Scritta da: Francesco Tavanti
in Poesie (Poesie personali)
Stelle
Allungo e infilo il dito in uno degli innumerevoli fori da cui proviene la luce. Lo allargo per vedere cosa c'è oltre. Ne rimango accecato.
Composta nel 2010
Allungo e infilo il dito in uno degli innumerevoli fori da cui proviene la luce. Lo allargo per vedere cosa c'è oltre. Ne rimango accecato.
Mietitrebbie solitarie, come navi solcano il mare dorato, e l'ispida scia, viaggio dopo viaggio, dilaga sulle onde mosse dal vento caldo. Alla sera c’è bonaccia in questo piccolo rettangolo di mare.
Nei suoi occhi,
il mare della speranza.
Fammi volare via
in pensieri gravitazionali.
Anima,
fammi sognare
una nuova vita.
Dove cuore,
nel silenzio del cielo,
raggiungono
un amore eterno.
Io vedo un mondo triste e oscuro,
io sento i dolori della gente per strada,
io osservo la natura malinconica,
io trovo il loro cuore vuoto.
Cerco qualche speranza,
in quel poco che resta,
in ciò che trovo,
non mi sento al sicuro.
Amore e fiducia,
devono essere provate,
odio e invidia,
devono essere sotterrate.
Vorrei che il mondo,
fosse limpido,
come un ruscello,
che tutto porta via
e trasporta nuova vita.
Fratelli e sorelle,
dovremmo considerarci,
ma in questo abisso profondo,
non so se ci si possa fidare.
La verità
Giallo sole
azzurro cielo
viola viole
verde stelo
quasi tutto ormai assegnato alla razionalità
che con il tempo ti fa dar per certo le qualità.
Ci sono eventi che ti portano a trascendere,
ricreando quello squilibrio ormai lontano
e come fosse un fioco braciere,
riaccendersi nella bellezza di un essere umano.
Scorci di luce
inattesi
imprevisti vagano
per questo inferno.
Acque di oblio
lacrime, grida senza vita.
Ho sognato un bimbo
che non piangeva,
libero di sbagliare.
Un vago ricordo di Dio
sarà il mio domani.
Un principio senza senno
una casa dove annoiarsi,
il canto dei gabbiani.
Scorza di luce in attesa...
gli abissi sono il mio approdo.
Ci riascoltiamo
inaspettatamente dopo trent'anni
e si capisce subito che la vita
ci è passata addosso.
Come un picchiatore incallito
ci ha inseguiti in ogni angolo del ring
ha massacrato i nostri visi
i nostri fianchi di ragazzi giovani e belli,
ha deriso le nostre innocenti reazioni d'orgoglio
ci ha fiaccati
e nuovamente colpito duro,
ma questa volta i colpi arrivano dentro.
La nostra pelle è ormai priva di sensibilità
ma dentro, qui dentro
siamo ancora teneri come un tempo
e fragili,
molto più fragili di quel tempo.
Ci rivedremo
per guardarci le rughe
per scorrere con le dita le cicatrici dell'altro
per sorridere di questo momento
testardo e presente,
non ancora passato.
Il caldo l'estate la spiaggia la sabbia,
la luna che guarda lo sdraio che culla,
le stelle che brillano di luce la notte,
il mare che sbatte le onde sul ponte.
Le voci portate lontano dal vento,
il sole nascosto da un raggio di luna,
la mano accarezza e nasconde l'ora,
la sete che indugia sulla pelle scura.
Il tempo sospeso per un momento,
le labbra salate danno il consenso,
anche le stelle son ferme a guardare,
mentre le onde accarezzano il cuore.
L'estate di notte apre le sue porte,
tracima la passione celata dal sole,
con sentimento e un po' di magia,
la mente è in un sogno e vola via.
Avevi sete hai bevuto,
avevi fame hai mangiato,
avevi voglia di un sorriso,
ma nessuno te l'ha dato.
C'è una goccia di rugiada,
sopra il viso di una fata,
che cammina fra la gente,
non si vede e non si sente.
Solo gli occhi di un bambino,
leggono il volto di chi è puro,
cogliendo dal suo sguardo,
quella lacrima di rimpianto.
Piange questo cielo in una notte senza stelle
sfiora prati ormai bruciati da raggi senza meta.
Luci sparse sul sentiero oscuro
freddo manto della notte.
Un corpo abbandonato dall'anima andata oltre
troverà semmai una strada tracciata nell'infinito
resta leggero un segno di un percorso disegnato.
Lacrime senza gioia consolano la terra
per un'anima lasciata in balia della sua guerra.
Trova pace gioventù, meritevole il tuo passaggio
tu che pur soffrendo hai scelto un lungo viaggio.