Scritta da: Lucia Griffo
in Poesie (Poesie personali)
Impermeabile
Impermeabile
come un vestito stretto
- dolore penetrante.
Composta giovedì 29 gennaio 2015
Impermeabile
come un vestito stretto
- dolore penetrante.
Silenzio,
non ti fai sentire,
e mi lasci qui,
da solo,
con la mia solitudine,
la noia,
il tedio di un giorno senza fine;
senza di te,
mi perdo in me stesso;
cogito e non ho pace,
senza di te.
Ristoro i miei sensi
con una buona dose di Bianco.
Sorseggio,
assaporo...
è un buon Bianco d'annata
dal colore intenso
profumo pronunciato.
Ampio... sentori di frutta matura
un po' me ne intendo
Sorseggio... ehm... lo sento asciutto
morbido... delicatamente fruttuoso
direi ben equilibrato.
Che Bianco!
Mi prende... mi sorprende
non ho idea da quale vigneto arrivi
mi inebria
ed intanto... sorseggio.
In questa fredda e silenziosa notte
è un cuore ferito che si confida
confuso e triste mi racconta di te
che con indifferenza hai permesso
alla tua essenza di lasciarsi sfogliare
in un album di fotografie.
In questa invernale e triste notte
raccontano di noi vecchie immagini
annebbiate da gocce di pianto
create da quel tuo stupido orgoglio,
e da me, che sono stata sorda e cieca
al tuo lento cambiamento.
In questa distaccata e taciturna notte
imprigionati fra sorrisi e lacrime
riaffiorano frammenti di ricordi,
segni lasciati dal tuo passaggio
che con costanza hanno plasmato
la donna che ora sono diventata.
In questa misteriosa e gelida notte
aggomitolata in una calda coperta
mi lascio avvolgere dal suo calore
quasi fosse il tuo caldo abbraccio
con il cuore custode di foto sbiadite
a mantenere viva la tua distante presenza.
Anna, nei tuoi occhi
ho visto finestre
da cui uscivano i sogni di una piccola donna
che prepara il caffè mentre canta la radio,
che scrive parole mentre pensa all'amore,
che sorride alle amiche col nuovo cappello,
che passeggia intonando un allegro canto.
... sogni di sole, di vento, di strade
di piccole cose
odorose di vita.
Sul tuo volto
danzava un prato di margherite,
calde di gioia da dire e da dare.
Ma in quegli occhi profondi, di cielo sereno,
d'un tratto
le margherite son state strappate
... gettate nel vento
in un grido infinito
un urlo che sento
che s'è fatto silenzio.
Ma quel silenzio, Anna
è rotto per sempre
dalla bellezza delle tue parole,
semi di vita
strappati e gettati
a cui la terra ha fatto giustizia,
perché accarezzandoli li ha fatti fiorire
in un prato infinito di margherite
che ora nessuno potrà più strappare
perché ora sono libere di cantare
un canto nuovo, un canto di Vita
che vola più in alto dei fili spinati
e della follia dei fucili puntati.
Hai ricoperto
di origami preziosi
il mio cuore offeso.
Sarà che la memoria in un soldato
non è certo la virtù più trasparente;
ma dell'addestramento e del passato
a questo punto io mi ricordo poco o niente.
I miei compagni, i miei fratelli, noi prescelti
gli stessi gesti, i passi e il solito destino
d'una missione da giocare ad occhi svelti
tra i sogni, i giochi, le dita di un bambino.
Il nostro piccolo cielo s'aprì d'impazienza
e fu subito giorno, i colori, la stanza
odor di battaglia, candida violenza
capire i comandi, il nemico che avanza
Marciamo! – Svanì tutto quanto, mi accorsi
d'avere, io solo, una gamba soltanto.
Sparire: nient'altro soccorso che scorsi
trascinando la fuga, feroce, nel pianto.
Per un attimo inciampò anche la ragione
e credetti d'esser preda della febbre;
ed invece quella splendida visione
non era il frutto delle mie meningi ebbre.
La ballerina stava con le braccia in alto,
il sorriso di carta, fuori dal castello;
la vera guerra cominciò con quell'assalto:
ed ero pronto ad affrontar ogni duello.
Tutta la notte restai fermo a contemplarla
mentre d'intorno chi dormiva e chi viveva;
neppure lei si mosse mai, e a ben guardarla
su un piede solo come me si sosteneva.
Nobile stirpe, lustrini sul vestito
nullatenenza, rozzo cameratismo:
due mondi a parte, rifiuto garantito.
E poi la timidezza, il solo virtuosismo.
Una voce all'improvviso, a notte fonda.
Un troll brutto e peloso, diceva rauco:
stai attento all'indomani! E l'altra sponda
del tavolo raggiunse, il volto glauco
e poi sparì. Lo so cosa pensate:
la notte insonne, l'emozione, la stanchezza...
solo per questo ho visto mostri e fate.
Ma lei era lì, in leggiadria e bellezza.
Si fece giorno, s'aprì quella finestra
fui messo al sole per caso, gioco o sbaglio
fu il vento o cosa? Finii sulla ginestra
sotto il balcone. E non fu certo un abbaglio.
Non sapevo ancora quel che mi attendeva,
nemmeno m'importava: avevo ormai perduto
la mia dolce ballerina. Già pioveva
sul bagnato del mio triste pianto muto.
Di lì a poco mi trovaron due bambini:
sognavo un castello, finii dentro un fosso
su una barca di carta, e tra ratti assassini
nelle fogne sconquassato a più non posso.
Mentre l'acqua minacciava il mio respiro
già la barca sprofondava e si rompeva;
credendo prossimo l'ultimo sospiro
pensai alla bella mia, a cosa faceva.
Per un attimo mi apparve la figura
del troll che la rapiva e poi sposava,
costringendola a una vita da paura
sicuramente trattandola da schiava.
Sentii una forza grande, un fuoco ardente
che non m'ero proprio accorto dell'uscita
dalla fogna alla campagna più ridente:
ma volevo ritornare alla mia vita
alla casa, alla ragazza del castello,
pure al troll, per rovinargli il bel trionfo
dimostrando come un poco di cervello
ti riscatti da qualunque brutto tonfo.
Come fare? Ero disperso non so dove,
la mia nave era disfatta e andavo a fondo
proprio in cima a una cascata. Non si smuove
chi ricerca la sua forza nel profondo.
Fu un bel volo, ma ero intero e mentre ancora
inventavo soluzioni e non ne avevo,
fui scambiato per un verme che ristora
da un enorme pesce gatto. Non sapevo
– come prima – cosa fare. Ma il coraggio,
il sangue freddo: ecco dove ho più valore!
La fortuna ha fatto il resto. Ero ostaggio
e dal ventre della bestia un pescatore
mi salvò, quasi come nel bosco famoso
la ragazza incappucciata con l'anziana.
Ma non venni fuori subito: a riposo
restai su un banco, un ventre morto come tana.
Ci comprò una cameriera, e fui contento
di trovarmi nella villa di partenza:
strana avventura, fine di un tormento.
Tornai ai miei compagni, e con pazienza
avrei potuto conquistare anche il suo cuore.
L'errore è stato questo? Sentirsi salvo?
Non so dirlo. Nel giardino dell'amore
non importa essere storpio, o calvo,
né capire che la ballerina zoppa
ha invece un piede in alto e sta danzando.
Avrei ballato anch'io, e dalla coppa
dei suoi seni attinto al miele. Un suo comando
sarebbe diventato ogni capriccio,
e nessun troll, nessun rivale tra di noi.
Il suo sorriso a me, nessun bisticcio
della mente, vero amore. E dico a voi
che già ridete della mia vana illusione
e non capite invece. Fa così caldo,
sudo lacrime di piombo e d'emozione.
Dentro il fuoco dell'amore non son saldo,
già mi sciolgo. Tanto è forte questo ardore
che mi sembra tutto intorno, queste braci
questi scoppi, e quanto fumo... dal furore
sono preso, mai la sazierò di baci:
il bambino del soldato s'è scordato
– m'ha gettato nella bocca del camino.
Il mio sogno è un bel ricordo arroventato.
Addio piccolo mondo, addio nemico mio
hai vinto, con la tua forza malvagia.
Addio mia innamorata, che triste, brutto addio
ti guardo e tu mi vedi, la testa già si adagia...
Più oltre non riesce, non può andare
a dir della domestica che arriva,
e chissà come vorrebbe raccontare
la porta che s'apre, la folata aggressiva
– lasciva? cattiva? Così poco privata –
che priva al castello la stella sua più bella,
spingendola via sorpresa e inaspettata
al focolare. Una fiammata gemella
dissolve all'unisono i due innamorati
confusi per sempre in un cinereo abbraccio.
In barba a tutti i troll di amori disperati
l'amore nella morte ha unito con un laccio
il militare e l'amata signorina.
Ignaro di tutto qualcuno nel camino
troverà per ripulire domattina
un cuore di piombo e un piccolo lustrino.
Nella vita quotidiana sono troppi gli interessi
che non si riesce neanche più ad essere noi stessi,
al punto tal da dubitare di esser vivo o di sognare
e tutto questo solo al fine di riuscirsi ad affermare.
Non sprecare il tuo tempo
non lasciare che l'esitazione
lo faccia scivolare via,
il tempo è limitato
sfugge alla vita
invisibile agli occhi
non ha colori
ma lo ritrovi riflesso
nelle sfumature della vita
in un batter di ciglia
o nei piccoli gesti
e nei sentimenti profondi
di chi ama.
Prendilo
è solo tuo
prendilo
ti appartiene
prendilo
è un battito del cuore
non lasciarlo morire
altrimenti sarà lui a far morire te.
E quando ascolti
il tacere di qualcuno,
quel vuoto si riempie
di parole non dette,
dove anche i pensieri
non sanno più che dire,
mentre,
scende una lacrima
a infrangere quel silenzio.