Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Il tuo poeta oggi canta senza vederti
durante la notte che non conosce buio.
La tua bocca è come fiori di ginestra
con profumo pieno di bellezza.

Sento l'odore di frutti silvestri
mentre la notte nasconde messaggi.
I tuoi capelli sono ruscelli al vento
sotto l'ombra di salici piangenti.

Il tuo poeta oggi canta senza vederti
durante il giorno affacciato al balcone.
Scenderò nella strada per incontrarti
quando appari sotto i raggi del sole.

Oggi ti rivedo in questi versi senza rima;
tu sei la fonte che sgorga fra le rocce
tu sei il grido del bimbo che nasce
tu sei il sole che illumina l'aurora.

Il tuo poeta oggi canta senza vederti
durante la notte che non conosce buio.
Tu sei la luna che serve da cuna
a un sorriso di bimba aperto al futuro.
Composta mercoledì 28 gennaio 2015
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Il tempo ha il cuore delle montagne
    le montagne gli occhi del tempo.
    Noi camminiamo scalzi sulla terra
    ricordando quelle pietre del fiume
    quell'acqua silenziosa della notte.

    Il vino e il pane di oggi sono sulla mensa,
    i genitori già camminano sull'orizzonte.
    I figli hanno costruito lontano i loro nidi
    mentre sogniamo sulla sponda del fiume
    un nuovo mondo che sorgerà un domani.

    Cominciammo a camminare sotto le stelle
    aspettando di contemplare la vicina aurora
    ma ci sorprese il sole all'ombra delle palme
    su una sabbia resa sterile da umano dolore.

    La luce spingerà la nostra fragile barca
    sotto montagne piene di mistico silenzio.
    Stringendoci le mani accenderemo il fuoco
    per bruciare insieme distanza e indifferenza.
    Saliamo, ci resta poco per capire la montagna.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Scese un uomo solo da una alta montagna:
      un bastone di quercia secolare in mano,
      una borsetta con degli occhi di pietra.
      Un cane bianco lo seguiva da lontano
      orinando su foglie secche e tronchi strani.

      Un bambino giocava solo sotto un albero.
      L'uomo lo guardò con un dolce sorriso
      gli gettò un occhio di pietra e disse:
      ti servirà un giorno senza pianto.

      Camminò l'uomo appoggiato al suo bastone
      lungo la riva di un fiume lungo e nero.
      Il cane non bevve di quell'acqua
      era sangue di gente morta nel tempo
      con le spade sporche di barbari.

      L'uomo vi gettò un occhio di pietra
      si sentì un tonfo nel silenzio, un grido.
      Il cane abbaiò guardando fisso.
      Riconobbe nella riva il suo padrone
      ma seguì le orme del suo signore.

      L'uomo che scese dalla montagna
      gettò gli occhi di pietra alle sue spalle
      meditando guardando solo avanti.
      Non ruppe il suo silenzio né lo sguardo
      quando una voce nascosta gli disse
      di fermarsi per guardare indietro.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        La primavera di questo nostro tempo
        non ha più occhi per lacrime di rugiada.
        Ha solo il cuore pieno di speranza,
        per ricordare i fiori dei nostri prati,
        le carezze dei nostri genitori,
        i sorrisi veri dei nostri figli,
        dimenticando la gente che grida
        contro un passato che non c'è più.

        È passata anche questa luna piena
        con le sue piogge del mese di marzo.
        Forse vedremo passare i nostri giorni
        scritti su volti senza più maschera.
        Domani inizieremo lo stesso cammino
        con nuovi occhi per illuminarlo
        con le mani rivolte a un cielo di stelle
        in un corpo adatto a nuovi orizzonti.

        Non distruggeremo i nostri giorni
        inseguendo stelle cadenti di agosto.
        Costruiamo il nostro nuovo uomo
        guardando il sole e le alte stelle.
        Camminiamo insieme su questa terra
        sia nei mesi estivi che d'inverno.
        Siamo noi i fiori del celeste giardino:
        la donna la rosa che profuma la vita
        l'uomo la spina che la fa felice.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          La pioggia è la ricchezza dei proletari,
          la madre feconda della fame dei poveri.
          In questa terra feconda zambesiana
          il sudore fortifica l'anima e la zappa.
          L'uomo e la donna sono motori a manioca
          su strade museo di piedi scalzi senza nome.

          Qui non si cammina con le Mercedes
          né con carri trainati da robusti buoi.
          Non si conosce la metropolitana
          né il Concorde dei cieli occidentali.
          Nessuno firma assegni falsi
          né tenta nei casini la sua fortuna.

          Qui per riempire di contenuto le sere
          i vecchi raccontano le favole del coniglio,
          la storia degli antenati illustri,
          la caccia comunitaria fatta con le reti,
          la lancia, le maschere e grida umane
          per spaventare i fantasmi della notte.

          Ringraziamo questi popoli ancora saggi,
          o uomini che ci chiamiamo occidentali.
          Da questi popoli chiamati primitivi
          nascerà per l'umanità la nuova primavera
          ricca di acqua che farà germinare i semi
          di una nuova umanità senza tanti misteri.
          Composta giovedì 30 novembre 1978
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Negli anni che vivevo in terra africana
            venne a visitarmi un mozambicano.
            Aveva negli occhi un messaggio,
            nelle mani la speranza e il candore.
            Mi diceva ridendo senza scomporsi:
            "Guarda, oggi la terra è molto triste..."

            Continuò il discorso con parole vere
            sui nuovi padroni su poltrone del potere.
            Si ricordava degli europei coloniali
            arrivati poveri per diventare avari,
            poi gonfiavano le nostre mani
            con la palmatoria forata di dolore.

            Le nostre strade erano di terra antica
            ripulite e messe in sesto ogni anno
            da mio padre, le mie e donne e figli.
            Erano tempi tristi senza sogni.
            Riempivamo le notti al ritmo di tamburi,
            danze ancestrali e acquardente amara.

            Sognavamo un domani con allegria
            ma ancora oggi la terra è triste, sì triste.
            Quando arriveranno le case di pietra,
            i figli senza vergogna di essere uomini,
            le donne piene di vita e senza timori,
            con una terra ricca tutta per noi?

            Io sto sognando in pieno mezzogiorno,
            ripeteva con voce rotta da singhiozzi,
            il mondo che vivranno i miei nipoti.
            Ma oggi per me la terra è ancora triste.
            In casa ho solo farina macinata su pietre.
            Il companatico è rimasto anche oggi
            nelle case dei ricchi appena arrivati.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Andammo insieme quella sera
              sotto palme che portano al mare.
              L'azzurro dei miei occhi
              era il tuo cielo
              mentre il battito del tuo cuore
              era il mio pensiero.

              Sentivamo le voci del giorno
              correre leggere fra le foglie,
              il passo lento dei pescatori
              carico di onde lontane.
              Ogni tanto una bicicletta
              illuminava i nostri volti.

              Il giglio rosso del tramonto
              restava intatto negli occhi.
              Fu una sera vissuta dentro
              senza parole né lamenti.
              Bastò l'offerta dello sguardo
              a trasformarsi in abbraccio.

              Andammo insieme quella sera
              sotto la chioma di palme africane.
              Un giorno arriveremo fino al mare
              quando la notte avrà un cuore
              e i nostri corpi saranno fiori.
              Composta giovedì 28 gennaio 2016
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                Olimpiadi Rio de Janeiro

                La fiaccola dei Giochi
                inizia la cerimonia
                s'accende nel tempio
                si conserva nel cuore.
                Gli eroi ellenici
                pieni di gloria
                hanno riempito poemi
                hanno fatto storia.

                La fiaccola è fuoco
                potere divino
                regalato all'uomo
                nel suo cammino.
                Oggi si accende
                con i miti d'Olimpia
                il fuoco moderno
                su questa terra.

                La fiaccola dei Giochi
                ha visitato il mondo
                purifichiamo il cuore
                uomini di oggi.
                Il gioco è l'uomo
                l'uomo è il fuoco
                il fuoco è la vita
                la vita è l'uomo.
                Composta domenica 14 agosto 2016
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                  Olimpiadi

                  Una freccia umana
                  accende il sacro fuoco
                  su tripode al vento:
                  iniziano le olimpiadi
                  si fermino le guerre.

                  Bandiere e colombe
                  salutano gli atleti
                  cadono i records
                  iniseme alle frontiere.

                  L'ulivo e l'alloro
                  sono simboli di ieri.
                  Oro, argento e bronzo
                  televisione e segreti
                  forgiano oggi
                  i nuovi atleti.

                  Tutti corrono
                  con il vento
                  contro il cronometro
                  contro il tempo.

                  È il tempio dell'orgoglio:
                  il fuoco brucia
                  la gente applaude.
                  C'è chi grida
                  c'è chi piange.

                  Arriva la fine
                  finisce la maratona
                  si spegne la fiaccola
                  resta l'onore.
                  Composta venerdì 12 agosto 2016
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Il tempo uccide le favole senza messaggi
                    frantuma la gloria di uomini stolti
                    cancella le ferite della nostra storia
                    aprendoci il cancello al nostro tramonto.

                    Perché siamo soli con i nostri ricordi?
                    Siamo uomini nati da un amplesso d'amore
                    cresciamo bevendo l'allegria del cuore
                    per morire tranquilli a mani vuote.

                    Il tempo fiorisce con i petali delle notti
                    mentre nel buio sfogliamo i nostri sogni.
                    Solo i nostri passi ascoltano il dolore
                    della nostra terra che cresce giocando.

                    La nostra favola è tessuta di desideri
                    con gli occhi aperti a guardare le stelle.
                    I fiori cresceranno nel cielo dell'uomo
                    portando una lampada accesa nel cuore.
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