questo rincorrerci per (poi) fermarci a metà ché la vita non è una caramella proibita o avvelenata ma è (semplicemente) una notte stellata. E, allora, che senso ha questo affanno come se tutto fosse ciò che gli altri riconoscono e come se niente fosse il cuore che non mente. Che senso ha non assecondarci nella nostra verità per lasciarci cadere nel vuoto della pienezza che sarà. Che senso ha aver paura di ogni passo che si fa di ogni cosa che non si ha perché tanto il bene e il male sono come una ninna nanna che ci culla un po' di qua e un po' di là.
Siamo tutti e nessuno a rincorrere gloria come fosse pane, a spalmare formaggino e, poi, bere un brodino. Siamo tutti e nessuno a inventare pregiudizi, a confezionare giudizi, a carezzare letame. Siamo tutti e nessuno a ergerci come migliori, a qualificarci Superiori, ad attendere l'arancione della lanterna semaforica per sprintare come fosse verde. Siamo tutti e nessuno a mistificare il reale, ad alterare identità, ad amplificare con viltà. Siamo tutti e nessuno a descrivere un calvario col distacco pungente di chi mente. Siamo tutti e nessuno a descrivere le stelle con la vicinanza saccente di un essere subdolo e latente. Siamo tutti e nessuno adagiati sul cesso a lottare contro stitichezza o a sorridere alla fluidità.
Lasciami quel senso di ignoto nella furia di un tempo ormai passato. Lasciami rovistare ogni angolo, lasciami sbirciare ogni secondo, lasciami trascinare perché voglio sentire l'in-successo intenso come fosse successo perché non si placa e non si smorza e non si perde quel senso di affanno di esserci e non esserci stato.
Non dirmi che diventa difficile anche riflettere perché l'amore non ha età. È la verità. Se solo poi ti guardi intorno vedrai il bisogno che c'è d'amore e capirai. Che non si può prescindere dall'umanità di esserci perché non ha più senso uccidersi. Allora abbracciami perché è più facile che è un senso utile e non fa male come l'inutile. In questa storia di guerre avide ove il confine è labile ove non basta riempirsi di sostantivi o aggettivi perché il bene e il male sono solo parole da tralasciare se solo si vuole davvero ricominciare a camminare sulla stessa strada per ritrovarsi uomini.
Lasciami - senza domandarti - nella consapevolezza del tuo desio. Stringimi - almeno col pensiero - nell'eternità del tuo cuore. Coccolami - silente - nella reciproca coscienza di esserci senza dircelo. Immaginami e sentirò il tuo abbraccio.
E mi perdo senza un perché perché non c'è motivazione in una bufera di percezione in un uragano di sensazione e non c'è ragione e non c'è tempo ché non aspetta il sentimento ché affiora e sconquassa pur che sia un momento tanto è forte e lento e non c'è cielo e non c'è nuvola in quest'infinito e non c'è spiegazione perché tutto accade senza convenzione ed è emozione. Senza sottrazione.
Ti cerco tra queste note al gusto del vino perché tu sei l'ebbrezza e io voglio essere carezza oltre la pervicace timidezza che vuol tacermi di te. E non si placa l'accorato richiamo ché gli occhi si schiudono e mi trema la mano. È un uragano la bellezza e non lascia respiro. In apnea ritrovo il tuo viso che mi fa dono di un sorriso.
E si sta così. Alla ricerca di una direzione. E si ascolta. E si guarda e si aspetta. E ci si muove. Un po' così. Perché è purè così' che si capisce tanto. Forse, troppo. Va così. È così non bisogna cedere. Mai.
Perché non ci si può fermare, neanche se la puzza ottura le narici e bisogna sempre correre lasciando scorrere le ginocchia, già pronti, nell'eventualità, a cadere con le mani tant'è forte l'impeto e tant'è intensa la frenesia che il controllo del corpo in fuga è quasi eresia e, allora, si trasuda il sogno della libertà mentre caviglie e ginocchia battono il ritmo del risveglio verso un giorno... ... chissà.