Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
In bottiglia rotta sulla sabbia del mare
si specchiavano gli occhi d'una fanciulla:
non sapeva che gli odori del mattino
maturano nel cuore quando è sera.

Dei bambini costruivano castelli
trasportando acqua piena di arena.
Lei sola sotto i raggi del sole d'agosto
tesseva sognando il vestito da sposa.

Il giorno aspettava con ansia la pioggia
per giocare insieme ai suoi sogni.
La fanciulla alzò gli occhi e vide
il tramonto entrare nella bottiglia rotta.

Comprese che le favole amano il silenzio
maturano e sbocciano a loro tempo
come i semi nascosti da molti anni
che sbocciano in bei fiori in un'aurora.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Il fiume ci racconta la sua interna pena
    levigando pezzi di rocce molto antiche
    con la pazienza di chi conosce il tempo
    racchiuso in caverne oscure e amiche.

    Ieri offrì da bere ad animali mastodontici
    che vedevano il cielo scendere fino a valle.
    Oggi lava con cura le loro ossa fossilizzate
    In attesa che qualcuno sappia decifrarle.

    Guarda in alto grotte scavate su pareti rocciose
    dove abitavano gli uomini vestiti di ruvide pelli
    elevando gli occhi in preghiere prima di baciarlo
    inginocchiandosi rispettosi prima di toccarlo.
    Contento guarda le sue montagne là in alto.
    Il fiume mi racconta lento la sua triste pena
    cercando di purificare i nostri umani veleni.
    Ha fretta di cullarsi nelle onde di sua madre:
    il mare pieno di vita, sale e tanti crisantemi.

    L'uomo scopre nel fiume la sua storia passata:
    l'acqua gli regala il dono della vita quotidiana,
    il sangue che alimenta la nostra madre terra
    passa nelle vene dei nostri fiumi, sempre.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Non ho colto un fiore questa mattina
      perché il nostro giardino era di cristallo
      lavorato col soffio divino della vita.
      Il canto di un uccellino spaurito
      si è posato sulla ringhiera di ferro
      beccando un raggio di sole
      dell'alba che si apriva contenta.

      Si è spenta anche la mia vecchia radio
      con la voce del cronista di sempre.
      Dalla finestra sono uscite lente le note
      nascondendosi nel profumo d'una rosa.

      Non c'era più bisogno di meditare
      in quell'ora carica di luce e silenzio.
      Il salmo del nuovo giorno sbocciava
      sul volto di un anziano contento.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

        Marcoledì delle ceneri

        "Sei polvere e in polvere ritornerai"
        hanno detto in chiesa questa mattina
        scrutando nei nostri occhi il mistero
        di chi crede di essere figlio di Dio.

        La cenere su capelli bianchi è discreta
        sulla calva è un pezzo di nuvola bianca
        su capelli neri è un soffio di pura neve.
        Oggi portiamo in testa un segno del cielo.

        I bambini ridono chiudendo gli occhi
        verso il pavimento con tombe di morti.
        Il ritornello riecheggia sotto le arcate
        ascoltando il respiro di secoli passati.

        Le donne in ginocchio sgranano il rosario
        contando i loro parti finiti nella polvere
        mentre sentono i gridi di dolori materni
        dando alla luce carne di uomini di cenere.

        La polvere bianca di foglie d'ulivo benedette
        la portiamo in testa con religiosità e fierezza.
        Il dio dei nostri padri è cresciuto nel deserto
        lasciando noi uomini in cerca della pienezza.
        Composta lunedì 30 novembre 2015
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Basterebbe un pezzo di cielo per sognare
          nuove avventure di molti uomini liberi
          senza telegiornali di notizie false
          lanciate nell'aria solo per ingannarci.

          Le prigioni sono chiese profanate
          con croci rotte da torture umane.
          I corpi sono ripieni di puro silenzio
          mentre gli occhi sono su cigli deserti.

          Non c'è speranza per chi non ha cuore
          uccidendo con una pistola in gola.
          Assassino non è solo chi uccide
          ma anche chi sporca l'alba della vita.

          Sarebbe un'altra l'avventura dell'uomo
          se nelle nostre mani brillasse il sole
          nelle nostre menti ci fossero fiori
          e con gli occhi leggessimo il cuore.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Un bimbo muore poggiato solo sulle ossa
            con occhi spalancati dalla fame.
            La madre senza lacrime lo piange
            ricordando quando lo partorì sognando.

            Il suo seno secco si riempie di dolore
            respingendo il sole che la consola.
            Il silenzio circonda questo gruppo umano
            in un'ora che spaventa il sole tropicale.

            Le ombre hanno paura di fermarsi
            accanto a un morto con madre senza pane.
            Non ci sono speranze al sud dell'equatore
            quando il nord getta nei suoi rifiuti
            ciò che altri guadagnano col sudore.

            È stato distrutto l'equilibrio del mondo,
            la povertà si arricchisce di tristezza,
            la ricchezza s'ingrassa di negligenza
            mentre anche oggi muore un sogno.

            Il sud rifiuta le briciole delle ricche mense
            dei tanti epuloni vestiti di magnificenza.
            È meglio morire con la dignità negli occhi
            che essere schiavi di un gioco sporco.

            Domani ritornerà il vero figlio dell'uomo
            farà risorgere i poveri morti dalla fame,
            li guiderà in un antico deserto fiorito
            moltiplicando il loro cibo all'infinito.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

              Il primo Venerdì santo

              Giunsero i Cavalieri dell'Apocalisse
              in un pomeriggio di tempesta
              mentre un vecchio cantava la vita
              guardando un bimbo dalla finestra.

              I cavalli non avevano briglie
              su strade con statue di bronzo
              nitrivano con raffiche di nebbia
              incontro all'uomo pieno di silenzio.

              Per la folla fu un giorno come tanti,
              per alcuni fu un giorno di rimpianti.
              Un velo si squarciò nel tempio
              cadendo trenta monete d'argento.

              Il governo di turno si lavò le mani
              scartando una verità che scottava.
              Gli amici si rintanarono dispersi
              in angoli oscuri pieni di spavento.

              Si udì un grido, un tuono, un lamento:
              morì l'Uomo e il mondo pianse contento.
              Fu questo il nostro primo Venerdì Santo
              quando noi accendemmo una fiaccola.

              Il nuovo calendario iniziò da zero
              la sua marcia di virtù e mistero.
              Aspettiamo i Cavalieri dell'Apocalisse
              cavalcare su nuovi cieli senza eclisse.
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                Domenica delle palme a Saragozza

                Gli uomini incappucciati sfilano maestosi
                guardando il mondo da dentro le caverne
                dove pitture rupestri conservano il mistero
                di animali trafitti da religiose leggende.

                Avanzano rami di palme cadenzando il tempo
                ferito da rullio di tamburi pieni di pentimento.
                Il padre e il figlio vestono gli stessi indumenti
                carichi di secoli, orgoglio e umana penitenza.

                Le strade sono mute in pieno mezzogiorno:
                passa il Cristo su un'asinello bianco.
                Lo precede la samaritana con i suoi vent'anni
                in una brocca di creta piena di rimpianti.

                Così si celebra la domenica delle palme
                in questa terra piena di tradizioni e danze.
                Qui, forse, Cristo ha sostituito Ercole
                cambiando le fatiche in pane e gentilezza.

                Inizia con questi suoni la settimana santa
                in questa Aragona piena di tradizioni e vento
                scavando nella voce del tradizionale tamburo
                il nuovo volto di uomini lanciati al futuro.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  Canterò un sogno di giovinezza
                  rinchiuso nel cielo di una notte
                  insieme a un uccello senza voce
                  con ali chiuse in una gabbia, solo.

                  Vidi un bimbo con occhi azzurri
                  che giocava con un filo di luce
                  cercando di scavare nell'ombra
                  mentre un corvo beccava l'aurora.

                  Uscì il sole con le sue lunghe ombre
                  dipingendo un quadro che porto negli occhi:
                  una grande ombra con becco di cicogna
                  offriva il suo corpo senza vergogna.

                  Nacque così uno strano ricordo
                  scaraventato sulle strade del mondo.
                  Non so se quel giorno ebbe la sua sera
                  come ogni uomo la sua ombra.

                  Restai solo anche quella volta
                  sfogliando un fiore in penombra.
                  Un gatto bianco miagolò nell'aria
                  cancellando il sogno appeso all'alba.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Cavallo e toro in labirinto umano
                    chiamano la morte nel cerchio dell'arena.
                    Sono fantasmi in ritmo di colori
                    i movimenti danzanti degli zoccoli
                    sfidando gli occhi tinti di rosso.

                    I minotauri spiano dietro le transenne
                    il furore degli dei vestiti da toreri.
                    L'aria è carica di allegria secolare
                    correndo dietro musica iberica
                    nata con i miti venuti dal mare.

                    Cavallo e cavaliere rompono il silenzio
                    schivando la nobiltà del toro bravo
                    con banderillas di colori ardenti.
                    La gente beve l'ultimo sorso di vino
                    ammirando la lotta della propria vita.

                    Cammina altero il torero di fuoco
                    su trombe soffiate da desideri.
                    Inicia la danza che chiama la morte
                    in questa festa piena di miti e colombe
                    disegnata con fili d'oro e sorrisi al vento.

                    Suona la tromba, ricambio di spada,
                    il minotauro scende nell'arena,
                    il toro respira l'ultima immagine
                    che scivola veloce nelle sue vene.
                    Il grido della festa muore con il toro,
                    il sangue uccide l'ultima favola
                    scritta sul silenzio maturo dell'arena.
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