Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Grandi misteri abitano

Grandi misteri abitano
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar aldilà di vederli.

Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.

Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure di malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo è una croce.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Secondo ricordo

    Anche prima,
    molto prima della rivolta delle ombre,
    e che nel mondo cadessero piume incendiate
    e un uccello potesse essere ucciso da un giglio.

    Prima,
    prima che tu mi domandassi
    il numero e il sito del mio corpo.

    Assai prima del corpo.

    Nell'epoca dell'anima.

    Quando tu apristi nella fronte non coronata, del cielo,
    la prima dinastia del sogno.

    Allorché,
    contemplandomi nel nulla,
    inventasti la prima parola.

    Allora,
    il nostro incontro.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Amor è uno desio che ven da core

      Amor è un[o] desio che ven da core
      per abondanza di gran piacimento;
      e li occhi in prima genera[n] l'amore
      e lo core li dà nutricamento.
      Ben è alcuna fiata om amatore
      senza vedere so 'namoramento,
      ma quell'amor che stringe con furore
      da la vista de li occhi à nas[ci]mento.
      Che li occhi rapresenta[n] a lo core
      d'onni cosa che veden bono e rio,
      com'è formata natural[e]mente;
      e lo cor, che di zo è concepitore,
      imagina, e piace quel desio:
      e questo amore regna fra la gente.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Altri mai foco, stral, prigione o nodo
        sì vivo e acuto, e sì aspra e sì stretto
        non arse, impiagò, tenne e strinse il petto,
        quanto 'l mì ardente, acuto, acerba e sodo.
        Né qual io moro e nasco, e peno e godo,
        mor'altra e nasce, e pena ed ha diletto,
        per fermo e vario e bello e crudo aspetto,
        che 'n voci e 'n carte spesso accuso e lodo.
        Né fûro ad altrui mai le gioie care,
        quanto è a me, quando mi doglio e sfaccio,
        mirando a le mie luci or fosche or chiare.
        Mi dorrà sol, se mi trarrà d'impaccio,
        fin che potrò e viver ed amare,
        lo stral e 'l foco e la prigione e 'l laccio.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Prima che asciughino quei due
          o tre baci

          Prima che asciughino quei due o tre baci
          sulla fronte
          e qui e lí,
          ti chinerai per bere
          acqua d'argento dallo specchio,
          e se nessuno ti starà a guardare
          ti toccherai le labbra con la bocca.

          C'è un tempo in cui piú svelto delle dita
          che lo scultore passa sulla creta
          il sangue impaziente ti modella
          il corpo dal di dentro.

          Forse stringerai tra le dita
          i tuoi giovani capelli
          e li solleverai sopra le spalle
          perché somiglino piuttosto ad ali,
          e davanti a loro prontamente correrai

          dove proprio davanti agli occhi
          e sul fondo estremo dell'aria
          sta il grande, erto, conturbante
          e dolce nulla,
          che splende.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Olocausto

            Come si muore,
            quale preghiera rimane, quale forza nel cuore,
            quali ancora parole se non lamenti.
            Insieme e in fondo soli,
            come si muore,
            senza più ricordi, senza pelle e più ossa,
            ombra della propria ombra di notte e col sole.
            Calda la paura rende di fuoco l'aria
            e di sangue le lacrime, di ghiaccio il sudore.
            Come si muore a pochi passi dalla morte,
            come si muore in piedi e ginocchia a terra,
            con occhi randagi a cercare la fuga
            non dalle anguste mura
            ma dai cento altri sguardi,
            sbarrati nell'orrore dell'addio alla vita
            e spaccati dall'odio dell'odio
            come un sasso nel cuore.
            Mano nella mano col silenzio nelle parole
            e il lamento nel cuore,
            dal profondo si leva l'urlo
            sotto le docce infami e assassine
            che bagnano di morte le schiene e i nudi capi chini.
            Come si muore insieme, spalla a spalla,
            corpo contro corpo vomitante sudore,
            nudi nel freddo e vuoti, ormai vuoti,
            già morti nella vita, già nella vita oltre la morte.
            Tutto rimane,
            le braccia marchiate, le vite segnate,
            le lacrime a spasso coi ricordi,
            a torturare l'anima di chi ce l'ha fatta,
            il ricordo di chi non è tornato e mai più tornerà.
            Come la neve,
            polveri bruciate e ceneri come la neve,
            sputate fuori dalla fiamma carnefice,
            che gli occhi segnò di giorno e di notte,
            che mai tremò nel dare la morte,
            legando il dolore e le fiamme, la vita alla morte.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Mi piacciono le ore della notte,
              un po' brille ed un po' assonnate,
              ti prendono la mano e ti raccontano bugie
              a cui è bello credere.
              Ogni bettola diventa una reggia,
              ogni letto caldo come un nido d'amore,
              ogni carezza dolce come il paradiso.
              In ogni sguardo puoi scorgere l'infinito.
              E forse non sono soltanto menzogne,
              sono solo un tempo speciale,
              è l'attimo di buio in attesa che si apra il sipario,
              e tu sai che su quel palco sarai la star,
              e il pubblico ti applaudirà commosso,
              si alzerà in piedi spelandosi le mani.
              E non sarà finzione,
              perché sono solo le ore più vicine ai sogni,
              così vicine da farti confondere.
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