Scritta da: Cristina Zabai
in Poesie (Poesie personali)
Nevica
Un cielo grigio.
Un'aria fredda.
Due fiocchi.
E poi nevica.
Composta mercoledì 30 novembre 1983
Un cielo grigio.
Un'aria fredda.
Due fiocchi.
E poi nevica.
Hai visto la panna montata del cielo?
Succede, alle venti.
Nell'ampia coppa celeste
bianchi ciuffi irradiati
dall'ultimo sole,
si lasciano ingoiare dallo sguardo.
Un dessert irraggiungibile
si allontana rosso
dalla mia... portata.
Se si potesse chiudere gli occhi e in un attimo fermare ogni conflitto, chiunque lo farebbe.
Se si potesse con uno schiocco delle dita riportare in vita le persone care, anche per un solo istante, chiunque lo farebbe.
Se si potesse con un sorriso asciugare quella lacrima sulla guancia di un bambino, chiunque lo farebbe.
Se si potesse con un bacio far sparire quell'odio che ci portiamo dentro, chiunque lo farebbe.
Se si potesse con un salto ritornare indietro al primo istante in cui ci siamo innamorati, chiunque lo farebbe.
Se si potesse all'ultimo respiro correggere quegli errori fatti in vita senza mai porvi rimedio, chiunque lo farebbe. Se si potesse...
Poi, un giorno niente e nessuno
ha più importanza.
Ti guardi, sei tu e
la tua vita su
una mano.
Adesso sei finalmente libera!
Grigio livore
ferita traditrice
delle attese tanto amate.
In balia delle onde
il trasporto dell'incertezza
affidarsi al destino
e attendere la terraferma.
Tutto nasce da un piccolo seme
anche l'odio, la rabbia, la guerra.
Le persone che lo posseggono
lo innaffiano spesso e
attendono che cresca.
A volte nascono fiori
a volte solo erbacce.
La grandine,
meglio evitarla.
Sulla guancia di una bimba
una voglia a fragolina
traccia a forma di paura
affrontata con coraggio,
ciò che i pavidi non hanno.
Monito per il passato
perché l'oggi non c'è più
e il domani è sconosciuto.
Faticosa la salita, ma non dispero.
Lei rimane lì per la discesa
aperta per la fuga.
Ad ogni gradino
valore più alto,
arduo il passo,
le ginocchia fanno male.
Voglio salire per poi discendere
e risalir di nuovo
con la coscienza già provata.
Accesso all'anima
scalinata di note
per un concerto
da mille e una notte.
L'arroganza dell'età
li condusse sulla strada,
voci alte ed insolenti
passi incerti e sguardi bassi,
timidezza e trasgressione
era il branco del quartiere.
Uno nuovo si aggregò, sempre solo,
spalle chiuse e grandi occhiali
non sapeva cosa fare,
ma nel gruppo lui trovava
grande forza nell'agire.
La vita separò menti e destini
chi di pecche, chi di vizi
tutto il giorno si saziava.
Dopo venti lunghi inverni
si rivedono a quel bar,
barbe lunghe, occhi appannati,
la memoria sale al cuore.
Lì comincia un tratto nuovo
della strada ormai dismessa,
non sapevan cosa fare
ma nel gruppo ritrovaron
grande forza nell'agire.