Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Addii

Grandi stanze di vecchie case avite
di provincia
piene di fischi di navi lontane, piene
di spenti rintocchi di campane
e di battiti profondi
d'orologi antichissimi. Nessuno abita
piú qui dentro
eccetto le ombre, e un violino appeso
al muro,
e le banconote fuori corso sparse
sulle poltrone
e sul letto largo con la coperta gialla.
Di notte
scende la luna, passa davanti
agli specchi esanimi
e coi gesti piú lenti rassetta dietro
i vetri
i fischi d'addio delle navi affondate.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Un sonno e un oblio

    La nostra nascita
    non è che un sonno e un oblio;
    L'anima che ci accompagna,
    stella di nostra vita,
    d'altro saggio gode ben altrove,
    e da tanto lontano è giunta non già.
    Tutta dimentica di sua prima natura
    nè in nudità di sè completa,
    che anzi trascina a noi
    con sè i gran nembi di gloria.
    Dal Dio ch'è nostra casa.
    Indugia su noi bambini
    per un poco di cielo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Giardini nascosti

      Amo la libertà dè tuoi romiti
      vicoli e delle tue piazze deserte,
      rossa Pavia, città della mia pace.
      Le fontanelle cantano ai crocicchi
      con chioccolìo sommesso: alte le torri
      sbarran gli sfondi, e, se pesante ho il cuore,
      me l'avventano su verso le nubi.
      Guizzan, svelti, i tuoi vicoli, e s'intrecciano
      a labirinto; ed ai muretti pendono
      glicini e madreselve; e vi s'affacciano
      alberi di gran fronda, dai giardini
      nascosti. Viene da quel verde un fresco
      pispigliare d'uccelli, una fragranza
      di fiori e frutti, un senso di rifugio
      inviolato, ove la vita ignara
      sia di pianto e di morte. Assai più belli
      i bei giardini, se nascosti: tutto
      mi pare più bello, se lo vedo in sogno.
      E a me basta passar lungo i muretti
      caldi di sole; e perdermi nè tuoi
      vicoli che serpeggian come bisce
      fra verzure d'occulti orti da fiaba,
      rossa Pavia, città della mia pace.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Chi vuol conoscer, donne, il mio signore,
        miri un signor di vago e dolce aspetto,
        giovane d'anni e vecchio d'intelletto,
        imagin de la gloria e del valore:
        di pelo biondo, e di vivo colore,
        di persona alta e spazioso petto,
        e finalmente in ogni opra perfetto,
        fuor ch'un poco (oimè lassa! ) empio in amore.
        E chi vuol poi conoscer me, rimiri
        una donna in effetti ed in sembiante
        imagin de la morte e dè martiri,
        un albergo di fé salda e costante,
        una, che, perché pianga, arda e sospiri,
        non fa pietoso il suo crudel amante.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Gira la trottola viva

          Gira la trottola viva
          sotto la sferza, mercé la sferza;
          lasciata a sé giace priva,
          stretta alla terra, odiando la terra;
          fin che giace guarda il suolo;
          ogni cosa è ferma,
          e invidia il moto, insidia l'ignoto;
          ma se poggia a un punto solo
          mentre va s'impernia,
          e scorge intorno vede d'intorno;
          il cerchio massimo è in alto
          se erige il capo, se regge il corpo;
          nell'aria tersa è in risalto
          se leva il corpo, se eleva il capo;
          gira - e il mondo variopinto
          fonde in sua bianchezza
          tutti i contorni, tutti i colori;
          gira, e il mondo disunito
          fascia in sua purezza
          con tutti i cuori per tutti i giorni;
          vive la trottola e gira,
          la sferza Iddio, la sferza è il tempo:
          così la trottola aspira
          dentro l'amore verso l'eterno.
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