Poesie inserite da Alessandro Bonfanti

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi e in Racconti.

Scritta da: Alessandro Bonfanti

Dopo un attimo di sottile violenza

Accarezzo, fuggo, poi trovo la mia inquietudine.
Scopro, così ingenuamente, la labile umana natura
un'altra volta inaspettatamente.
Credevo già di conoscerla in me;
ora so che il sapersi difeso
dalle strade che affrontiamo ogni giorno
fuori e dentro di noi
è irrinunciabile desiderio
di ogni respiro
su ogni lembo di questo mondo.
E fra le foglie che cadono tiepide
ed invisibili nuoto in questa città
mentre il traffico copre De Andrè,
mentre la musica copre l'urgenza di stringerti
e si affaccia sul mio bisogno di comprendermi.
Ogni riva e spiaggia caotica
è isolata di mare
Ogni mio sguardo è una ricerca di boa,
ogni bracciata è il mio onore rimasto
nel lottare contro ogni onda
che mi separa da te.
Composta mercoledì 18 maggio 2011
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Alessandro Bonfanti

    Life in Pacman's world

    Ingordamente mastichiamo palline dorate
    troppo uguali a noi.
    Unica aspirazione è la carneficina di noi tali
    per scappare da fantasmi che non vogliamo sfidare.
    In attesa del doping che li sconfiggerà sediamo la nostra solitudine
    ingurgitando i sogni dei nostri simili in una corsa apatica
    verso il mito dell'invulnerabilità.
    Ma la gabbia è labile e la sopraffazione dei nostri nemici sterile;
    riaffiorano là dove li avevamo lasciati
    sempre più sicuri di averci ogni volta
    che un'altra pallina scompare.
    E quando il vuoto è compiuto
    rimaniamo noi,
    un tempo predatori,
    ora predati in uno stupido livello ricorsivo.
    In cui non vi sarà vincitore finché non vivremo da pari,
    prima che il deserto sia steso.
    Composta sabato 14 maggio 2011
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Alessandro Bonfanti

      Non una parola voglio dirti

      Abbaiano i miei pensieri,
      pretendono attenzione fuori dai vetri
      appannati dall'inverno,
      mi chiedono ancora di scappare
      via con loro.
      E con loro scappo
      lasciando un letto sfatto
      e tante cose da finire od iniziare;
      ma l'ora del tè quest'oggi
      ha le labbra bagnate dalla vivacità
      d'uno spicchio d'arancia
      che dissolve la realtà.
      Vengo a prenderti in silenzio,
      so che ti troverò dove l'acqua del mare
      ama la sua spiaggia
      tiepida di sale.
      Sei voltato di spalle
      mentre la tua camicia si gonfia di vento
      come una vela che ti porti affianco a me.
      Non una parola voglio dirti con la bocca;
      solo vorrei che mi seguissi
      su una vespa fra le vecchie statali
      ancora italiane.
      Là saprò di essere ancora vero
      e lascerò curva dopo curva
      tutti i miei sbagli,
      le mie paure e la pigrizia
      mentre l'aria solleticherà
      la nostra voglia di stare assieme.
      Ecco dove volevo portarti:
      In questo castagneto dimenticato
      dove i ricci hanno cullato
      per molto tempo i loro frutti.
      Qui mi prenderò cura di te
      finché il risveglio
      strapperà questa poesia.
      Composta domenica 21 novembre 2010
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Alessandro Bonfanti

        Fra due bottiglie

        Quando inizio a guardare fuori dal fondo
        di questa bottiglia evaporata
        dalla gola di questo sogno
        vedo persone così diritte da essere storte,
        vedo un mondo troppo alieno per questo cuore di plastica,
        vedo un mondo troppo simile a me.
        Stasera non ha più senso ballare questa danza;
        stasera voglio ordinare un altra bottiglia
        e sbronzarmi d'egoismo.
        Questa è la sera giusta
        per strappare questa pelle ormai coriacea
        di ciò che forse non sono mai stato;
        il momento giusto per sapere
        di quale rosso è il mio sangue.
        Un altro sorso voglio avere
        per spettinarmi davanti al mondo,
        almeno un altro ancora
        per spettinarmi davanti a me.
        Voglio guardarmi in faccia ora
        ma non trovo nessuno specchio
        e non mi fido della gente
        che sia troppo sobria di questa bottiglia.
        Oste quando questo vetro sarà vuoto
        accetterò il conto e forse lo salderò
        ma le luci sono ancora mute
        perché veda anche da questo fondo.
        Un goccio approvo,
        un altro disprezzo
        questo liquido melenso che mi bagna le labbra.
        Qualcuno vuole bere con me?
        Offro un altro giro di questa oscena bevanda
        che quest'oggi va tanto di moda.
        Adesso le luci si fanno più vaghe
        si spegne veloce anche questa euforia;
        non ve ne abbiate ma forse ho mentito
        son troppo stanco per fare i conti stasera.
        Fradicio e sbronzo nel letto cadrò
        non voglio più bere da nessuna bottiglia
        vorrei solo svegliarmi trovandoti là.
        Composta giovedì 30 settembre 2010
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Alessandro Bonfanti

          Poesia del risveglio

          L'anima del buio
          lascia i suoi brulichii di silenzio
          ai primi petali di luce che rimbalzano
          sull'erba spiegazzata dal ricordo del nostro corpo.
          Fra queste coperte calde la brezza fresca
          spettina il letargo della mia vita
          e si scontra con lo scirocco tiepido del tuo respiro,
          mentre ancora non sei sveglio,
          io godo di questo spettacolo che con gli occhi non posso vedere
          ma che con l'anima voglio annusare.
          Io sento che in un suono ancestrale
          come quello di un cuore che batte,
          del tuo cuore che batte,
          l'uomo può ritrovare
          la fratellanza che secoli di avidità
          hanno sepolto con troppe scuse;
          io sento che fra la musica di questa terra
          che fa da corteccia ai suoni delle nostre labbra
          voglio ancora dare amore al mondo
          e a te.
          Composta domenica 12 settembre 2010
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Alessandro Bonfanti

            Centocinquantamila

            Non c'è margine di salvezza
            all'apatia di uno schermo televisivo.
            Centocinquantamila anime che muoiono
            ed io non riesco a sentire questo sterminato numero;
            centocinquantamila persone cadono come briciole
            di un panino stantio e morsicato.
            Eppure ogni briciola ha una storia,
            un volto, una speranza che non c'è più:
            vorrei immaginarvi uno per uno
            ma quel vetro vi fa sembrare troppo lontani
            per far parte dei miei pensieri.
            Eppure la terra che lambiamo ogni giorno
            nel rincorrere la vita fra giorno e notte
            è la stessa.
            Chiedo perdono ad ognuno di voi per questo
            e per rimanere prigioniero di paura.
            Composta martedì 9 febbraio 2010
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Alessandro Bonfanti

              Il collezionista di barchette inzuppate

              Ascolta il respiro della città
              seduto sulle sponde del lago predatore
              delle ultime luci arancioni del sole:
              il ragazzo con le rughe sotto la pelle
              se ne sta li,
              cingendosi le ginocchia con le mani.
              Cerca un suo simile in un mondo estraneo,
              cerca un alieno nel suo mondo stanco
              di vita passata.

              Un altro sasso nel lago è stato lanciato
              il ragazzo attende una risposta da lui
              uno, due, tre rimbalzi poi giù
              la sua volontà destinata a finire sott'acqua.

              Un tempo guardava quell'acqua,
              la sfidava con occhi diversi.
              Quando era bambino e non aveva le rughe
              pensava di dominarlo quel lago,
              credeva ancora nelle barchette di carta
              e nel sorriso della persone...
              Ma poi il suo equipaggio è affogato
              stupido bimbo doveva ancora crescere!
              Solo allora avrebbe smesso di piegare
              i suoi fogli di giornale.

              Un altro sasso nel lago è stato lanciato
              il ragazzo attende una risposta da lui
              uno, due, tre rimbalzi poi giù
              la sua volontà destinata a finire sott'acqua.

              La brezza chimica della città
              gli soffoca la gola
              ma ha imparato a lasciarla passare
              mentre sogna le sue barchette
              inzuppate sul fondo del lago.
              E continua a lanciare sassi
              sul viscido specchio del lago
              con sempre meno cura:
              scova con gli occhi
              l'ora dolce scintillio della falce
              portata fra le mani della nera signora.

              Un altro sasso nel lago è stato lanciato
              il ragazzo attende una risposta da lui
              uno, due, tre rimbalzi poi giù
              la sua volontà destinata a finire sott'acqua.

              A pochi passi da lui
              ora scorge un altro sopravvissuto,
              il ragazzo attende l'alta marea
              chissà se lancerà sassi
              o cercheranno un altro foglio di giornale...
              Composta martedì 20 ottobre 2009
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Alessandro Bonfanti

                Tentativo di traduzione di una favola

                Cos'hai perso della favola della vita?
                Io mi chiedo.
                Te lo ricordi il profumo del grano,
                l'oceano di un tronco d'albero
                e la saggezza di una roccia,
                te la ricordi?
                Il tubare fra le foglie del vento,
                l'aurora di un monastero abbandonato,
                la mano di tuo figlio
                e la voce di tuo fratello
                te la ricordi,
                te la ricordi la voce di tuo fratello?
                So che potrò dirti poco con queste parole,
                so che potrò dirti molto con queste parole;
                le poesie sono democratiche,
                perché lasciano a te l'immaginazione,
                il messaggio non si completa senza la tua complicità.
                Per questo le poesie sono pericolose
                come è pericoloso il vento,
                come lo è la rugiada,
                come lo sono i Libri e la Musica,
                lasciano pensare
                e immaginare
                immaginare qualcosa di diverso,
                immaginare qualcuno di diverso
                e questo non piace oggi.
                Non piace a chi ti ha già impacchettato,
                inscatolato i tuoi gusti
                e le tue emozioni.
                Pensando che non esista più nulla al di fuori di questo.
                E invece tu dimostralo, se vuoi.
                Traducilo il linguaggi sconosciuti che io non so parlare
                e stringimi forte perché io sappia ascoltare
                ma aggiungi sempre qualcosa di tuo
                e poi Immagina,
                Pensa.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Alessandro Bonfanti

                  Il tuo albero

                  Sono il tuo albero,
                  quello con cui da piccolo giocavi a nascondino,
                  quello sotto cui hai detto per la prima volta ti amo.
                  Sono il tuo albero,
                  quello che ascoltava le vostre canzoni,
                  gridate nelle voci di un adolescenza sognatrice
                  e suonate nelle corde di una chitarra che porta il mio nome;
                  le stesse canzoni che ora vuoi rubare all'Umanità,
                  accecato dal potere del mio peggior prodotto,
                  il denaro.
                  Sono il tuo albero,
                  quello che ti ha cresciuto con i suoi frutti
                  di cui ora apprezzi solo il potere che ti possono dare
                  brevettando ciò che non è tuo
                  e distruggendo tutto ciò che è futile al mercato.
                  Sono il tuo albero,
                  quello che ti curò con le sue tenere foglie
                  quando ti ammalasti;
                  le stesse cure che ora vuoi negare ai tuoi fratelli
                  solo perché non possono compiacere la tua avidità.
                  Sono il tuo albero
                  quello che a scuola ti ha dato le sue matite e la sua carta
                  per disegnare le tue idee e il tuo sapere;
                  le stesse idee e lo stesso sapere che ora vuoi legare
                  per quelle cose che tu chiami affari.
                  Sono il tuo albero
                  e visto che oramai ci conosciamo da molto tempo
                  mi permetto di insegnarti una cosa:
                  ciò che ha un valore inestimabile
                  non può avere mai un prezzo.
                  Sono il tuo albero,
                  e anche se continuerai ad umiliare le mie e le tue radici
                  e ad uccidere i miei compagni quando potresti farne a meno,
                  io fin quando sarò qui
                  continuerò a regalarti la mia ombra e il mio calore
                  chiedendoti in cambio solo la gioia del tuo respiro.
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Alessandro Bonfanti

                    Meravigliosa realtà

                    Bastarda, sincera e testarda
                    generosa, ipocrita e faceta
                    in un groviglio di contraddizioni
                    che ti han reso meno impeccabile
                    ma forse più umana.
                    Ora ho fretta di chiudere la copertina di questi cinque anni
                    sudati, giocati e probabilmente volati
                    ma l'egoismo di cambiare vita
                    non scolorirà mai
                    le giornate passate a studiare in compagnia,
                    le minchiate fatte in classe o in birreria,
                    gli scioperi e rinvii di una verifica,
                    tutti gli attimi che hanno reso questa classe mitica;
                    lo scazzo del primo giorno di scuola,
                    e la felicità dell'ultimo,
                    i due, i dieci, le soddisfazioni e i fallimenti,
                    le gite che hanno consacrato tutti questi momenti,
                    quella sera d'aprile che mi ha cambiato la vita
                    e le mani che mi han costretto a non mollare mai la partita.
                    È di questa quotidiana follia
                    che mi sono inebriato
                    perché ho capito
                    che non è solo un compito di filosofia
                    a tenerci uniti
                    e a differenza di quanto dicono
                    tutti gli insulti che ci siamo guadagnati o presi
                    questo è il più bel gruppo che abbiano unito.
                    E se qualcuno si ostina a volere la perfezione
                    che vada a cercarla nei dizionari
                    perché questa è realtà,
                    meravigliosa realtà.
                    Vota la poesia: Commenta