Poesie personali


Scritta da: Sandra Piogia
in Poesie (Poesie personali)
Disperati se la tua onestà
non sarà mai compresa
resterai comunque legato
alla tua stessa coscienza.
Disperati se troverai
sulla tua strada chi
senza principi e senza morale
calpesta la sua stessa dignità
Disperati se ogni tuo tentativo
sarà inutile per comprendere chi
ruba agli altri e anche a se stesso
il principio per sentirsi utile
nell'assoluta correttezza.
Composta domenica 8 dicembre 2013
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    Scritta da: Sir Jo Black
    in Poesie (Poesie personali)

    "Pagine"

    Pagine antiche
    andate gialle
    girano dita dietro
    incisi di tanti ieri
    nominano sensi
    emergono ricordi.

    Pagine recenti
    appena girate
    guardano scrivere
    immagini vive
    nascenti speranze
    emergono emozioni.

    Pagine nuove
    ancora bianche
    girano dita avanti
    inni di domani
    nessun segno
    emergono vergini.
    Composta lunedì 26 maggio 2014
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      in Poesie (Poesie personali)

      Il suono dei pensieri

      Persi nel silenzio
      Sono i pensieri più veri
      Soffio di vento, foglie sui sentieri
      Di una vita incomprensibile
      Figlia di un desiderio inarrivabile
      Geme il cuore mio, come di tempesta
      Ma il mio viso dice: sforzati a far festa!
      Nei miei sogni son le magie più belle
      Volo sulle nuvole, tocco le stelle
      Ma poi mi sveglio e ciò che resta
      È un cuore vuoto, come vuota la testa
      Passano le ore, sfuggono i pensieri
      E nel silenzio mio rivivo i desideri
      In attesa che il sole cali
      E la notte felicità mi doni.
      Composta sabato 24 maggio 2014
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        Scritta da: Sandro Spallino
        in Poesie (Poesie personali)

        Un canto a mia madre

        Non ho mai capito
        chi di noi due abbia
        amato di più,
        se io te o tu me,
        so di averti guardato
        sempre come a una stella
        che batte la luce
        nella cupola notturna del cielo,
        e so di averti in cuor mio
        amata a tal punto
        che quasi a te somiglio
        come una rosa
        è simile a un'altra,
        come la goccia cadendo
        e gemella all'acqua.
        Racchiuso in quest'inverno
        e prigioniero alla tua rete
        mentre la luna cantava
        con la voce delle madri della terra,
        tutti questi anni mi sentii
        soffocare da un amore
        troppo grande, e udii
        l'anima vibrare.

        Un tempo il tuo amore
        forgiato nel grembo partorì
        il suo frutto nelle gioia e nell'affanno,
        dalle albe andate che ne fanno
        più rosso il sangue
        nelle epoche, col sacrificio le mani
        più dure delle armi,
        sempre penetrante nella scorza
        della carne, negli abissi dell'anima
        la tua presenza, sino a
        a far saltare l'identicità
        al proprio figlio, il legame antico,
        l'urlo del tuo amore immortale.

        O immensità di un prato, così
        come un milione di rose fluttuanti
        nel vento di una dea o visto
        il tuo volto scintillare madre mia
        nelle specchio del mio cuore,
        nelle foglie della mia anima
        solitaria, e dentro il petto
        di nutrice bisbigliare parole
        care come schegge di sole al mare,
        come semi nella terra stracolma
        nell'ultima pioggia autunnale.
        Cade la sera, ed io dal mio
        profondo venire al tuo sguardo
        antico di bella cometa,
        canto al cigno un bianco
        verso notturno, canto senza più esitare
        di averti amato di più, o Madre.

        Dedicata a mia madre, Amaddio Antonia,
        alba e tramonto di tutte le mie giornate
        con amore infinito e gioia filiale.
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          Scritta da: Sandro Spallino
          in Poesie (Poesie personali)

          Ogni raggio a te volge

          Il vento muove i rami delle
          acacie fra lucide formiche
          qui scivola e s'inabissa
          nel braciere cuore la tua
          immagine sottile, nomade
          fugge il tuo canto oltre il crinale
          di cime e nel sangue la speranza
          s'imprime.

          Era nella pietra immota come
          un grido schiuso d'antiche leggende
          il tuo nome, riarso sfavilla al
          sole tra fuscelli in rovine.
          Dove leggiadra passeggi non
          s'ode traccia di un Dio, libera
          e rompe la scorza per esistere
          ogni raccordo di vite. S'udiva
          a novembre la tua mano
          sulle erbe vive, fiato d'innesto
          amore sui folti papiri.

          Ogni raggio a te volge, si china
          di suono ai ventagli del giorno,
          muore per un docile ritorno
          fianco al tuo cuore camminando.

          Non so se fosti musa o dea per i
          poveri del mondo, per gli ultimi
          che scalano spacchi cocciuti di
          strapiombo, per me che fuggo
          la curva al tramonto fosti donna vera,
          odoroso corallo a primavera
          di fatiche umane, dolceneri capelli
          intrigo della mia anima annodata
          delle mie tante ferite, pane di un
          miracolo nella terra arsa piovuto
          stanotte tra le mie gemme recise.
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            Scritta da: Sandro Spallino
            in Poesie (Poesie personali)

            UN SUSSURRO

            L'ambra di una stella
            Batte nel notturno cielo,
            come il tuo cuore svegliato
            al mio apparire batte.
            Nuovi come i boccioli di gigli al mattino
            cantanti l'alba i miei occhi inzuppati
            alla luce dei petali sentii,
            alle fresche essenze le tue nari,
            ora mentre sospesi camminiamo
            nel giorno che traspare come le acque
            e balena il volto degli antenati,
            nello specchio di una fontana
            nel mezzo di una chiarità
            un limpido sorridere tra le foglie piegate,
            di loro poi le voci appena, troppo fugaci.

            Mia amata, nell'amore ti ho donato il grido disperato
            mentre la spina mi tagliava il dito,
            e sulla rosa accolta, una gioia sanguinava,
            e il mio scialle di pensieri
            fremeva per la bocca
            impregnata di un lieve filo d'aria
            e un Dio fuggente dalle caverne mattine
            il cuore liberava.

            Quante le volte che ho sussurrato al tuo orecchio
            "amami che ti amo"
            Nel fondo senza fine di una notte,
            nel tuo sogno immemore senza paesi,
            con un calore che scioglieva i ghiacciai,
            braccato dalla luna,
            vieni ancora a me sulle zampine del vento,
            mia venere immortale,
            profumo degli angeli,
            ora mentre scuote il vento le cime spezzate,
            e mi disseti abbattuto sui tuoi baci.
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              Scritta da: Sandro Spallino
              in Poesie (Poesie personali)

              De Profundis

              Ecco che torno
              ancora qui, cammino
              sospeso a un viale di croci e Angeli
              che solo il grido delle
              rondini taglia,
              quando la luce è trasparente
              come l'acqua e l'odore di
              buganvillea la trapassa.
              Allargo le braccia e sento che
              sei nell'aria, un'immagine
              che riveste il cielo la tua, alta
              su un piccolo lume acceso
              più che straordinaria.
              Anche i cipressi avanzano
              un loro canto nella tenera
              ombra dei meriggi, qui nei
              silenzi precipitati da secoli
              che richiamano i lamenti delle vedove.

              Dove sei pittore di ponticelli
              esigui, tu custode
              delle proprie dimore,
              passo leggero di piume,
              labbra di innocenze schiuse,
              anche queste rose che
              urtano il venticello a te
              connettono, e i sensi di queste
              ortensie oltre con me ti
              afferrano, il sorriso tenue.

              Ma se il tempo del dolore
              prosciuga il mare
              di lacrime, le dighe dell'anima
              svuotano a effluvi il proprio alito
              e le iridi si spaccano,
              viene il dubbio se sbandiamo
              ciò che sarà il futuro,
              non resta alto che un suono di preghiera
              sussurro nella sera.
              Era ciò quella sinuosa linea
              nella tua mano che leggevo, sottile
              in cui figurava il passato,
              una lettera in cornice a
              testimonianza di una combattuta fede
              romantica, col tuo nome bene
              iscritto, era per te l'amore
              amato fatto presagio,
              col cuore e un pesciolino li lasciato.

              Ora i tuoi occhi sono
              come questo mare
              limpido che palpita un
              suono universale, culla in
              cui la mie labbra si
              specchiano nel magico
              seguitare delle voci che
              compongono il canto vitale.

              Dove sei tu Mentore,
              tu emblema di speranze,
              sguardo di paesi lucenti
              nel mare, tu veliero su tempeste
              e prode condottiero.

              Ho provato a riempire quel
              vuoto che hai lasciato con una
              sciarpa e un occhiale che
              solevi portare,
              per darmi speranza, ma non
              ho fermato una sola lacrima,
              dove sei cacciatore di
              fortune, tu vincitore vinto,
              pifferaio fischiettante in vetta
              a un sole, libero dalle catene
              ci vedi ora nei contorni più
              accesi, ma come chi è
              partito lontano dalla dolce amata
              a cercar fortuna noi ti
              aspettiamo venire col
              vestito nuovo e le canzoni dell'epoca rare,
              il sorriso furbo scintillante
              di chi visita paesi
              oltremare, tu l'amico fedele

              il miglior padre.

              A Calogero Spallino mio padre con tutto il mio amore filiale, scritta e dedicata.
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                Scritta da: Sandro Spallino
                in Poesie (Poesie personali)

                Un grido

                dove sei incarnazione della luna,
                emozione della forza di un mare
                alle porte naufraghe del mio petto,
                sospiro dell'inverno sulle foglie
                lacrimose dei miei occhi incendiati,
                neve bianca sul mio cuore
                che il tuo nome ha inciso coll'acciaio,
                diluvio nel cielo incrinato della mia
                torre, delle mie sabbie, e della mia
                anima mortale, morire e facile
                accanto alla sorgente vitale
                di ogni tua parola,
                vibrazione dell'assoluto
                ventre di ogni atomo.
                Dove sei Elisabetta!
                Labbra di un Dio
                fuggente che mi baciarono
                ad agosto mentre si spezzava l'aria.
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                  Scritta da: Sandro Spallino
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Io e tu una sera

                  In mezzo a una giostra
                  di gabbiani al tramonto mi
                  abbracci, sento il tuo scrigno
                  cuore sul mio petto felice
                  che batte, ascolto i sospiri tra
                  le miti foglie recline sfiorare il
                  tuo chiaro volto gentile chino
                  al porto delle mie labbra,
                  volo sugli orizzonti madreperlacei
                  ora sul mantello di sabbie.

                  Tra le siepi dondolanti ti svegli
                  per baciarmi, dalla mongolfiera
                  di pensieri stramazzo accolto dal
                  tuo ventre bianco, ammaliato
                  dalla vertigine del tuo canto.
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