Poesie personali


Scritta da: Zap
in Poesie (Poesie personali)

Casa vuota

La casa buia e le finestre chiuse
Non serve luce al fantasma
che s'aggira per le stanze vuote
con un libro in mano.
Non sono più del mondo
Il "fuori" non esiste più
Solo un passivo "dentro"
Solo quest'inutile libro
che cade dalle mie mani legate
nel silenzio della mia bocca
che il tuo cuore pavido ha cucito
Io posso esistere anche così
Ma non posso più darti niente.
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    Scritta da: Sandro Spallino
    in Poesie (Poesie personali)

    Le apparenze

    Il maestrale ha soffiato
    Nei miei occhi il suo
    Muro gelido, nel secchio scuro
    Il polipo muove l'acqua,
    non abito mai, le mie ali
    sbattono sui tuoi seni irti
    attaccati nell'aria,
    Divinità spogliata,
    strappata a se stessa
    viene con il sue pube
    di potenza, fiore
    di mandorlo che si gode
    il cielo, la luce nel suo polline,
    il giallo, la campana, il solco
    sulla terra, ho ammazzato i
    miei occhi a guardarti
    le anche sfiorate dalle tende,
    annusate già dalla
    penombra dov'eri più bella,
    Oblio e Rinascenza, ieri, oggi, chissà,
    sotto la veste il nero increspato
    come la cerosia scrutavo,
    le chiavi nelle tue mani,
    piacere che ha invaso a cascate,
    l'anima lasciata la dov'era moriva,
    trasformato in colei che amo
    non sono più, le mie
    labbra cadute sui tuoi
    piedi bianchi, la stanza e il
    sangue, il bicchiere col rossetto
    impresso, la goccia del
    sudore della tua carne, il ghiaccio,
    gli amati lamenti.
    Luna nuova, Giove
    porta fortuna, Alba, un tempo
    noto con un lampo
    nel primo corso nel
    cielo arrivai a te, nei tuoi occhi
    riposi i miei vividi, apparvero i mondi,
    le terrazze e bevvi nei calici
    le tue offerte, l'oro era, l'oblio,
    e quando fui ubriaco felice,
    condor sui crinali delle cime,
    tu fosti irriverente apparenza,
    meretrice.
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      Scritta da: Sandro Spallino
      in Poesie (Poesie personali)

      Alte speranze

      Non vedremo più i tamerici
      avvinti all'assetata luce
      nembo o vortice che assonna
      i lidi dal mare irrompe in spume,
      torneremo alla tempesta che
      sparpaglia un'acqua a un suolo
      che barbaglia, ricorderemo ch'era
      l'ambra il presagio, il cane
      impazzito che abbaia.

      Fosse vera la chimera che
      mi chiude la vista a una verità
      piu grande l'accoglierei, spalancherei
      l'ultima aria, ma non sono
      ne saremo mai quella fiaba amorosa
      che l'occhio umano talvolta ubriaca.

      Allora rimarrò qui tra il nulla e il
      vuoto sperduto senza lasciare traccia.
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        Scritta da: Sandro Spallino
        in Poesie (Poesie personali)

        Molli silenti ore

        Mi eri troppo piaciuta
        sui colli fronzuti d'erba
        Che odono l'oblio lento di mare
        che l'anime fa placare.
        Nell'ore molli come l'ostia
        sui rovi solitari e crespi tacita l'estate,
        camminavi e sorridere ti fu facile
        e ascoltare il suono del mondo
        tanto che il tuo pallore divenne vermiglio
        come gelsi luccicanti di fulgore solare,
        bella più che mai, mai così ti vidi!

        Se sorridi tu che di rado lo fai,
        la terra fiorisce d'improvviso,
        la sera soffia sui granai galoppanti
        ed è festa per le verdi campagne.
        Dammi la tua mano chiara fresca di fontana
        E allieta la mia casa
        Li dove estua nera l'uva
        arrampicata e la notte si adagia.

        Dondolano i tuoi capelli castani
        Per l'aria vive e si dilata il sogno che regala.
        Vieni, usciamo, so che hai
        l'anima ingombra!
        Vieni tra le ristoppie a
        scoprire un eremo tulipano,
        non ti negare, ti sembrerà l'aprire,
        un dolce rinsavire in petto
        un vivere tra l'argento
        lontano dal tempo andato,
        vieni a camminare sul
        tramonto infuocato.
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          Scritta da: Sandro Spallino
          in Poesie (Poesie personali)

          Le labbra dell'anima

          Nelle tue labbra febbrili
          di avida vita sconvolta
          amai quei sentieri di porpora
          del piede desto e della
          tua marmorea coscia
          dove palpita e trasuda ogni
          nascente abisso.
          Vita, troppo vita in te
          abbonda e per le mie sgorga
          di un piacere che fu per
          te un incendio.

          Era l'occulta notte, e nel
          silenzio una bocca di schiuse
          voglie ardenti la tua, che m'illuse
          innanzi le tue mammelle divine
          ignude, su cui cadde la pioggia
          celeste e la mia corona sul
          diffondersi delle tempeste
          dei baci più forti della morte.
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            Scritta da: Sandro Spallino
            in Poesie (Poesie personali)

            Resurrezione di eva

            Ho sentito il tuo amore
            E tu mi hai donato il tuo,
            come fai a scrutare dentro i miei occhi
            a scendere le scale che portano
            alla mia anima ti dicevo,
            niente potrà mai dividerci,
            dico a te, ascoltami vita mia,
            sangue mio, sei fredda,
            sto parlando con te,
            ti chiamerò col tuo nome
            e ti sveglierò dalla sofferenza
            è uscirai dalle porte che ti hanno chiusa,
            farò scorrere il tuo sangue ancora,
            ovunque tu sia la mia immagine
            e dentro la tua mente
            e nel tuo cuore intrecciata,
            c'è oscurità ma sono di fronte a te,
            ti farò rivivere e non potrai morire più,
            con le stelle parlavamo, alzati
            e torna da me, mille anni sono passati,
            dico a te, ascoltami,
            io e tu, per sempre, io e tu soli,
            non esitare, antica è la nostra passione,
            apri gli occhi, il dolore sembra reale,
            le forze inabissate ho comandato,
            ho ordinato agli Angeli di sanarti,
            sorgi come sorge la luce,
            tengo la tua mano,
            sei lo splendore che squarcia
            il nulla dell'oscurità, sorgi anima mia
            e non andartene mai più
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              Scritta da: Sandro Spallino
              in Poesie (Poesie personali)

              Aurora

              Cosa vedo nel tramonto?
              Più di una luce il tuo
              Volto ho visto e i tuoi occhi
              D'estasi caduti in me come
              La pioggia, che fresca mattina
              Sei stata, vestita di aurora,
              fertile come la terra nera
              bagnata e ricca di semi
              che spunteranno domani,
              novella come una lettera
              inattesa, come il tuono
              improvviso sull'aquila,
              ho inondato di baci le tue
              labbra, la polpa dei tuoi
              seni bianchi d'amore,
              le tue bianche cosce
              da cui mi sentii invaso,
              sgorgato dal pettine beato
              dei capelli oro, e ti ho sorretta
              con le mie braccia,
              sentito tremare il sangue ad
              ottobre mentre si spaccava
              l'aria. Ora vuoi abitare nel mio
              paese, nella mia stanza,
              mangiare le fragole con me,
              odo che il mio ventre freme
              dinanzi te nuda col colore
              della vita, frutto che ha il
              sapore della carne rossa
              sui tuoi fianchi, fremo
              incatenato alla tua anima,
              col cuore in piena,
              e la gioia che spinge
              nella notte celeste
              il fragore nella mia casa.
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                Scritta da: Sandro Spallino
                in Poesie (Poesie personali)

                E ti chiamavo amore

                Ho attraversato la tua foto
                per giungere a te spaccando
                il vetro invisibile delle ore che
                ci separavano, col tuo sorriso
                raccolto nelle mie mani di barca
                e la mia voce strozzata per
                gridare il tuo nome sparso
                in un eco sulla tempesta salmastra.

                Aspettavo te, ti stringevo fra le
                canzoni e ti chiamavo amore,
                piangevi che mi tagliavi il cuore
                nel petto senza lasciarti mai la
                notte ti scrivevo attaccati come
                due strade, e ti baciavo bevendomi
                il respiro, sequestrandoti le labbra
                per non darlo al tempo che andava
                vorace come un treno ladro di
                passioni.

                Scivolavi nelle mie ossa che
                ti che ti amavano scrosciando la
                follia interna, vuotandoci del passato,
                parlavo ai tuoi occhi allegri
                riempendoti di memorie nelle camere
                sfinite coi piedi intrecciati in tante
                spine di rose che brillavano sotto
                le luci del mattino senza frasi vuote
                offrendo i nostri cuori al sole.

                Sei parte di me, oltre gli strappi
                come chi ha bevuto acqua e sale
                disperso tra le viole e ti ho chiamato
                amore. Dicesti che c'è? Se non
                piangi e non sorridi che attimo è?
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                  Scritta da: Sandro Spallino
                  in Poesie (Poesie personali)

                  La dea

                  Vieni femmina o dea
                  dai luminosi scurissimi
                  capelli trame del mio
                  zelo, occhi sorridenti
                  di luce nera
                  intrigo di una tenebra,
                  o maga foresta
                  bagnata e la
                  terra dove come la
                  rondine io sfiorandoti col
                  petto ancora in volo
                  trovai il mio cibo, sussurrai parole
                  di senso diverso,
                  gridandoti di starmi vicina
                  con i nervi sfasciati
                  e l'amore troppo
                  forte per le mandibole
                  bloccate, sotto sopra e dappertutto tu,
                  tenda di velluto,
                  un raggio caduto su
                  un papavero, metà sull'acqua,
                  follia, inciampo in una risata,
                  tu dietro passo dopo passo
                  verso me sicura giungi
                  passandomi per l'anima, aprendomi
                  la paura, vai incendiaria
                  vittoriosa e già lontana.
                  Sei l'estate e i frutti
                  caldi di essa, sui tuoi
                  rami sosto e coccinelle sulle
                  tue mani si posano, verde, giallo e il colore,
                  ho chiesto al mondo
                  e ballato con l'universo a ritmo
                  di jazz, ho urlato di darmi te,
                  pietre, allodole, alberi,
                  in tutto girando ti ho vista
                  baciandoti le palpebre, giocando
                  col tuo stranissimo anello, luce
                  della sera, spavento,
                  il nome ho scritto
                  sulla nuda roccia del
                  falco e lì oggi dimoro, nome della rosa,
                  labbra brucianti
                  come l'assenzio tu sei ignara
                  ma io ti assaporo
                  nella battaglia e nel crogiuolo
                  t'invoco, profezia
                  e versi, liquida immagine di uno specchio,
                  vengo dal futuro, nella tua
                  anima me ho lasciato vagabondo,
                  odore, fuoco.
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