Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Il sole e l'ombra

Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
e quello era il mondo.
Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
nell'abbaglio d'incendio dell'aria.
Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere.
Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo.
Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra
tu fosti divina:
il resto è ombra e polvere d'ombra.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Vorrei poter vivere solo nel ricordo di chi mi vuole bene
    e dissolvermi in questa realtà che mi comanda e mi giudica...
    solo allora potrò rendermi conto di chi mi apprezza veramente,
    perché se morirò dentro un ricordo,
    la mia vita non ha mai avuto senso, se vivrò dentro un rimpianto,
    vorrà dire che qualcuno
    mi ha amata.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Sognando di scoprire universi sconosciuti... abbandono i miei sensi alla follia della passione... ossessionata dalla tua magnetica sensualità... arde il desiderio di possedere la tua mente... giocando con i tuoi sogni proibiti... alimenta la mia fiamma e scalda i tuoi sensi... libera i tuoi pensieri e abbandona il tuo corpo... vivi con me...
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Tutte le lettere d'amore

        Tutte le lettere d'amore sono
        ridicole.
        Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
        ridicole.

        Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
        come le altre,
        ridicole.

        Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
        devono essere
        ridicole.

        Ma dopotutto
        solo coloro che non hanno mai scritto
        lettere d'amore
        sono
        ridicoli.

        Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
        senza accorgermene
        lettere d'amore
        ridicole.

        La verità è che oggi
        sono i miei ricordi
        di quelle lettere
        a essere ridicoli.

        (Tutte le parole sdrucciole,
        come tutti i sentimenti sdruccioli,
        sono naturalmente
        ridicole).
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          O Giorni Miei…

          Solo a sera m'è dato
          assistere alla deposizione
          della luce, quando
          la vita, ormai
          senza rimedio, è perduta.

          Mio convoglio funebre
          di ogni notte: emigrazione
          di sensi, accorgimenti
          delle ore tradite, intanto
          che lo spirito è rapito
          sotto l'acutissimo arco
          dell'esistenza: l'accompagna
          una musica di indicibile
          silenzio.

          Invece dovere
          ogni mattina risorgere
          sognare sempre
          impossibili itinerari.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            È tempo, amico

            Certo per me, amico, è tempo
            di appendere la cetra
            in contemplazione
            e silenzio.

            Il cielo è troppo alto
            e vasto
            perché risuoni di questi
            solitari sospiri.

            Tempo è di unire le voci,
            di fonderle insieme
            e lasciare che la grazia canti
            e ci salvi la Bellezza.

            Come un tempo cantavano le foreste
            tra salmo e salmo
            dai maestori cori
            e il brillio delle vetrate
            e le absidi in fiamme.

            E i fiumi battevano le mani
            al Suo apparire dalle cupole
            lungo i raggi obliqui della sera;
            e angeli volavano sulle case
            e per le campagne e i deserti
            riprendevano a fiorire.

            Oppure si udiva fra le pause
            scricchiolare la luce nell'orto, quando
            pareva che un usignolo cantasse
            "Filii et Filiae", a Pasqua.

            (da "Nel segno del Tau")
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Destino! Che albero invisibile e infinito

              Destino! Che albero invisibile e infinito
              dà il tuo frutto, che l'anima
              a volte raccoglie, matur0?

              Quali di queste idee sono i tuoi rami,
              di questi sentimenti sono i tuoi fiori,
              di queste canzoni sono i tuoi uccelli,
              di questi sorrisi i tuoi profumi?

              Cosa alimenta le tue radici?
              In che modo, da dove, come in questo limone
              dalla mia finestra, tu entri
              nella nostra stanza più interna
              e lì sfiori, dolcemente, il cuore?
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                E daj cont sto chez-nous: ma sanguanon!
                Subet ch'el gh'ha sta gran cuccagna in Franza,
                ghe va tant a andà foeura di cojon
                e a tornà a cà a godella sta bordanza?

                In quant a nun, s'el ne usa st'attenzion
                in contrassegn de grata redondanza
                el scassem subet giò del tabellon
                di balloss e di porch senza creanza.

                Anzi, ch'el varda, vuj ch'el preghem fina
                de no fà olter quand el riva a cà
                che parlà maa de nun sira e mattina.

                Inscí almanch podaravem lusingass
                che paricc finalment, dandegh a trà,
                barattassen el sit d'andà a seccass.
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