Sono locomotiva e non ho mai messo freno al nascer delle cose mie d'istinto in viaggio verso una giornata grigia o un cielo variopinto
Non ho mai parcheggiato il cuore alla stazione non è mai stato fermo viaggia in simbiosi all'emozione
Poche volte son rimasto sui binari e poche anche le volte che ho rispettato orari
Nel diario mio di bordo qualcosa ho annotato so quando son partito i posti dove più mi son fermato o quelli che andando via guardavo indietro
Continuo e vado avanti accrescendo sempre più in velocità fermate obbligatorie le necessità
Ad ogni viaggio sento il peso l'aumentare dei vagoni vagoni d'esperienze ricordi ed emozioni brucia nella caldaia il combustibile delle passate mie stagioni
Non mi sono mai chiesto la via presa dove vada e non mi chiederò mai se era giusta questa strada.
Andiamo, mia fragile mente, andiamo ad accompagnare le ragioni al precipizio. Le follie infantili ridono di noi ci offrono baci e smorfie come calici di vino rosso. Io mi gusto l'aspro ritratto di un volto che sposa l'assenza e con voi mi nascondo sotto gli artigli di un dove senza senso. La realtà ci punzecchia con le arie d'acciaio fino a spostare le nostre ombre con una scossa di silenzio pallido. Ci scivolano addosso i singhiozzi del cielo e vecchi canti di rane nere. Tutto ci soffoca, i giorni, i cespugli, l'orizzonte. Andiamo. Andiamo a chiudere le porte del nostro dolce assurdo.
Un piccolo particolare inebriante racchiudono le tue armoniose labbra. Una debole carezza sui mie occhi per una dolce smorfia nel mio cuore. Fuggi da me mio bellissimo cigno il tuo amore è lì... lontano da me.
Fiori che ridono al nascere del giorno ruotando le corolle ombre notturne rimaste in sospensione trovano spazio tra le zolle richiami d'acustica natura emettono le raganelle saltando come molle
Cicale si preparano a ripetere lo stesso suono dalle mèsse antiche hotel seminterrati alloggiano le instancabili formiche entate sotterranee gli ampi magazzini che conservano le spighe
Travi di piccole radici che sviluppano potenza a piante dal fusto fiero trattengono le frane in gallerie dove passeggiano le talpe dal lucido pelo.
Esprimo grato ringraziamento alla natura quando mi porta in cielo.
Con quanta cura ed abilità sappiamo vestire ed abbellire le parole
Quanta arte nell'imbellettarle talvolta smussarle, mitigarle fino a ricoprirle di melassa Quella patina grassa che ne altera il sapore il colore e l'odore
Ma alla fine spogliate di tutti gli attraenti ornamenti le parole escono dal fumo sprigionando il loro vero profumo
È inconfondibile il profumo del credibile
Parole nude di chi non allude di chi non illude Dette in modo semplice soffice e vero anche quando il dire è severo.
Tienimi stretta, stretta al tuo cuore, presto dai vieni senza indugiar, la notte grida, è nostra amica lei è la sola che può perdonar. Dai presto vieni... tienimi stretta, tienimi stretta, stretta al tuo cuor. Dove conduce, questa bugia, dove ci porta per farci sognar... Sarà la speme a trovar la via, in questa stanza, con giusta cura, angusta e scura, senza parlare, senza sentire, parla l'amore, spenger la luce, poi tutto tace, parlano gli occhi, solo d'amor. Godiam degli attimi, che ci concede, dolci carezze, dubbi e incertezze non siano gli ultimi, questi sospiri, godiam degli attimi tutto l'ardor. E caldi baci, non siano gli ultimi, perdon al cor speme e dolor, perdona al core, non siano gli ultimi, vano impedir questo suo ardir.
Cosa sento? Cosa provo? È vita, è musica, è note, è poesia, è andar via È un cielo stellato in un giorno annebbiato, è la pioggia calda sul mio nudo corpo, è un fiore sbocciato in un deserto arido, è mistero tra ciò che è vero, è gioia in mezzo a tanta noia, è luce, è amore in mezzo a tanto rancore. Non so ciò che sento, non so ciò che provo, ma so che ci sarà sempre la mia canzone preferita, la mia ardua salita, la mia poesia mai finita, la mia amicizia riuscita, sento, che per me ci sarà sempre una storia immensamente infinita, la mia vita...