Che le stelle hanno pietà anche quando la luna è a metà e cullano del ciel desio in un fruscio di foglie svegliate dalla brezza del mare mentre rena si rincorre e i grilli stornellano e le lucciole accendono colori di scoperta. E i fiumi più o meno stanchi cercano il percorso per sgorgare senza dannare e i fiori nel buio con i loro petali setati rassicurano di delicatezza. Ed è garbo.
Ti dono parole che cadono sotto un cielo. Ti dono parole che rovistano tra gli occhi. Ti dono parole che arroventano il cuore. Ti dono parole che sanno di terra. Ti dono parole. E sia la pioggia e sia il sole. Ti dono parole contorte come l'eco. Ti dono parole graffianti come l'aratro. Ti dono parole lucide come un vetro. Ti dono parole, a frammenti, come cocci. E siano tuoni. E siano fulmini. E siano tempeste. Ti dono parole che sono uragani. Ti dono parole che luccicano di stelle. Ti dono parole che puzzano di bruciato. Ti dono parole. E sia sangue che scorre. E sia rabbia che si arrovella. E sia ruga che annaspa. Ti dono parole che sanno di amore. Ti dono parole che sanno di sale. Ti dono parole. Sole.
Non c'è una regola. È tutta una "combriccola", un disegnare, con un dito, il cielo, un inseguire, con gli occhi, un aquilone, un inciampare e conoscere la paura per imparare a trovare, poi, il coraggio di rialzarsi. E si inizia a capire. E si inizia a ragionare. E si inizia fino a quando non si vuol più ragionare. Non c'è una regola per perdersi tra le stelle o per ascoltare il mare o per stare, soli, con la fronte poggiata alla finestra per, poi, aprir le braccia e simulare la libertà di un gabbiano. No! Non c'è una regola per piangere forte (ma forte) contro l'amore e, quasi nell'immediatezza, abbracciarne il favore. Inviarsi un "vaffanculo", trascinarsi dopo un pugno, accasciarsi per una morte, "pagare" con la vita. Non c'è una regola per capire che non ci sono eroi (o che non dovrebbero esserci degli eroi) ma solo uomini e altri uomini che si dicono e, poi, si chiamano che sia Repubblica che sia Stato che siano politici che siano magistrati che siano funzionari che siano associazioni anche di mafie pur di massoneria oppure di sport.
U o m i n i!
Non c'è una regola per guardarsi negli occhi - finanche allo specchio da soli o in compagnia - e sentire l'ebbrezza della vita che è solo un attimo.
E se un albero si inchina al cielo mentre il vento soffia fiero e la sabbia si unisce al mare e un gabbiano inizia a volare. E se un passo accompagna l'altro...
E tu lasciami affogare che non c'è ritorno in questo mare e nell'intensità di ogni onda voglio perdere il respiro mentre il mio cuore affonda ché è solo una sensazione la morte in una marea d'emozione.
Che ne sai di quanto possa scaturire da uno sguardo mentre il sole rischiara e la luna sfiora e il cielo s'apre e colora il mare e il vento sospira in apnea o in emersione d'uno spunto di dolcezza o d'un tratto di tristezza e quelle pupille dilatate si ritrovano in una danza a rincorrersi senza fermarsi in un fremito incessante il momento in una tavolozza d'intensità a sorridersi o a non trovarsi o a sfuggirsi e, comunque, a sognarsi.
Piangi perché è ricominciare e mai finire perché si ha bisogno di dire e di continuare piangi perché è il suono da coccolare la solitudine da abbracciare l'incomprensione da superare piangi perché vorresti volare eppure bisogna atterrare e non riesci a stare piangi perché si presenta il dolore la paura è odore la morte, forse, diventa colore piangi perché sorprendi te stesso - che non sei di gesso - e se c'è un bene o un male senti la forza per affrontare. Piangere è amarsi e amare.
Quando alzerai gli occhi dovrà sorprenderti ogni espressione dovrà travolgerti ogni batter di ciglia dovrà incantarti la lucentezza che promana dovranno, le mani, divenir le tue e le tue gambe dovranno congiungersi ai suoi passi e dovrete iniziare a correre così veloce che quando finirete vorrete ricominciare.
Catturami in silenzio senza dirmi e strappami l'anima, sussurrando. Culla ogni carezza senza distrarre il momento. Strapazzami di tutto ciò che senti e non privarti. Il tempo è l'intensità di non perdersi.