Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Nel paese di mia madre

Nel paese di mia madre v'è un campo quadrato, cinto di gelsi.
Di là da quel campo altri campi quadrati, cinti di gelsi.
Roggie scorrenti vi sono, fra alti argini, dritte, e non si sa dove vanno a finire.
La terra s'allarga a misura del cielo, e non si sa dove vada a finire.

Nel paese di mia madre v'han ponti di nebbia, che il vento solleva da placidi fiumi:
varca il sogno quei ponti di nebbia, mentre le rive si stellan di lumi.
Pioppi e betulle di tremula fronda accompagnan de l'acque il fluire:
quando nè rami s'impigliano gli astri, in quella pace vorrei morire.

Nel paese di mia madre un basso tugurio sonnecchia sul limite della risaia,
e ronzano mosche lucenti, ghiotte, intorno a un ammasso di concio.
Possanza di morte, possanza di vita, nell'odore del concio: ne gode
la terra dall'humus profondo, sotto la vampa d'agosto che immobile sta.

Nel paese di mia madre, quando il tramonto s'insaguina obliquio sui prati,
vien da presso, vien da lontano una canzone di lunga via:
la disser gli alari alle cune, gli aratri alle marre, le biche all'aie fiorite di lucciole,
vecchia canzone di gente lombarda: "La Violetta la vaaa la vaaaa... "
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Itaca

    Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
    fa voti che ti sia lunga la via,
    e colma di vicende e conoscenze.
    Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
    o Poseidone incollerito: mai
    troverai tali mostri sulla via,
    se resta il tuo pensiero alto e squisita
    è l'emozione che ci tocca il cuore
    e il corpo. Nè Lestrigoni o Ciclopi
    nè Poseidone asprigno incontrerai,
    se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
    se non li drizza il cuore innanzi a te.

    Fa voti che ti sia lunga la via.
    E siano tanti i mattini d'estate
    che ti vedano entrare (e con che gioia
    allegra) in porti sconosciuti prima.
    Fa scalo negli empori dei Fenici
    per acquistare bella mercanzia,
    madrepore e coralli, ebani e ambre,
    voluttuosi aromi d'ogni sorta,
    quanti più puoi voluttuosi aromi.
    Recati in molte città dell'Egitto,
    a imparare dai sapienti.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Il ponte Mirabeau

      Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
      E i nostri amori
      Me lo devo ricordare
      La gioia veniva sempre dopo il dolore
      Venga la notte suoni l'ora
      I giorni se ne vanno io rimango

      Le mani nelle mani faccia a faccia restiamo
      Mentre sotto
      Il ponte delle nostre braccia passa
      L'onda stanca degli eterni sguardi
      Venga la notte suoni l'ora
      I giorni se ne vanno io rimango

      L'amore se ne va come quest'acqua corrente
      L'amore se ne va
      Com'è lenta la vita
      E come la Speranza è violenta
      Venga la notte suoni l'ora
      I giorni se ne vanno io rimango

      Passano i giorni e passano le settimane
      Né il tempo passato
      Né gli amori ritornano
      Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
      Venga la notte suoni l'ora
      I giorni se ne vanno io rimango.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Rovine

        Non è vero che hanno distrutto
        le case, non è vero:
        solo è vero in quel muro diruto
        l'avanzarsi del cielo

        a piene mani, a pieno petto,
        dove ignoti sognarono,
        o vivendo sognare credettero,
        quelli che son spariti…

        Ora aspetta all'ombra spezzata
        il gioco d'altri tempi,
        sopra i muri, nell'alba assolata,
        imitarne gli accenti….

        e nel vuoto, alla rondine, che passa.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Ieri all'ora nona mi dissero:
          il Drago è certo, insediato nel centro
          del ventre come un re sul suo trono.
          E calmo risposi: bene! Mettiamoci
          in orbita: prendiamo finalmente
          la giusta misura davanti alle cose;
          e con serenità facciamo l'elenco:
          e l'elenco è veramente breve.

          Appena udibile, nel silenzio,
          il fruscio delle nostre passioncelle
          del quotidiano, uguale
          a un crepitare di foglie
          sull'erba disseccata.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il sole e l'ombra

            Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
            piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
            e quello era il mondo.
            Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
            nell'abbaglio d'incendio dell'aria.
            Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
            tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere.
            Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
            tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo.
            Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra
            tu fosti divina:
            il resto è ombra e polvere d'ombra.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Quando su un volto desiderato si scorge
              il segno
              di tante stagioni e una vena troppo scura
              si prolunga nella stanza, quando
              le incisioni
              della vita giungono in folla e il sangue
              rallenta
              dentro i polsi che abbiamo stretto
              fino all'alba,
              allora non è solo lì che la grande corrente
              si ferma, allora è notte, è notte
              su ogni volto
              che abbiamo amato.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Vanno i fiocchi candidi

                Vanno i fiocchi candidi
                come scivolando su un filo...
                Vorrei vivere, vivere al mondo,
                ma, certo, non si può.

                Di qualcuno le anime, dissolvendosi
                laggiù, senza traccia,
                come neve candida
                salgono al cielo dalla terra.

                Vanno i fiocchi candidi...
                E io pure me ne andrò.
                Non mi rattrista la morte
                e l'immortalità non m'aspetto.

                Non credo nel miracolo.
                Non sono la neve, ne una stella,
                e mai più sarò, mai, mai più.

                E, peccatore che sono, penso:
                chi dunque sono stato,
                nella mia vita precipitosa
                che cosa ho amato più della vita?

                Ho amato la Russia
                con tutto me stesso:
                i suoi fiumi in piena
                e coperti di ghiaccio,

                il respiro delle sue casette,
                il respiro delle sue pinete,
                il suo Puskin, il suo Stenka
                e i suoi vecchi.

                Se la vita non è stata dolce,
                non me la son presa troppo.
                Che fa se ho vissuto da incoerente:
                per la Russia ho vissuto.

                Pieno di ansie segrete
                io mi struggo nella speranza
                di avere un tantino
                aiutato la Russia

                Che essa mi dimentichi pure,
                senza affanno per me;
                ma che essa rimanga
                per sempre, per sempre...

                Vanno i fiocchi candidi,
                come andarono sempre:
                al tempo di Puskin e di Stenka,
                come andranno dopo di me.

                Vanno i grandi fiocchi
                di un biancore accecante,
                di me e degli altri
                spazzando via le tracce...

                Non ho il potere di farmi immortale,
                ma ho una sola speranza:
                se la Russia vivrà,
                con lei vivrò anch'io.

                1965.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  Vorrei poter vivere solo nel ricordo di chi mi vuole bene
                  e dissolvermi in questa realtà che mi comanda e mi giudica...
                  solo allora potrò rendermi conto di chi mi apprezza veramente,
                  perché se morirò dentro un ricordo,
                  la mia vita non ha mai avuto senso, se vivrò dentro un rimpianto,
                  vorrà dire che qualcuno
                  mi ha amata.
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