancare sopra questa terra Perché? Perché noi... siamo la guerra!
Come la notte buia senza chiaror di stelle l'incertezza a se stringe l'anima scalfendo la sua essenza Dubbio e paura la prendono per mano silenti la conducono verso l'inquietudine.
Una docile quiete lentamente colma il vuoto della mente, mentre sopportazione e pazienza si mescolano ad uno strano dolore.
Danza l'l'afflizione al suono assordante della melodia del silenzio indifferenza e torpore, inseparabili amici si divertono mascherati nel gioco dell'ipocrisia mentre, una dolente calma, temperata da una strana dolcezza, forgia e rende salda la natura dell'essere.
Aspettavi un segnale che ti parlasse di Me, ma vedi solo le nuvole, e ti chiedi perché. Forse stai pensando che questa poesia, sia solo il frutto di una folle utopia, ma se la rileggi con molta attenzione, troverai le parole che appartengono al tuo cuore. Tu sei la materia, io sono l'astratto più volte mi osservi col tuo volto distratto, tu sei l'artefice di una partita infinita che da noi è l'eterno, e per voi è la vita. Più volte mi sfiori col tuo dolce pensiero, ma ancora non credi che mi parli davvero. In ogni porta che hai aperto, senza alcuna fatica, hai trovato di certo, una chiave un po' antica, che ha vissuto millenni, ed è ancora perfetta, perché è l'arte di un Uomo che all'ultima porta ti aspetta. Io sono la tua guida il tuo consigliere, colui che bisbiglia la tua mente a dovere. Ma spesso il tuo udito al quanto distratto, vorrebbe ascoltare la voce di un matto, che sbatte le porte, e ti apre i portoni per farti passare sventure a milioni. Ascolta il tuo istinto c'è dentro il mio amore vedrai che d'incanto spunterà fuori il sole!
Sorella mia Il primo lungo abbraccio ieri Sei scoppiata in un pianto irrefrenabile, no tu non devi piangere, tu non devi Io posso, io so soffrire io so sopportare io devo lottare io devo riconquistare ciò che mi è stato estirpato dalle profondità del mio cuore della mia anima Non guardarmi con pietà Con sofferenza Sii serena che son venuta Sii felice che io ci sono Sii felice che respiro Il primo vero e lungo abbraccio d'amore fraterno ci son passati un ciclone di anni ma non importa importa che ce stato e sento che ce ne saranno altri col tempo di serenità avvenire Grazie il mio cuore sorride guarisce con gli abbracci Veri.
Tutto tace: il silenzio vaga nei sentieri lo sguardo si perde nella coltre fitta della nebbia.
È inverno la morte sembra circondare, forse un illusione
un apparire nascosto
inafferrabile; si ode solo un richiamo in lontananza un lupo oppure un cane, animali inquieti che cercano cibo lasciano orme, diventano preda...
La stagione avanza: un vecchio dai lunghi capelli e barba bianca ricopre la valle, e il gelo scende con la sua cappa di cristallo.
Mistero... vento... tutto un sibilo che trascina in un vortice invisibile di fili di seta, la parola è muta il respiro è affanno, ma...
Solo nelle case un dolce tepore porta ristoro è bello guardare il fuoco acceso... riscalda l'anima ritorna la fantasia, la mente regala emozioni intense... il cuore arde d'amore.
Ora... che mangiavo pane e silenzio l'angoscia è di nuovo tornata; un brivido al suono del campanello è arrivato l'inganno... Esseri inquieti assetati d'orgoglio infieriscono di nuovo sulla piaga...
Silenzio è il mio motto: ma l'onta subita si affaccia di nuovo e l'inganno operoso dell'intrigo più nero abbevera l'egoismo.
Infinita la sete di finto buonismo apparire mai essere, solo maschere disgustose.
Ora che mangiavo pane e silenzio torna il gioco della fame più nera, dove perde l'amore e vince lo squallore.
Silenzio è il mio motto: ma, l'egoismo ha sete, beve il coraggio di un gioco vile. Ha bisogno di gioire per mascherare il suo inganno, e l'intrigo si fa duro nel giorno più nero...
Le braccia ed il volto supino sul cuscino gli occhi nel vuoto della notte buia... a volte il freddo della solitudine mi ghiaccia anche l'anima... cosa darei per una tua tenera carezza... cosa darei per il tepore del tuo corpo... cosa darei perche il respiro che sento da sempre nel silenzio fosse il tuo... compagno dell'anima mia... a volte vorrei che esistessi... nei miei colori... nei miei profumi... tra le mie dita... sulle mie labbra... intanto continuerò a sognare... di te.
Così sei andata via senza salutare mi hai lasciata qui passo il tempo ad aspettare seduta in riva al mare sulla nostra spiaggia di ricordi dove sola ora non so più dove andare cosa fare dovrò far finta che non sia successo che non è vero che ti ho perso se ne andrà anche L'odore sul maglione preso di nascosto dal cassetto sentirò la tua voce nel vento?
Quale Dio ci ha diviso perché tu e non io? Quale Dio egoista ti ha portato via fin da quando tu sei nata sei sempre stata solo mia.
Quello che tu vivi io lo sento quello che tu senti io lo attendo ti seguo attraverso luoghi che percorri instancabile mentre qui ora il tempo ha rallentato anche lui sospira inspira E poi dolcemente espira... si è fermato fra queste parole anche il tempo ora aspetta come me per rispetto di un cuore che soffre un tempo che non è tempo se si ferma dinnanzi a questo amore un silenzio che non è silenzio se lo sento gridare parole confuse che forse non ti dicono niente E non sai che sono per te invece versi che raccontano la nostra storia la più pura delle storie d'amore.