Scritta da: Stefano Medel
in Poesie (Poesie personali)
Breve felicità
La felicità,
un attimo fuggente,
un respiro,
un ora,
un giorno;
illusione breve,
ecco,
è già finita.
Composta mercoledì 12 marzo 2014
La felicità,
un attimo fuggente,
un respiro,
un ora,
un giorno;
illusione breve,
ecco,
è già finita.
Nella vita fidati solo delle sensazioni,
di quello che senti dentro,
solo così sarai sicuro di non sbagliare.
Ci sono momenti dove devi essere forte,
per non crollare,
forte per nascondere cosa ti manca,
ma sopratutto per non arrendersi mai.
La vita è troppo breve,
le cose belle mi hanno insegnato
ad amare la vita,
le cose brutte, a saperla vivere
e restare sempre se stessi.
Sire senza corte
astuto e furtivo
si aggira nella notte
sete ancestrale deve placare.
Amore malato
ultimo palpito di cor ha rubato
involucro con angeliche fattezze
senza respiro ha lasciato.
Il vuoto dello spirito
ormai lontano
è riempito dal rosso nettare
che della vita
dei poveri mortali
è lor sostegno.
Anime perverse
dell'umana stirpe
nella notte anelano al piacere
in nome del quale
scelleratezze nefande consumano.
Il senz'anima
conosce i più oscuri segreti
plagia spirito e mente
pronto a soddisfare
il più ambito desiderio
l'eterna giovinezza.
, Oltre al dono la condanna
facce della stessa medaglia
un eterno vagare nel buio
nella perenne ricerca
di altre anime da irretire.
Guerra cavalier funesto
in groppa all'infernale destriero
fuggito dal vaso sacro
cavalca venti infuocati
forieri di sventura.
Rossa è la terra
intrisa del sangue
innocente di popoli ignari.
Stolti profeti disprezzano
i comandamenti della storia
cadono nell'errore
già compiuto.
Inneggiano all'odio alimentato
da falsi ideali e mere promesse di gloria
trovano inconsapevoli soldati
nella fame e nella disperazione.
Mentre i mercanti di morte
votati a Pluto
ingrassano come maiali
vendendo
il nefasto carico.
Inorridisco gli Dei di fronte
all'empia scelleratezza
volgono lo sguardo
per non essere complici
delle nefandezze umane.
Solo Elpis rimane
a dar conforto
all'umanità smarrita.
Divina musa,
mia dolce poesia,
in tanta armonia
e per la tua melodia,
di te ormai folle,
non hai più scampo
e in piena pazzia
un dì ti rapirò.
Per morbosa gelosia
ti occulterò
in una profonda segreta,
lungi da occhi indiscreti,
per godere solo io
la tua splendida luce
che ha dato alle mie corde la voce
e finanche ai sensi la pace.
Coprirò i tuoi lamenti
di tenere carezze,
colmerò i tuoi pianti
di limpidi baci
e alle tue rimostranze
ti immobilizzerò
con morbidi abbracci.
Ti lascerò andar via
solo se finalmente
mi darai un nome
e in veste di cupido,
messaggero dell'amore,
con te mi farai volare
all'infinito in eterno
verso orizzonti di luce.
Amare non è facile,
né comodo;
c'è sempre qualche problema,
la felicità dura poco,
e non è mai assoluta;
succede sempre qualcosa,
che la turba e la rovina;
la felicità,
dura un attimo,
un momento,
o pochi giorni;
bisogna gustarla,
prima che se ne vada via,
di colpo,
così come è venuta.
Quale pena
per me camminare
dove ancora l'orma dei tuoi
passi è calda,
sentire il vento
freddo
che ti ha fatto tremare
quale pena
per me vedere
che la luce
del sole
ancora riscalda
la rosa
che un tempo
tu hai piantato.
Or che più non hai maschere
e la tua identità è palese
ora che posso intendere chi sei
e non devo più nulla chiederti
ora che ogni avere ho sepolto
nella tomba del vuoto, ora si
che posso da te staccarmi vita!
Passata è l'alba dell'inganno
tutto ho visto polverizzarsi
dall'osservatorio del tempo;
scricchi e tarlante parlante
abbiamo origliato,
il dilagare del male consueto
il rarefarsi del bene
il bastardume della menzogna
i truffatori e i truffati di speranza
le sopraffazioni del peggio sul meglio
i lamenti e lo schianto
del significato e del significante
tanto censimmo vivendo.
Le cose sono come sono
e ogni simbolica e eletta
magnificazione è inutile!
Alzeremo un drappo bianco
un giorno in segno di resa
e saremo lo stesso impallinati
da oscuro e invisibile nemico:
si compirà il disastro fatale
per noi giunti alla cognizione
che la vita sia la china
la decomposizione e la rovina
di un prodigio fallito, il rantolo
di una volontà di essere in agonia.
Ci infatuammo di amore e desideri
cercammo come forsennati speranze
l'ebrezza di esser liberi e sognare
combattemmo l'irruzione del dolore
addolcimmo aspre malinconie
ci assopimmo tra dogmi e fede fatui
ci sorressero immaginazione e sogni
ci lanciammo oltre la materia
verso l'infinito noi finiti
assetati di spirito e di essenza
e tutto ebbe zero come risultato!
Non rivelarti ad altri svelata vita
abbia il suo decorso l'illusione
affascina chi ancor le spalle
non ti volta e candido cammina
attirato dalle chimere del futuro
che tanto promettono sorridendo.
La vera libertà,
consiste nel scegliere
di rimanere fermi,
nel dire no,
non mi và,
questo non lo faccio,
questo non mi muovo;
la libertà è dire no,
dire basta,
staccarsi dal gregge,
andare per conto proprio,
rimanere a casa,
non muoversi
non fare;
non accettare,
le regole e
i luoghi comuni;
la vera libertà,
consiste,
nel non fare nulla,
e riflettere.
Vivere per le donne è così complicato
sopratutto per farsi capire dagli altri,
c'è sempre qualcuno che cerca di spingerci
a vivere a modo suo e noi non stiamo bene,
crescere è una fatica, tra la scuola e i nostri genitori
ci insegnano che, ogni cosa che noi facciamo
lontano dagli schemi normali di sempre
è tutto sbagliato. Allora noi ci sentiamo sole,
crediamo che quando incontriamo un uomo
lui ci ami per come noi siamo
ma non è così, anche lui sente il diritto che
la sua donna deve fare quello che lui pensa sia giusto
e poi arrivano i figli e bisogna crescerli e vivere a modo loro
nei loro bisogni, a scuola, lo sport, le amicizie,
quando una donna può pensare a suo modo?
Questo non succederà mai,
finché non diventeremo un poco egoiste
pensando alla nostra meravigliosa vita.