Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)
Non è facile mascherare le parole
punti e virgole sparpagliate
come gocce in un bicchiere,
ma credo che, con una penna,
ci si possa capire, parlare
riuscire a toccarsi piano
con il semplice calcare della mano.
Che senso ha parlare con la gente
se poi la verità sta chiusa, strozzata,
al centro della mente.
Né presunzione, né incoerenza,
chi ci rende umani, è quella diffidenza
che si ha di fronte l'uno all'altro.
Parlami di te invece,
riempiendo un foglio bianco
che forse così ti ho già capito.
Punto, virgola. Finito.
Composta martedì 3 febbraio 2015
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    in Poesie (Poesie personali)

    La nebbia

    Stamani l'aria era gelida,
    poi è calata la nebbia,
    e io mi ritrovai spaventata
    in una bolla grigia,
    parevo sola, e meditai
    chi urterò che come me pensava la stessa cosa?
    Chi sa, quanti eravamo là,
    invisibili,
    preoccupati l'uno dell'altro,
    di non farci male,
    che mai lo facciamo alla luce del sole.
    Composta lunedì 2 febbraio 2015
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      Scritta da: sossio
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      Pensiero

      Ti vengo a cercare negli attimi di silenzio,
      laddove brilla nel campo una rosa.
      E nel tepore di una notte di stelle
      ascolto le note di una dolcissima e malinconica "nenia".
      Nel cortile risuonano le voci della mia infanzia
      danzano le ore nei meandri dei ricordi.
      La mia anima,
      svegliandosi,
      si sta aprendo all'amore,
      verso l'infinito.
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        Scritta da: Giovanni Govoni
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        Sogno

        Il mio sogno.
        Una goccia caduta in mare,
        mischiata tra mille sogni.
        Le mie speranze tra mille gocce,
        in un mare di normalità,
        di immensa realtà.
        Lì è dove il mio sogno si è perso,
        e ora come ora,
        in quel mare sono alla deriva.
        Sbattuto dalle onde della vita,
        in cerca di quella goccia.
        Quella goccia chiamata, sogno.
        Composta giovedì 25 luglio 2013
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          Scritta da: Luigi Berti
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          Solitudine

          In pieno centro di un paese,
          di gran turismo e grandi spese,
          dove la gente è ammassata
          sui marciapiedi e in passeggiata.

          Svolto lo sguardo quasi per caso,
          al terzo piano di un edificio,
          sopra la soglia di una finestra
          vedo una vecchia che si lamenta.

          Rimango immobile e pietrificato
          da quelle urla da disperata,
          altre persone passano di lì
          ma fanno finta di non sentire.

          Loro hanno soldi solo per spendere
          e se ne fregano della povera gente,
          pensano soltanto a fare spese
          e a divertirsi in questo paese.

          Solo un prete che stava passando
          e mi vide che la stavo osservando,
          aveva un sorriso sulle sue labbra,
          molto sforzato quasi per rabbia,

          come se lui avesse già visto,
          quella scena molte altre volte
          e per questo fosse rimasto,
          un po' troppo indifferente.

          Mi si avvicina e mi spiega allora,
          che quella vecchia è malata e sola
          e dopo avermi detto queste poche parole,
          era già sparito come le altre persone.

          Sono rimasto solo io e quella vecchia,
          ma con un pensiero dentro la testa,
          in che mondo stiamo vivendo,
          se non si aiuta chi sta soffrendo.

          La morale di questa storia
          è che quando saremo vecchi,
          noi in un deserto o noi fra la gente,
          saremo sempre soli ugualmente.
          Composta venerdì 15 gennaio 1988
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