Ho inciso un nome sullo stipite del tempo con caratteri d'ombra e puro candore. Affiora un volto di abissi sommersi in una conchiglia di puro silenzio.
Risuona la sinfonia del giorno su questo nome pieno di ricordi. Maschera di un essere senza passato trascina il suo corpo lontano.
Forse è uno zingaro che dorme col vento in una caverna d'ali di uccelli o una donna senza volto né nome cantando una vecchia canzone?
Ricordo solo che quel nome sapeva a sapore di bosco nostrano dove le querce salutano il mattino respirando la luce che dà la vita.
Un nuovo nome s'insinua fra le arene sfuggendo a mulinelli di giorni seccati al sole pieni di pioggia non lasciando né orme né ricordi.
Solo vedo su un biancore siderale un'ombra che canta una nuova canzone: vivere e morire come bachi da seta avvolti in sapore di terra e colore di cielo.
Ho conosciuto la morte. Le mani gridano e schiaffeggiano il giorno portato su guizzi di rondini. Tutti gridano e ascoltano.
Hanno visto i miti dileguarsi su orizzonti morti.
Vive un grido di silenzio appoggiato alle pietre di un muretto di un giardino aspettando i passi lenti dell'anziano che non torna.
Gli animali zittiscono avvinghiati da una catena invisibile che pende dalla luce.
Così tutti viviamo guardando lontano una sagoma camminare appoggiata al bastone di un giorno giunto al tramonto mentre una bianca colomba vola lontano nel'azzurro.
Ho toccato il cuore della notte. Un brivido risucchia il terrore della carne. Le mani s'imbrattano d'umana forforescenza che stilla nelle anfore di cielo liquefatto.
Le stelle s'inseguono su notturno selciato. Il buio danza su muri diroccati, noi raschiamo caverne di gridi con occhi spenti d'animali.
Dovrei gridare anch'io nella notte perché spezzino i sogni con diamanti di luce. Invece scrivo su orme di lombrici versi senza senso di una favola muta.
"Vivere di silenzio" dovrei scrivere sulla mia carne che inchiavarda un pezzo di cielo in frantumi visto in pupille aperte senza vita di mamme povere e immense stringendo bambini affamati e smunti.
Fuggirò con il grido che lacera la sera vedendo bambini frugare nei rifiuti riempiendo le mani della mamma che come tenaglie trattengono lacrime riempiendo di silenzio il loro futuro.
Intorno le saracinesche scendono sul giorno pieno di volti di ogni età e condizione. Spero che un domani non troppo lontano cadano fiori, speranza e colori nel buio di certi uomini in cerca di soldi e futuro.
Arriverà un giorno che ci riconosceremo pezzi di sole imbrattati di umano mistero. Allora qualche mamma ci verrà incontro baciandoci con l'amore che porta negli occhi e canterà; "Grazie per essere rimasti poveri".
Ci fu un tempo che i sogni erano spenti le notti avevano lo stupore di stelle cadenti la luna sapeva di lotte con la terra come le mani di mia madre quando curva tracciava il solco duro e arido di sempre.
Andavamo con le palme delle mani rivolte alle strette vie del paese dove il cielo assorbiva le grida di uomini con troppi misteri.
Il tempo ha lavato ferite e silenzi ha eretto città con tante risorse senza dare luce ai nostri occhi per poter vivere senza singhiozzi.
Ai piedi di un masso scavato ho atteso che facesse giorno. La notte assetata tasta la pietra ricca di acqua giornaliera. L'erba che nasce appare al cielo come le stelle alla terra.
Sola una sorgente solitaria canta uguale nella notte matura guardandomi assorta vicino al gran masso carico di luna. Il suono nel buio non ha voci per insinuarsi nelle figure degli alberi che si dileguano nell'ombra perduta dei rami.
Le strade di campagna sono nastri al vento di fanciulle abbandonati su sogni che profumano una stanza sui monti. Non ha nascita né morte la quiete che sorge sotto gli alberi cinti di mura di pietre, dove la notte si colora del giorno e il giorno sconfina nei tenui fili di luce della notte.
Un nome resta muto nel dialogo sconfinato delle stelle che giocano con la luna. La notte ha un solo palpito che si alimenta dietro la scia vitale di una lucciola.
I segni non raccolti nelle valli dove rimbomba la caduta dei massi, aspettano una voce per riempirsi di canto. La notte ha il respiro di una donna matura piena di vita quando carpì il segreto della morte giocando sulla riva.
Sussurra all'uomo che ascolta i monti, seduto sulla pietra che fu dei padri antichi quando raccontavano questa favola lunga racchiusa nei macigni induriti dal sole e dalla neve: "O tu che ascolti l'eterno saccheggiare di questo mondo non temere la luce che ti segue e si perde nei tuoi occhi.
Ascolta le rocce spaccate da fulmini e tuoni, leggi le parole scritte dagli uomini che carpirono i segreti lottando col fuoco. Rispondi al grido dei frutti maturi che cadono nel buio. Scrivi sulle foglie del tuo cammino il segreto messaggio che ti consegnarono le ninfe alla sorgente nata nella notte.
Poi corri fino al mare e quando il sole piange il suo declino posa sull'onda della riva il messaggio che stringi nelle mani. Non temere la medusa che si avvicina per baciare il tuo volto né il tuo nome scritto sulla sabbia che è entrato nei tuoi occhi.
Quando il buio rivelerà gridando il suo nome ritira la tua mano eleggi il tuo destino. Poi aspetta il giorno che ti darà la vita per vivere libero senza nostalgia nella piccola casa di Dio".
L'ultima ombra è scesa nella sera. Le nuvole rosse sono cadute dietro l'orizzonte. Gli ulivi della mia terra sono muti.
I rami contorti sprigionano violenza gettando l'ultima foglia su pietre del giorno in attesa della notte per riempirsi di luna.
La vita trasforma questa sera dietro i tronchi mentre un richiamo avvicina gli uomini al fuoco. Nella sera si trasfigura in bellezza il domani mentre stilla sulle fiamma un aroma segreto.
Dal comignolo delle case s'innalzano nel cielo delle sagome di donne raccontando segreti. Si odono lontane le ninna nanne delle nonne che salgono insieme alle ombre della notte.
Le voci delle stelle riempiono di suoni l'universo mentre gli uomini ritornano nudi nel firmamento. S'ode il gemito che muove la cenere sotto il fuoco. Esulta il cielo sfigurato dal supplizio del giorno.
La sera perde la sua voce riempiendo di quiete la notte. Le nuvole si rincorrono sotto la luce bianca della luna. Il gufo reale ha nascosto il giorno nei suoi grandi occhi per raccogliere ali ed occhi di uccelli nel cielo di stelle.
L'inno della sera cammina su strade senza ombre umane ascoltando il discorso sottovoce di pupille chiuse nella notte.