La nostra nascita non è che un sonno e un oblio; L'anima che ci accompagna, stella di nostra vita, d'altro saggio gode ben altrove, e da tanto lontano è giunta non già. Tutta dimentica di sua prima natura nè in nudità di sè completa, che anzi trascina a noi con sè i gran nembi di gloria. Dal Dio ch'è nostra casa. Indugia su noi bambini per un poco di cielo.
Sei un attimo di gioia, il mio codice segreto, un balcone volto al mare, ogni alba e ogni tramonto, sei la neve ad agosto... sei la luna a mezzogiorno ed il sole a mezzanotte, sei il mio sangue nelle vene, sei l'abisso che ci separa!
Da L'Italia sepolta sotto la neve (Parte quarta, Le trenta miserie d'Italia)
XII
La miseria della misera Italia numero dodici la testa in fiamme la sterpaglia della festa dei pensieri paglia che avvampa brucia fra braci di fumo. Si consumano notizie mescolate al ricordo di vecchie età l'armamentario sul carro della vita in corsa è spazio di fresca primavera. Altrove polvere sollevata dall'auto nella strada di campagna odora di mele mentre il merlo s'allontana stride forte a filo dell'erba lungo il mare siepi siepi siepi di oleandri abbandonati e pini scavezzati dai venti secolari camminano a terra. Può la morte ordire il suo acuminato massacro ridurre in cenere il delfino il vascello in fuoco la sovrastante nuvola in ciclone e travolgere la vita? Il fervore trascinato in gorgo l'esistente in un attimo è scomparso giovinezza è il ricordo poi sull'occhio chiuso del cielo interminabile di tetti e alla fine dimenticare la tomba dei vecchi eroi? Quante primavere gli uomini fuggitivi abbandonano alle giovani ali che arrivano portate dal garbino? Si può considerare l'opportunità di non rassegnarsi bruciare il carro del vincitore anche le nostre bandiere. Per favore.
Tutto quello che passa per le tue mani ha una dolce impronta un senso giusto un sapore di semi si riscatta dall'onta del suo essere plumbeo ogni ruga si spiana sull'arco della fronte chi da te si diparte a te ritorna come un pane sparito rifiorito nel forno.
Gira la trottola viva sotto la sferza, mercé la sferza; lasciata a sé giace priva, stretta alla terra, odiando la terra; fin che giace guarda il suolo; ogni cosa è ferma, e invidia il moto, insidia l'ignoto; ma se poggia a un punto solo mentre va s'impernia, e scorge intorno vede d'intorno; il cerchio massimo è in alto se erige il capo, se regge il corpo; nell'aria tersa è in risalto se leva il corpo, se eleva il capo; gira - e il mondo variopinto fonde in sua bianchezza tutti i contorni, tutti i colori; gira, e il mondo disunito fascia in sua purezza con tutti i cuori per tutti i giorni; vive la trottola e gira, la sferza Iddio, la sferza è il tempo: così la trottola aspira dentro l'amore verso l'eterno.