Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione, in Proverbi, in Diario e in Preghiere.

Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Forse non cerco più il tepore della nostra terra
ma anfore che versino del balsamo sulle mani,
stupore di meraviglia che torturi il grigio silenzio
che asciughi le lacrime di bimbi che hanno fame.

Così andrò in cerca delle ore perdute del giorno
che trovo appese al ferro spinato del mio giardino
in attesa di riempirle di un messaggio di allegria
per non sentire le grida dei morti in fondo al mare.

Forse non capisco più la storia che stiamo vivendo
in questi giorni pieni di morti assurde senza pietà,
di stragi che uccidono con il grido di un falso dio
credendo di costruire un nuovo mondo di libertà.

Oggi abbiamo dimenticato di pregare in ginocchio
di intuire il pianto senza lacrime di uomini poveri.
Tutti scappiamo come cavalli bardati di schiocchi
rintanandoci in case buie sotto un cielo senza rimorsi.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Pioveva su lenta melodia di fisarmonica.
    Ascoltavo un ricordo chiuso in un angolo
    del mio paese, circondato da monti e torrenti
    dove la pagnotta di pane nel forno a legna
    profumava la strada dopo la grande guerra.

    La vita giornaliera era racchiusa nella mano
    giocando con cerchioni di vecchie biciclette
    o con un filo di ginestra prendendo lucertole.
    Allora il tempo non si leggeva sull'orologio
    ma sull'ombra dei muri dei vicoli stretti.

    Lo stridere di una saracinesca arrugginita
    era la sveglia di ogni mattino insieme al gallo
    che dal pollaio cantava il nuovo inno della vita.
    Il giorno del paese mi sembrava sempre lo stesso
    quando da bambino si giocava con soldi vecchi.

    La pioggia continuava a picchiettare sulle tegole
    rosse della casetta con lunghe scale di pietra
    dove si giocava con tappi di bottiglie di birre
    ascoltando i vecchi raccontare storie di guerra.

    I ricordi sono fermi sulla lenta ombra della sera
    che una melodia di fisarmonica metteva a tacere.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Il sole gioca
      dietro le foglie del pioppo.
      Il giorno ammutolisce
      nell'acceso orizzonte.

      Cadono le foglie
      coprendo richiami di vita.

      Le cicogne ritornano
      al calore di terre lontane
      abbandonando il nido
      dove è nato il domani.

      Volano nel cielo
      anche i miei sogni
      per costruire un nido
      per i ricordi.

      Anch'io navigo
      in lontananza
      consapevole dell'infinito
      che nascondo
      stringendo le mani.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Ogni sera bussa alla mia porta
        una lontana e soave voce
        nata nell'ombra placida
        della notte che avanza.

        Nel campo fiorito
        di gigli campestri
        le ombre cullano
        il brivido della notte.

        Sboccia nel buio
        un sorriso di bimbo
        sceso da una stella
        nascosta nel silenzio.

        Una voce lontana
        sussurra dolcemente:
        "buona notte,
        sogna con le stelle".

        La porta si chiude
        senza rumore
        salutando il giorno
        ormai vecchio
        che muore.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          I cieli incompiuti respingono
          le fiamme d'estate.
          Una screpolata terra nera
          attanaglia la solitudine
          racchiusa nei nostri occhi.

          Il tempo di addio
          dipana luci ad acquerello
          su un mondo risecchito
          di pietrame.

          Un gomitolo variante d'infinito
          s'inquadra in ghirigoro
          di cornici verdi, rosse
          e turchine
          mentre il cuore
          dell'uomo maturo
          si specchia in un autunno
          che spira.

          Saremo capaci di leggere
          il nostro domani
          con occhi limpidi
          lavati con la rugiada
          caduta nella notte
          in attesa che l'uomo
          le regali un fiore?
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            La nostra terra madre è stanca di partorire
            uomini che seminano fame nei suoi solchi.
            Non usiamo più acqua per lavarle il viso
            ma sangue di martiri di ogni sesso ed età.

            Stiamo morendo giorno dopo giorno
            con l'orecchio pieno di rumori di spari
            gli occhi stravolti per il troppo dolore.
            Di nascosto i potenti si giocano a dadi
            un deserto gravido di futuro senza mani.

            Corrono veloci missili umani nello spazio
            da tempo trasformato in caserma micidiale.
            Uomini e donne lo popolano piangendo
            guardando la terra madre dove sono nati.

            Sta sbocciando in silenzio un nuovo domani
            con fuochi d'artificio senza nessun colore
            perché stiamo uccidendo anche l'amore
            in nome di un dio nato dall'odio e dal terrore.

            I lunatici e marziani siamo sempre noi stessi
            che prepariamo un grande giardino di metallo
            con un portone senza chiavi, la cui scritta dice:
            "Qui giunsero gli uomini con tanta nostalgia
            dopo aver distrutto la loro azzurra madre
            con odio, rancore, morte e tanta ipocrisia".
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Signore, si è spenta la nostra candela nella notte.
              Il buio ci ha presentato la sua faccia senza occhi
              ci abbraccia freddo come il cipresso la sua ombra.

              Seduti sulle pietre aspettiamo nel silenzio la luce
              strofinando nelle nostre mani callose una lucciola
              che lascia una striscia di luce sul nostro cammino.

              Signore, alzando gli occhi vediamo la tua croce
              sulla collina che ci porta al paese della mamma
              dove la sera apprendemmo a pregare sognando.

              Tu lo sai bene che noi siamo dei con poca memoria
              perché uccidiamo il giorno prima l'immagine di oggi.
              La nostra candela, Signore, si è spenta al tramonto.

              Ognuno di noi, Signore, ci specchiamo nel passato
              per non arrivare alla tua porta senza luce nelle mani.
              Per noi il sole sorge col fuoco spento e cuore acceso.

              Signore, questa sera si è spenta la nostra lucciola.
              Sono rimasti pochi a dividere il pane duro del lavoro
              con i poveri che hanno pietà di morire sempre soli.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Signore, che ti sei fatto nostro fratello,
                dacci una mano per pulire i nostri occhi,
                fortifica le nostre braccia di debole creta.
                Il nostro carnevale ormai è già terminato,
                le maschere di cartapeste sono già rotte,
                i vestiti li ha corrosi il vento di primavera.

                Non vedi che siamo nudi nel tuo giardino?
                Anche i fiori abbiamo ucciso giocando.
                Non ci resta che coprire la faccia con le mani
                quando arrossisce di vergogna nella sera.
                La notte la avvolgiamo con false illusioni
                pensando di riempire il vuoto del cuore.

                Signore, siamo andati troppo lontano e soli
                senza prenderci per mano in questo labirinto
                di cose semplici che abbiamo complicato
                con la stupida e falsa amicizia senza cuore.
                Pensavamo di essere i padroni della casa
                riempiendo la storia di fuochi artificiali.

                Vestici, Signore, un'altra volta col tuo respiro.
                Il frutto che ti rubammo della conoscenza
                fu il nostro primo giocattolo di compleanno
                che rompemmo nascosti nell'ombra del giorno.
                Non abbandonarci nelle mani di falsi giocolieri
                che ci rubano l'anima con tutti i nostri pensieri.

                Siamo polvere, Signore, delle tue lontane stelle
                di mondi sconosciuti dove i soli e le alterne lune
                ci fanno impazzire e spesso perdiamo la testa.
                Camminiamo sotto un cielo con nuvole oscure
                trasformando in pioggia la nostra umana tristezza.
                Signore, fa che regaliamo sorrisi per finire in pienezza.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  È nata l'ora su spiagge lontane
                  dove l'arena racchiude nel suo ventre
                  i dolori del parto delle notti gelide.
                  È il vagito indolore di vergini stelle
                  fecondate dal seme dell'universo.

                  Gli uomini non si nasconderanno più
                  dietro maschere di ebano
                  intagliate su schiene di donne
                  schiavizzate per il sesso.

                  Vedo già in un mattino innocente
                  mani e occhi lavarsi in onde nuove
                  con la luna che depone la falce
                  in urna di nuovi e puri cuori.

                  Non annideranno più artigli di ferro
                  su lacrime di bimbi innocenti.
                  Vedremo mani sempre aperte
                  a un domani pieno di bellezza.

                  Sta per nascere il vero uomo
                  in un mondo senza timore?
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Non so se il sudore di alcuni
                    corrisponde al denaro della loro tasca.
                    So, però, che le mani di qualcuno
                    sono artigli di ferro
                    difronte al viso umiliato
                    di uomini onesti.

                    I calli di mia nonna
                    corrispondevano alle rughe umane
                    del suo volto novantenne.

                    Su strade asfaltate di desideri
                    corrono veloci e offuscati
                    uomini con cuore di ferro.

                    La musica sbatte su ombre d'alberi
                    che si chinano col vento
                    insieme a ombre di uomini
                    con sangue già freddo.

                    Quanto dolore per trovare lavoro,
                    chinare la schiena in uffici vuoti.
                    Le ore sono piene di chiodi arrugginiti
                    per il piacere di pochi rimbambiti.

                    Con il sudore di molti
                    pochi diventano ricchi
                    in questo mondo fantastico
                    offuscato da caligine umana
                    che regna nei cuori
                    di mostri umani.
                    Vota la poesia: Commenta