Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

Il nostro Venerdì Santo

Tu che ti ergi fra la terra e il cielo sul monte della morte
aspetta un attimo prima che il buio copra la tua terra.
Ascolta coloro che stanchi ritornano a casa ogni sera
con gli occhi appesi alla tua croce e mani dure e callose.

Ti sei caricato sulle spalle la nostra ignoranza e ipocrisia
per lavare con la tua innocenza e il tuo ultimo umano grido
tutte le nostre ragnatele accumulate nel cuore dei secoli
lasciando dolori, morte e feriti sulle strade della nostra vita.

Ascolta i tuoi crocifissori, perdona la nostra superba ignoranza
in questo pomeriggio di venerdì santo dove la morte è vera vita
cancellando la vergognosa condanna racchiusa nelle nostre mani
lavate dal sangue e acqua che sgorga dal tuo petto e dalle mani.

Sotto la tua croce ci sono i teschi da Adamo fino all'ultimo uomo
in attesa di essere purificati in cerca di pace, amore e ultimo riposo.
Muori, o Nazareno, sul vergine legno che insieme abbiamo caricato
prima di arrivare al Golgota che tutti dobbiamo affrontare per morire.

Accetta la morte che ti rigetta da questa terra e donaci il tuo trionfo.
Noi, Signore, abbiamo rigettato insieme alle ombre anche la tua voce cercando di seppellirla sotto terra ma con la garanzia della tua croce.
La tua tomba umana oggi è vuota, la nostra aspetta il tuo perdono.
Abbiamo sempre avuto paura della morte perché viviamo senza luce
perciò t'inchiodammo per seppellirla con te nel cavo della roccia.

Insegnaci a toccare la falce che tronca l'erba e i fiori dei tuoi campi
ma non farci sentire il taglio della vita, se non bagnata dal tuo sangue.
Impedisci che i passi di noi uomini si dirigano all'albero secco di Giuda
dove penzola ancora la corda o mettono le bombe in nome di Dio.
Chiamaci, Signore, con il nostro nome e riecheggi in noi il tuo sorriso.
Fa che diventiamo nella nostra breve storia semi della tua vittoria.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Musica di cabaret, corpi femminili in movimento
    colori a sprazzi su volti di spettatori senza età:
    sono i miei fantasmi di una sera lenta davanti alla tv
    seduto solo sulla poltrona spiando questa società.

    La musica è interrotta da qualche spot pubblicitario,
    dal pianto sottile di un bambino della casa accanto,
    dalle ombre taciturne nate da una lampada accesa,
    dal crepitio del camino che saluta la notte che viene.

    Guardo i giocattoli sparsi nella sala dalla bambina
    ognuno vive tranquillo spiando il loro piccolo mondo
    senza un certo ordine, senza leggi dettate da adulti,
    e ridono in silenzio vedendomi seduto a meditare.

    Già non suona la musica stridente del cabaret notturno,
    non stordisce la mia sera ricca di silenzi troppo umani
    che ballano insieme alle ombre del giorno che muore
    appese ai vetri e ai colori dei miei vissuti e rapidi tramonti.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Abbiamo infagottato con leggerezza molti ricordi
      in pagine di favole e romanzi senza una storia.
      Ora cerchiamo una risposta più intima e umana
      in giorni vissuti in fretta e pochissima memoria.

      La terra ci regala nel mattino l'umile rugiada,
      la brezza, il vento e a sera tramonti colorati.
      Il cielo ci dona la pioggia e anche i nostri sogni
      ma noi continuiamo a infagottare i nostri ricordi.

      La storia si è nascosta all'ombra di cascate di silenzio
      sui monti dove l'uomo apprese una volta a pregare.
      Oggi agonizza in pupille smorte di bimbi abbandonati,
      di donne uccise dal marito o di nonni soli e dimenticati.

      Abbiamo ucciso lentamente il Dio che portiamo dentro
      mentre di notte ascoltiamo il vagito dell'uomo di terra
      ridotto a un fagotto appeso pieno di piccoli frammenti
      senza nessuna nostalgia dell'uomo proiettato all'eterno.

      Ritorniamo quando siamo soli alle nostre favole antiche,
      ascoltiamo col cuore le voci del nostro comune universo,
      seguiamo i sogni che costruiscono il nostro cammino,
      viviamo l'umana storia che ci portiamo sempre appresso.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

        Incendi sui monti iberici

        Stanno bruciacchiando la pelle di toro
        quando piantano pini con aghi di fuoco
        su monti immacolati che gridano vendetta
        per le ferite aperte al sole e alle tempeste.

        Avanzano i deserti con aride sterili arene:
        le rocce sono le ossa e gli occhi del tempo,
        i monti verdi i polmoni del mio e del tuo futuro
        gli animali sono spariti mentre l'uomo fugge.
        Una volta le scimmie giocavano e s'innamoravano
        spiandosi e giocando lungo i boschi fino al mare;
        oggi troviamo monti e campi bruciacchiati e neri
        in attesa che il tempo e la pioggia li vesta di verde.

        Salviamo la pelle del toro donandole vita e amore
        eliminando i fuochi che lasciano ferite e bruciori.
        Domani speriamo che ritorni ad essere un giardino
        di fiori e boschi trasformando il mondo in paradiso.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Un vento bizzarro bistratta la chioma dei pini
          lungo il profumato vialetto dei melanconici
          mentre gli oleandri si chinano fino a terra
          baciandola nella tenue penombra del giorno.

          Suonano le campane sui tetti del paesetto,
          i gatti saltano sui muri per sfuggire ai cani,
          sulle pareti si leggono le lacerate propagande
          con messaggi graffiati con rabbia dal tempo.
          Un vento bizzarro soffia sui ruvidi volti umani
          di poveri vecchi con rughe dipinte a spatola,
          volano cappelli, pezzi di plastica e foglie secche
          facendo girotondi nell'aria del giorno che muore.

          Un vento bizzarro spazza con la sua violenza
          le infinite orme di uomini che guardano a terra.
          Non resta che il giorno e la notte si bacino in pace
          nel vento che lacera forte l'oggi e ci apre al domani.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Sono ritornati gli gnomi nei nostri boschi.
            Indossano vestiti di plastica colorata
            un cappuccio pieno di ciclamini veri
            scarponi di cortecce di querce secolari.
            Sono ritornati gli gnomi vicino al camino
            con il fuoco di legna raccolta con le mani
            ascoltano le favole dei nostri nonni
            come loro facevano nei tempi lontani.

            Sono ritornati gli gnomi nei nostri giardini
            regalano i loro sguardi pieni di innocenza
            ai passanti che hanno tempo di sorridere
            pensando di trovare lavoro per non perire.

            Sono ritornati anche oggi i miei gnomi di ieri
            chiusi in grotte di muschio e rocce molto antiche
            si raccontano la storia del nostro strano mondo
            fatta di guerre, dolori, pianti, amori e qualche sorriso.

            Sono ritornati gli gnomi in case di ricchi e poveri
            a tutti consigliano qualcosa sulla loro lunga vita;
            ma le favole e le leggende sono sempre nuove
            quando le mani e i cuori degli uomini sono puliti.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Alle colonne d'Ercole ho visto ancorata la memoria
              degli uomini antichi, battaglieri, religiosi e fieri.
              Sono rimaste ancorate dietro quell'immenso orizzonte
              sogni, speranze, timori e intimi strani ricordi.

              Ditemi, onde del mare, chi vi spinge così lontano?
              Indicate la giusta rotta a questo nuovo marinaio
              senza bussola, carte, radar, ma solo vele bianche.
              Ditemi dove si è nascosto lo stupore di millenni?

              Oggi più di ieri l'uomo solca il cielo e il mare
              indossando altre corazze, elmi e niente spada.
              Abbiamo costruite per lo spazio nuovi rifiuti e navi
              contemplando la luna, le stelle e altri umani ideali.

              Alle colonne d'Ercole l'uomo lanciò lontano la memoria
              costruendo la futura avventura dell'uomo e della storia
              iniziando a sognare un'umanità giocando al girotondo
              senza spade, né bombe ma solo pace in questo mondo.
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Il mattino si è vestito con abiti di nebbia
                saltellando sui tetti delle case, ridendo.
                Avvisa il giorno di aprirsi alla tenue luce
                per guardare il segreto visto nelle stelle.

                Guardo silenzioso la nebbia scendere sui vetri,
                sento i passeri beccare le notturne ombre,
                un gatto randagio si aggira per mordere
                gli ultimi residui rimasti della oscura notte.

                Il mattino esce alla luce con abiti diversi.
                I suoi movimenti non sono sempre gli stessi
                se li ascolti con le mani rivolte verso il cielo
                sentirai che il cuore si riempie di affetti.

                Sono rimasto a respirare la nebbia del mattino
                su un balcone affacciato a un piccolo giardino.
                È sparita la nebbia del mattino sonnolento
                in un cuore allegro di un piccolo monello.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                  Autoritratto

                  Dopo tanti giorni vissuti nel paese coltivando
                  allegria, lavoro e tristezza con radici umane
                  ho incontrato nell'album dei ricordi la speranza
                  nel mio piccolo fiorito giardino dell'infanzia.

                  Non so se era mio quel grido nascosto nel bosco
                  che cresceva sotto le foglie insieme ai funghi.
                  Ricordo che mi nascondevo dietro lo specchio
                  quando la gente fingeva di essere onesta.

                  Per i vecchi erano tempi arrugginiti nella memoria:
                  guerra, dolore, allegria e molte parole non dette.
                  Per me era un'infanzia di lavoro e poca tenerezza
                  ricca di visioni su distese immense di grandi foreste.

                  Dopo molti anni ritorno indietro su strade di montagna
                  con negli occhi vigneti, ulivi, palme e facce meste.
                  Da anziano leggendo il libro del mio vissuto calendario
                  mi ritrovo un uomo con barba e testa abbastanza calva.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    La terra è sempre benedetta dal sudore dell'uomo
                    quando il cuore è forte e generoso come un olivo,
                    le mani sempre aperte al sole come i fori dei campi,
                    gli occhi gioiosi e allegri come il mese di maggio.

                    Non è stata abituata a essere fecondata da concimi
                    gettati da aerei nelle ferite aperte dai grandi trattori
                    che non hanno un cuore per dispensare aromi.
                    La terra ha amato da tempo i calli e gli scarponi.

                    Mia madre mieteva il grano con la falce di ferro
                    le dita le proteggeva con ditali speciali di canne.
                    I mietitori cantavano canzoni maturate col grano
                    che finiva messo a nudo sotto zoccoli di animali.

                    Anche la terra è amica degli umani progressi
                    ma non accetta l'avida superbia dell'uomo
                    che l'abbandona, depreda, avvelena e calpesta.
                    La terra ama la tenerezza e il mutuo rispetto.

                    Cambiano i tempi, cambiano anche i fiori
                    restano le stesse erbe nelle stesse stagioni.
                    L'uomo e la terra sono sempre una cosa sola.
                    La terra non è serva n'è l'uomo suo padrone.
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