Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie personali)
Echi di una dannata discensione
che gridavano la loro materia
nello spazio di un tempo interminabile
ebbero la salvezza nello stagno,
nello scrosciare dell'acqua preghiere
e ovunque nel riflettersi un sol buio:
era il lutto guardatosi allo specchio,
con sembianze di donna, era la Morte,
era quella che chiamavamo Notte
quando lontani eravamo al celeste,
quando bastone era il nostro Sole
per non cadere brancolando al buio
suolo di tutt'un sonno ad occhi aperti.
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