Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Lontano da me
Lontano da me in me esisto
fuori da chi io sono,
l'ombra e il movimento in cui consisto.
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Lontano da me in me esisto
fuori da chi io sono,
l'ombra e il movimento in cui consisto.
Anche prima,
molto prima della rivolta delle ombre,
e che nel mondo cadessero piume incendiate
e un uccello potesse essere ucciso da un giglio.
Prima,
prima che tu mi domandassi
il numero e il sito del mio corpo.
Assai prima del corpo.
Nell'epoca dell'anima.
Quando tu apristi nella fronte non coronata, del cielo,
la prima dinastia del sogno.
Allorché,
contemplandomi nel nulla,
inventasti la prima parola.
Allora,
il nostro incontro.
Amor è un[o] desio che ven da core
per abondanza di gran piacimento;
e li occhi in prima genera[n] l'amore
e lo core li dà nutricamento.
Ben è alcuna fiata om amatore
senza vedere so 'namoramento,
ma quell'amor che stringe con furore
da la vista de li occhi à nas[ci]mento.
Che li occhi rapresenta[n] a lo core
d'onni cosa che veden bono e rio,
com'è formata natural[e]mente;
e lo cor, che di zo è concepitore,
imagina, e piace quel desio:
e questo amore regna fra la gente.
Affascinate, cieli, con la vostra purezza
queste notti d'inverno
e siate perfetti!
Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,
e sparite.
Tu, luna, sii lenta a tramontare,
questa è la tua pienezza!
Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio
verso i quattro lati dell'universo stellato.
Il tempo cade, come manna, agli angoli
della terra invernale.
Noi siamo diventati più umili delle rocce,
più attenti delle pazienti colline.
Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,
o sante sfere,
mentre le menti, docili come bestie,
stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,
e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che
pascolano alla luce delle stelle.
Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre
Solenni vallate;
e tu, viaggia come la Vergine gentile
verso il maestoso tramonto dei pianeti,
o bianca luna piena, silente come Betlemme!
Altri mai foco, stral, prigione o nodo
sì vivo e acuto, e sì aspra e sì stretto
non arse, impiagò, tenne e strinse il petto,
quanto 'l mì ardente, acuto, acerba e sodo.
Né qual io moro e nasco, e peno e godo,
mor'altra e nasce, e pena ed ha diletto,
per fermo e vario e bello e crudo aspetto,
che 'n voci e 'n carte spesso accuso e lodo.
Né fûro ad altrui mai le gioie care,
quanto è a me, quando mi doglio e sfaccio,
mirando a le mie luci or fosche or chiare.
Mi dorrà sol, se mi trarrà d'impaccio,
fin che potrò e viver ed amare,
lo stral e 'l foco e la prigione e 'l laccio.
Olocausto
Come si muore,
quale preghiera rimane, quale forza nel cuore,
quali ancora parole se non lamenti.
Insieme e in fondo soli,
come si muore,
senza più ricordi, senza pelle e più ossa,
ombra della propria ombra di notte e col sole.
Calda la paura rende di fuoco l'aria
e di sangue le lacrime, di ghiaccio il sudore.
Come si muore a pochi passi dalla morte,
come si muore in piedi e ginocchia a terra,
con occhi randagi a cercare la fuga
non dalle anguste mura
ma dai cento altri sguardi,
sbarrati nell'orrore dell'addio alla vita
e spaccati dall'odio dell'odio
come un sasso nel cuore.
Mano nella mano col silenzio nelle parole
e il lamento nel cuore,
dal profondo si leva l'urlo
sotto le docce infami e assassine
che bagnano di morte le schiene e i nudi capi chini.
Come si muore insieme, spalla a spalla,
corpo contro corpo vomitante sudore,
nudi nel freddo e vuoti, ormai vuoti,
già morti nella vita, già nella vita oltre la morte.
Tutto rimane,
le braccia marchiate, le vite segnate,
le lacrime a spasso coi ricordi,
a torturare l'anima di chi ce l'ha fatta,
il ricordo di chi non è tornato e mai più tornerà.
Come la neve,
polveri bruciate e ceneri come la neve,
sputate fuori dalla fiamma carnefice,
che gli occhi segnò di giorno e di notte,
che mai tremò nel dare la morte,
legando il dolore e le fiamme, la vita alla morte.
Mi piacciono le ore della notte,
un po' brille ed un po' assonnate,
ti prendono la mano e ti raccontano bugie
a cui è bello credere.
Ogni bettola diventa una reggia,
ogni letto caldo come un nido d'amore,
ogni carezza dolce come il paradiso.
In ogni sguardo puoi scorgere l'infinito.
E forse non sono soltanto menzogne,
sono solo un tempo speciale,
è l'attimo di buio in attesa che si apra il sipario,
e tu sai che su quel palco sarai la star,
e il pubblico ti applaudirà commosso,
si alzerà in piedi spelandosi le mani.
E non sarà finzione,
perché sono solo le ore più vicine ai sogni,
così vicine da farti confondere.
Poesie, Amore.
Senza soldi
perderti è normale
amore
ma reclamo per lo stile
hai firmato sulle mie
pezze al culo
il foglio di via
io mi giustificherò
dicendo
ho affittato una donna
che ha dimenticato
per mesi di azzerare
il tassametro
e regalerò un fiore
a ognuno che ci crederà.
Tra noi non era così,
non c'erano silenzi.
C'erano sogni,
c'erano parole.
Parole...
anche nei silenzi,
parole nei nostri gesti,
Parole nei nostri sogni,
parole nei nostri sguardi.
Parole nell'aria,
parole d'amore.
Il nome di un fiore
di una passione
di un sogno
di un colore
di un amore
di una vita
di una traguardo
pieno d'amore.
Iris
Tu sogno
Traguardo
ed emozione
colore
amor, e calore
e passione.
Figlia...
Un sogno diventato
realtà.