Le migliori poesie inserite da Andrea De Candia

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Scritta da: Andrea De Candia

Epitaffio

Qui giace come virgola antiquata
l'autrice di qualche poesia. La terra l'ha degnata
dell'eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c'è niente
di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.
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    Scritta da: Andrea De Candia

    Ho conosciuto in te le meraviglie

    Ho conosciuto in te le meraviglie
    meraviglie d'amore sì scoperte
    che parevano a me delle conchiglie
    ove odoravo il mare e le deserte
    spiagge corrive e lì dentro l'amore
    mi sono persa come alla bufera
    sempre tenendo fermo questo cuore
    che (ben sapevo) amava una chimera.
    Composta martedì 3 marzo 2015
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      Scritta da: Andrea De Candia

      Rivolta

      Mi hai reso qualcosa d'ottuso,
      una foresta pietrificata,
      una che non può piangere
      per le maternità disfatte.
      Mi hai reso una foresta
      dove serpeggiano serpi velenose
      e la jena è in agguato,
      perché io ero una ninfa
      innamorata e gentile,
      e avevo dei morbidi cuccioli.
      Ma le mie unghie assetate
      scavano nette la terra, così io Medusa
      fissa ti guardo negli occhi.
      Io esperta sognatrice
      che anche adesso mi rifugio in un letto
      ammantata di lutto
      per non sentire più la carne.
      Composta mercoledì 25 marzo 2015
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        Scritta da: Andrea De Candia

        Pianto dei poeti

        Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
        o gemma che trapassi il suono
        col tuo respiro l'ombra che sta ferma
        di fronte ad un porto di paura
        quel trascendere il mito
        come se fosse forzatamente azzurro
        o chi senza abbandono
        che non sanno che il pianto dei poeti
        è solo canto.
        Canto rubato al vecchio del portone
        rubato al remo del rematore
        alla ruota dell'ultimo carro
        o pianto di ginestra
        dove fioriva l'amatore immoto
        dalle turbe angosciose di declino
        io sono l'acqua che si genuflette
        davanti alla montagna del tuo amore.
        Composta giovedì 7 aprile 2016
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          Scritta da: Andrea De Candia

          Ella in cielo

          Pregava Dio,
          pregava con fervore
          perché facesse di lei
          una felice ragazza bianca.
          E se ormai è tardi per simili cambiamenti,
          allora, Signore Iddio, guarda quanto peso
          e toglimene almeno la metà.
          Ma Dio benevolo disse No.
          Posò soltanto la mano sul suo cuore,
          le guardò in gola, le carezzò il capo.
          E quando tutto sarà compiuto – aggiunse –
          mi allieterai venendo a me,
          mia nera gioia, tronco colmo di canto.
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            Scritta da: Andrea De Candia

            Le morte chitarre

            La mia terra è sui fiumi stretta al mare,
            non altro luogo ha voce così lenta
            dove i miei piedi vagano
            tra giunchi pesanti di lumache.
            Certo è autunno: nel vento a brani
            le morte chitarre sollevano le corde
            su la bocca nera e una mano agita le dita
            di fuoco.
            Nello specchio della luna
            si pettinano fanciulle col petto d'arance.

            Chi piange? Chi frusta i cavalli nell'aria
            rossa? Ci fermeremo a questa riva
            lungo le catene d'erba e tu amore
            non portarmi davanti a quello specchio
            infinito: vi si guardano dentro ragazzi
            che cantano e alberi altissimi e acque.
            Chi piange? Io no, credimi: sui fiumi
            corrono esasperati schiocchi d'una frusta,
            i cavalli cupi i lampi di zolfo.
            Io no, la mia razza ha coltelli
            che ardono e lune e ferite che bruciano.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              Non inizia più armonico momento
              per noi, dacché la forza immotivata
              d'amore usò più cruda disciplina.
              Ora nei nostri aspetti già traspare
              la ferina imminenza del piacere.
              Né so, quando mi penetri di baci
              quanto di te il mio spirito trascini.
              Se la tua bianca veste mi raggiunge
              ardo di colpa e muovo l'innocente
              orma del desiderio alle tue case
              e per te che mi piaci
              io cresco in tenerezza senza fine.
              E ti seguo, io, ombra del tuo anello
              di spirito profondo
              ignorata da te, ma ti raggiungo
              nella mia aperta fantasia gioiosa.
              E mi carico sempre di peccati
              presso le porte delle meretrici.
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