Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

Piazza San Pietro

Spararono in una piazza romana molto conosciuta
contro un uomo vestito di bianco che amava la vita
racchiusa in volti di uomini e bambini contenti
in mani callose di un popolo buono e credente.

Si udirono sirene, grida, preghiere e muto silenzio
sotto arcate di molti messaggi lanciati nel tempo.
Anche le bianche colombe sparirono dicendo:
"Anche qui è giunta l'umana e vile violenza".

Passa il tempo dello stupore: il bianco e il nero
formano girandole di giudizi nelle televisioni.
Si intrecciano le supposizioni e la tetra prigione.
Con il delitto e il castigo si offre anche il perdono.

Oggi gli estremi di due mondi si sono incontrati
in una cella dove luce e ombra si sono abbracciati.
Le parole umane hanno perduto il loro pieno senso
acquistandolo in un abbraccio di pace e pentimento.

Spariranno gli spari e matureranno i frutti del silenzio
in quella piazza aperta a tutto il mondo e alla speranza.
Una finestra sempre aperta al cuore di tutta la gente
è guardare in alto con fede per chi è ancora credente.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

    Preghiera

    Signore, abbiamo atteso il tuo Spirito di fuoco
    accendere la lampada che si spegne nella sera
    quando le mani giunte stringono un altro giorno
    passato in fretta senza uno sguardo al tuo cielo.

    Oggi sentiamo l'impellente bisogno di ascoltarti
    per comprendere la corta strada che percorriamo
    insieme a tanti uomini che neppure salutiamo
    perché infastidiscono con il semplice parlare.

    Distruggi, Signore, con il fuoco del tuo Spirito
    il programma di Babele che di notte sogniamo.
    Non farci vivere in una grande casa di cristallo
    quando addosso portiamo una pelle di catrame.

    Noi siamo i figli di creta del tuo povero Adamo
    che piange suo figlio Abele morto fra le mani.
    Il deserto molti lo conosciamo solo in fotografia,
    il Mar Rosso lo scopriamo in cliniche senza vita.

    Rallegrati, Signore, perlomeno con te siamo sinceri
    perciò nei momenti tristi ci mettiamo in preghiera.
    Il tuo Spirito ci ha fatto dono della tua intima allegria
    sognando un tuo nuovo mondo con tanta nostalgia.

    Tu ci conosci, Signore, siamo amici di tuo Figlio
    con un cuore di carne e un pizzico del tuo Spirito.
    Fummo nel passato delle semplici statue di argilla
    ma il tuo soffio e la tua luce ci hanno fatto felici.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Un fuoco di pace si è acceso nella notte:
      ritornano gli uccelli al loro nido
      le lampade accendono le finestre
      piene di alito caldo e voci amiche.
      Le sirene hanno rotto l'ultimo silenzio
      di un giorno pieno di scioperi e lamenti.

      Si è acceso un fuoco di giustizia
      su mani di statua e anima d'argilla.
      Un domani non lontano saremo uguali
      mangiando pane salendo delle scale.
      L'uomo e la donna saranno figli
      d'una dea che decifra il labirinto.

      Un fuoco di pace si è acceso negli occhi
      guardando una farfalla accompagnare un morto.
      Il passato ha chiuso in una tomba
      frontiere, bandiere e il proprio tornaconto.
      Resta in piedi, in attesa che sbocci un fiore,
      un uomo perbene in un giardino di colori.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

        Guerra civile spagnola

        Quando era giovane fu chiamato alla guerra
        apprese a sparare con un vecchio moschetto
        sparando in faccia i propri amici e fratelli.
        Finì la guerra quando i grandi lo decisero
        ma lui la portò dentro come una ferita:
        gli era pesante guardare un bambino!

        Passarono gli anni e sposò un'amica
        il pane gli odorava a raffiche di mitra
        il vino a vecchio olio di ricino.
        Adesso è vecchio e gioca con i nipoti
        distruggendo navi spaziali e rancori.

        È meglio fare la guerra su uno schermo
        che saltare in aria per dei dementi.
        Passeggiando in un giardino in fiore
        il nonno coglie una rosa e la odora.
        Il profumo l'ha beccato una colomba
        per costruirgli un nido nel nuovo mondo.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

          Un nuovo anno

          Si nascondono gli anni sotto le nostre rughe
          di volti umani carichi di illusioni e incertezze.
          La nebbia, la pioggia e il sole offuscano gli occhi
          di chi marcisce solitario all'ombra di se stesso.

          È trascorso svelto un anno, giorno dopo giorno,
          con un programma farcito di dubbi e carezze.
          Chi ci dirà se il tempo lo viviamo in pienezza?

          Il calendario che sfogliamo ogni giorno nel cuore
          non ha anni, né mesi, né giorni, né ultima ora;
          nasconde solo una bilancia carica di molti ricordi
          in uno strano orologio senza minuti né secondi.

          Inauguriamo oggi un nuovo e stupendo calendario
          con nomi di santi, feste, cerimonie e fasi della luna.
          Resta negli occhi la lunga fila di giorni ordinari
          da riempire con il nostro lavoro e pochi salari.

          Ci sono arrivati messaggi elettronici e cartoline
          con i soliti auguri di buon e felice anno nuovo.
          Il prossimo anno daremo la nostra dovuta risposta
          se staremo ancora tra i vivi altrimenti saremo morti.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Esiste un giorno in ciascun uomo
            con un non so che di nostalgia
            appesa a un vecchio attaccapanni
            pieno di cappelli e una poesia.

            Tempi trascorsi affacciati a una finestra
            insieme a un gatto grigio oscuro
            lavandosi la faccia vicino al focolare
            dove la nonna pregava seduta.

            È il tempo che matura il nostro volto
            il silenzio che scoppia in allegria
            il gioco delle ombre contro la luce
            l'uomo che intravede il suo futuro.

            Esiste un giorno in ciascun uomo
            che ci chiede di rispondere alla vita.

            Le sirene occultano i passi della gente
            i soldati non vanno più con i fucili
            i giornali annunciano un patto di pace
            sbocciato negli uomini che amano la vita.

            Così ancora oggi sopravvive l'umana allegria
            uccidendo la tristezza con un po' di vino.

            L'uomo ha compreso che non vale la pena
            festeggiare da soli l'ultimo addio.
            È difficile decifrare il silenzio dell'uomo
            seduto solo sulla panchina di un giardino
            perduto dietro colombe bianche in volo.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Vidi un albero cadere nel mattino
              abbracciando la terra con dolcezza.
              Nell'ultimo giorno della sua vita
              la volle ringraziare con tenerezza.

              Cadde con lui anche il mio cuore
              in un angolo azzurro dei miei pensieri.
              Il vento aveva scritto da anni una canzone
              su quel vecchio tronco di quercia amica.

              Cercai di penetrare fino alle sue radici
              per leggere le pagine della sua storia:
              trovai solo il bianco candore delle nevi,
              il cantare degli uccelli e sorrisi della gente.

              Ridiscesi la mia montagna lentamente
              tra pietre, foglie e fiori di ciclamini.
              Fissavo gli alberi ben stretti alla terra
              guardando il cielo in attesa delle stelle.
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Le chitarre hanno aperto il cuore del mattino
                salutando una donna vestita di lutto
                affacciata al balcone con fiori di cactus.

                La morte le ha rubato l'uomo delle notti
                lasciandole i figli per vestirli di giorno
                sognando in piedi i propri ricordi.

                Non la vedo spesso questa vicina
                però i suoi occhi brillano di dolore
                specchiandosi negli occhi di un uomo.

                Il matrimonio matura sulla cenere
                di carboni morti da tronchi ardenti.
                La donna di lutto legge il suo giorno
                portando i ricordi nei suoi occhi.

                Aspetta che canti la luna di notte
                su corde sottili di chitarre rotte.
                Lei sa cosa vuol dire vestire di nero
                leggendo da sola ombre, sogni e chimere.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  La luce ha frugato molto lentamente
                  nel piccolo ripostiglio della mia ombra.
                  Ha trovato un petalo secco di rosa
                  in un calendario ancora da bruciare.

                  Su una striscia di luce colorata
                  danzano ancora minuscoli ricordi
                  lanciati nell'aria senza una voce
                  da ali bianche di una colomba.

                  S'intravvede negli occhi del mattino
                  una maschera di rituali ancestrali
                  venuta dall'Africa con un messaggio
                  per quest'uomo stanco di parlare.

                  Il volto dell'uomo che la indossava
                  era quello di un mio vecchio amico
                  che parlava solo quando richiesto
                  spiegando le rughe umane della vita.

                  Su pareti bianche dei miei ricordi
                  voci e luci vivono sempre insieme
                  all'ombra nascosta della mia anima
                  educata a captare l'eco del mistero.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Ho sentito il respiro del mio giorno
                    sostenermi su burroni di montagna
                    ricoprendo le carni di un fanciullo
                    quando di notte cullavo la speranza.

                    Ho camminato su orli di precipizi
                    cercando legna per un focolare.
                    Le mie mani mantenevano il cielo
                    gli occhi contemplavano il miracolo.

                    Da piccolo giocavo con la mia ombra
                    imitando un povero spaventapasseri
                    mentre una gazza giocando ai suoi piedi
                    chiedeva permesso di beccare un seme.

                    Ho tentato rileggere questi miei ricordi
                    seduto sul maturo silenzio della valle
                    ma già batteva il cuore della sera
                    senza il mio amico spaventapasseri.

                    Sono rimasto solo con il peso degli anni
                    con le mani sporche del sudore del giorno,
                    gli occhi azzurri nella tenue lontananza,
                    una lacrima salutando l'amica montagna.
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